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Caso Mollicone, i Ris nella caserma dei Carabinieri di Arce: 2-3 mesi per l’esito dell’ispezione

ROMA - Un'ispezione del Ris nella Caserma dei

Pubblicato:15-02-2016 12:17
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 21:58

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ROMA – Un’ispezione del Ris nella Caserma dei Carabinieri di Arce durata oltre 5 ore. Un esame che arriva a quasi 15 anni di distanza dalla morte di Serena Mollicone, la 18enne di Arce, provincia di Frosinone, ritrovata morta a 10 chilometri da casa il 3 giugno del 2001 dopo essere scomparsa due giorni prima. Il sostituto procuratore Beatrice Siravo, dopo la decisione dello scorso gennaio del Gup Angelo Valerio Lanna di non archiviare il caso, ha infatti conferito al capitano Cesare Rapone, appartenente al Reparto Investigazioni Scientifiche (RIS) di Roma e all’anatomopatologa Cristina Cattaneo, direttrice del Laboratorio di Antropologia e Odontologia Forense (LABANOF) di Milano, l’incarico come consulenti tecnici nominati dalla Procura. Agli accertamenti tecnici presso la caserma dei Carabinieri, in via Magni ad Arce, era presente anche Guglielmo, il papà di Serena. Alla fine è stato posto sotto sequestro un appartamento sopra la caserma, non però quello doveva viveva la famiglia Mottola: i tre indagati non c’erano, era presente l’avvocato Francesco Germani.

“Le operazioni si sono svolte al piano soprastante quello dove è ubicata la caserma, in un appartamento attualmente inutilizzato e sottoposto a sequestro- ha detto l’avvocato De Santis- Non hanno riguardato né i locali adibiti a caserma né l’appartamento che all’epoca era abitato dalla famiglia Mottola. L’appartamento nel quale sono stati svolti gli accertamenti è uno degli alloggi a servizio della caserma. Le operazioni sono state svolte dai consulenti incaricati dalla Procura e da ausiliari. Vi ha partecipato anche la dottoressa Volpini, consulente della famiglia Mollicone. All’inizio delle operazioni, per circa un’ora, eravamo presenti sia io che il difensore degli indagati”.


Sul fatto che gli accertamenti siano stati fatti solo sabato scorso, per il legale della famiglia Mollicone resta comunque un mistero: “Si ignora perché gli accertamenti svolti non siano stati espletati prima, nel lunghissimo tempo, oltre 14 anni, trascorso dall’epoca del delitto. Ora sono stati eseguiti a seguito del provvedimento del GIP che ha accolto l’opposizione formulata dal padre e dallo zio di Serena avverso la richiesta di archiviazione delle indagini ed ha disposto che esse proseguano, indicando tra le possibili indagini anche gli accertamenti di cui si parla”. Nello specifico le operazioni sono consistite in “rilievi eseguiti con le più moderne tecnologie e che, come si può desumere dal tempo impiegato, sono state molto accurati e, per una parte di essi, estesi all’intero alloggio. Ora dovranno esservi le operazioni di laboratorio, quelle di studio e di valutazione di quanto acquisito. I risultati e le valutazioni dei consulenti si conosceranno nell’arco di due-tre mesi”.

Dopo il sopralluogo nella Caserma dei Carabinieri di Arce, si pensa ai prossimi passi da fare. Tra questi, il prelievo del Dna sugli abitanti del posto. E non solo. Domani l’avvocato De Santis incontrerà il generale Garofano e la dottoressa Volpini, che sono i consulenti tecnici della stessa famiglia Mollicone “e farò con loro una valutazione degli elementi già acquisiti e delle iniziative da adottare. Nei giorni successivi, chiederò un incontro col Procuratore della Repubblica, per sottoporgli richieste di specifiche indagini. Tra queste, ovviamente, l’esame del DNA di moltissime persone, non soltanto ad Arce, ma anche in altri comuni che rientrano nel campo delle indagini. Il numero complessivo dei soggetti da esaminare sarà contenuto, perché la richiesta non riguarderà tutta la popolazione, ma saranno indicate specifiche categorie di persone da sottoporre all’esame”. Saranno sottoposti all’esame, infatti, gli uomini.

In questi giorni “continuavo a pensare a Serena, ai progetti che voleva realizzare- ha detto invece il papà Guglielmo- a che tipo di donna sarebbe diventata grazie ai suoi ‘sani principi’. Inoltre, devo confessare, che sapere di entrare dentro alla caserma mi ha turbato, mi chiedevo se ero pronto a superare questa ulteriore prova”. Guglielmo non era mai stato nel luogo dove sono stati eseguiti gli accertamenti: “Le uniche volte che sono entrato in caserma sono rimasto nella zona al piano terreno dove i Carabinieri sono soliti accogliere il pubblico- ha detto- Serena era amica di Marco Mottola. Si sono sempre frequentati come amici e diverse volte con altri compagni e compagne è stata a fare delle spaghettate nell’appartamento collocato all’ultimo piano, come si usa fare tra adolescenti e io l’ho sempre lasciata libera di andarci, senza alcun problema”. Questi accertamenti, secondo lui, “possono sicuramente contribuire a dare maggiore chiarezza e certezze su quanto avvenuto. Inoltre siamo solo all’inizio delle nuove indagini vi sono ancora molti altri punti da analizzare e chiarire, elementi nuovi che fino ad ora non sono stati presi in considerazione o sottovalutati”.

(foto di Matteo Ricci)

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