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Giustizia, mamma Giunti scrive a Mattarella e Cartabia: “Mio figlio torni a casa”

"Sono più di 2 anni che non incontro mio figlio, neppure una foto, perché il mio ex marito mi impedisce qualsiasi contatto"

Pubblicato:15-01-2022 11:41
Ultimo aggiornamento:15-01-2022 11:41
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mamma giunti
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ROMA – “Lunedì 17 gennaio compio 50 anni e chiedo il ritorno a casa di mio figlio”. Inizia così la lettera che la mamma coraggio Giada Giunti indirizza alle massime autorità dello Stato, al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella; al presidente della Camera, Roberto Fico; alla ministra della Giustizia, Marta Cartabia; al capo di Gabinetto presso il ministero della Giustizia, Raffaele Piccirillo; all’ufficio dell’Ispettorato del ministero della Giustizia; al procuratore generale presso la Corte di Cassazione, Giovanni Salvi; al vice presidente del Consiglio superiore della Magistratura, David Ermini; al presidente della Corte d’Appello, Giuseppe Meliadò, e al Collegio della Corte d’appello sezione famiglia.

Un ennesimo rigetto della Corte d’appello a riconsiderare il collocamento del figlio ormai adolescente di mamma Giunti, all’origine della missiva. “Non mi interessa il passato, non mi interessa la persecuzione giudiziaria che sto sopportando da dieci anni- scrive- non mi interessano gli errori, mi interessa solo risolvere e vivere con mio figlio. Nonostante tutte le violenze patite…, la vessazione giudiziaria a cui sono sottoposta, le condanne a 135 mila euro di spese processuali, ho sempre proposto conciliazioni al mio ex marito e a tutti gli organi istituzionali, depositando anche ben 37 richieste conciliative in soli 2 anni e mezzo. Ma nulla. Oggi mi appello nuovamente a voi, a coloro che sono chiamati a rendere giustizia. La morte del piccolo Daniele – il caso di Varese – un orrore cosmico, ha scosso le coscienze di tutti, una morte annunciata che si poteva evitare, ma il ricordo di analoghi eventi passati deve insegnare a non ripetere gli stessi errori, perché dietro questi drammi ci sono le vite di innocenti bambini che ognuno ha l’obbligo di difendere“.

“Mio figlio- continua mamma Giunti- mi è stato strappato sei anni fa, ed affidato a colui che ha chiesto il collocamento in casa famiglia…., un uomo diagnosticato in perizia pericoloso, violento…., con disturbi del pensiero, della personalità, narcisista, etc; nessuno può dire di non sapere. Agli atti ci sono relazioni, registrazioni audio/video, denunce anche in codice rosso, ed evidenziati errori”.


Giada invece è una di quelle mamme definite secondo le teorie della Pas simbiotica. “Mio figlio mi è stato allontanato, violentemente distaccato (con l’accusa di essere simbiotica, ma di averlo abbandonato al suo circolo dove praticava sport), collocato prima in una casa famiglia, poi affidato in via esclusiva al padre verso il quale ‘combatte’ per ritornare a vivere con la sua mamma. Cosa chiede questo figlio di così anomalo? Semplicemente di ritornare ad aver la gioia di essere un bambino, di fiorire in pace, in assenza di prevaricazioni, violenze, di soddisfare il suo bisogno genetico di crescere e ricevere amore dalla sua mamma. Sono più di 2 anni che non lo incontro, neppure una foto, perché il mio ex marito mi impedisce qualsiasi contatto, pure una semplice videochiamata, l’invio di doni”.

E ancora aggiunge: “Questo Natale e Capodanno ho invitato il mio ex marito a trascorrerlo tutti insieme e ricominciare da capo. La risposta? Neppure una foto, una videochiamata nel primo giorno dell’anno“. Ora mamma Giada torna a lanciare un appello per il suo compleanno. “Sono un’ onesta cittadina della Repubblica italiana. Anni dedicati allo studio, al lavoro, allo sport, e poi da 2006 quando è nato mio figlio la mia vita l’ho dedicata tutta a lui, come madre affettuosa e responsabile. Eccellenze, illustrissimi, confido in Voi per un segnale di giustizia in cui voglio ancora credere ancora”.

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