NEWS:

Il ricercatore e la foto simbolo: “Ma quale canguro triste, cercava di accoppiarsi..”

ROMA - Non era un canguro triste per la morte della sua compagna. Tutt'altro. Era un canguro eccitato

Pubblicato:15-01-2016 14:33
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 21:47

FacebookLinkedInXEmailWhatsApp

ROMA – Non era un canguro triste per la morte della sua compagna. Tutt’altro. Era un canguro eccitato in cerca di accoppiamento, e potrebbe essere stato questo tentativo di ‘stupro’ a ferire la femmina di canguro che sta morendo davanti a lui. E’ questa la lettura che Mark Eldridge, un ricercatore scientifico dell’Australian Museum, dà dell’immagine del fotografo Evan Switzer, quella foto che nei giorni scorsi ha fatto il giro del web facendo commuovere gli internauti.

canguroScattata in Australia, ha intenerito tutti per il fatto che il canguro ritratto sembrava stesse sorreggendo, abbracciandola, un esemplare di canguro femmina morente. Ma ora il ricercatore lancia l’altolà. Quel canguro “stava provando ad accoppiarsi“, dice Eldridge. E spiega perchè: “Il maschio è chiaramente stressato e agitato, ha le zampe anteriori bagnate perché perchè ha dovuto leccarsele per abbassare la temperatura”. Infine, aggiunge, dalla foto si vede bene che “è anche eccitato sessualmente“. Questa lettura, sempre secondo il ricercatore, trova una conferma nel fatto che, come ha spiegato lo stesso fotografo, il canguro stesse ben attento a non far avvicinare altri esemplari maschi.

canguro cinque zampeDella stessa opinione anche il professor Derek Spielman, dell’Università di Sydney, che ne ha parlato con il Guardian Australia. “Il canguro maschio stava ‘difendendo’ la sua femmina dagli altri maschi. Non è da escludere l’ipotesi- aggiunge poi il professore- che sia stato proprio il tentativo di accoppiarsi a causare le lesioni che hanno ucciso la femmina. Non è loro intenzione, ma sfortunatamente può accadere”, conclude.


Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it