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Mafie, nuova tranche dell’inchiesta Aemilia: altri 6 arresti

BOLOGNA - Nuovi arresti legati all'inchiesta Aemilia. Questa mattina, con un'operazione condotta in Emilia-Romagna, Calabria e Veneto, i

Pubblicato:15-01-2016 10:47
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 21:47

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BOLOGNA – Nuovi arresti legati all’inchiesta Aemilia. Questa mattina, con un’operazione condotta in Emilia-Romagna, Calabria e Veneto, i militari del comando della Guardia di finanza di Cremona e Modena hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare e un decreto di sequestro preventivo nei confronti di sei indagati, dei quali cinque già in carcere perché considerati vertici dell’organizzazione alla base dell’inchiesta di ‘Ndrangheta, e di altrettante società di capitali.
I provvedimenti sono stati emessi dal gip di Bologna su richiesta della Dda locale: si tratta di una nuova tranche dell’operazione Aemilia (il 28 gennaio 2015 ci furono 117 arresti, oggi sono 224 i rinviati a giudizio o col processo in abbreviato in corso, fino a 500 milioni i sequestri complessivi).

L’operazione di oggi scaturisce dagli approfondimenti investigativi nei confronti dell’imprenditore Giuseppe Giglio e dei fratelli Palmo e Giuseppe Vertinelli, già arrestati nel corso delle precedenti tranche ed attualmente imputati al processo Aemilia. Le indagini hanno consentito di accertare che gli indagati, fino alla primavera del 2015, “hanno eluso le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione- spiega la Guardia di finanza di Cremona in una nota- per salvaguardare i patrimoni di provenienza illecita di cui gli stessi sono titolari occulti”. Il tutto “rendendosi responsabili del trasferimento fraudolento di beni mobili ed immobili, mezzi e quote societarie, intestandole fittiziamente a prestanome, “con l’aggravante di aver agito al fine di agevolare l’attività della associazione di stampo mafioso di appartenenza”.
gdfIn questo contesto è emerso anche il ruolo di “compiacenti professionisti”, tra i quali il commercialista crotonese Donato Agostino Clausi, già arrestato nel gennaio 2015 ed oggi nuovamente destinatario di provvedimento cautelare. Tra i beni sequestrati, oltre che alcune società con sede nelle province di Crotone, Parma, Vicenza e Verona, figura un agriturismo del crotonese, del valore di diversi milioni di euro, gestito da Francesco Giglio, sottoposto oggi agli arresti domiciliari e padre di Giuseppe, detto “Pino”, attualmente recluso in regime di 41 bis.


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