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“Messi dribbla anche i cammelli” e la Rai ringrazia, Adani fenomeno mondiale

In Argentina il commentatore è già un mito, il Clarin ne analizza le telecronache

Pubblicato:14-12-2022 19:22
Ultimo aggiornamento:14-12-2022 19:24

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ROMA – Uno poi se le immagina, le facce dei cammelli mentre Messi li salta in dribbling. Ma Lele Adani è già andato oltre, verso l’amore “che trasuda attraverso un pallone da calcio”. L’amore per quell’argentino lì, uno “che ridisegna i confini del suo destino”. Che financo “riporta Maradona dentro un campo da calcio”. Uno che resuscita i miti, ma sempre dopo aver dribblato i cammelli, ovvio. Perché – “alzatevi in piedi!” – “la dinamica del calcio è l’impensato”.

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Questa non è sua, però. Il Clarìn, che al commentatore Rai s’è affezionato, ne ha analizzato i testi e ha colto la citazione: “la dinamica dell’impensabile” è di Dante Panzeri, firma raffinata di El Gráfico anni Cinquanta. Ma insomma: mentre tutti si ostinano a guardare il dito – ehm… Messi – dal nostro piccolo punto di vista di italiani privati del Mondiale giocato si resta ammirati dall’unica “luna” tricolore disponibile: Adani, appunto. Una voce, un programma. Un fenomeno senza baraccone. La Rai senza Nazionale, con i soli diritti d’immagine tra le mani, ha rilanciato: niente palude in cabina di commento, ché la situazione è già triste di suo. La tv pubblica ha urlato a pieni polmoni la sua presenza, l’unica nostra, negli stadi del Qatar. E così Adani è diventato un caso internazionale per le sue intemerate filo-argentine. Lo era già prima, tra i battibecchi con Allegri su Sky e i siparietti della Bobo Tv. Il Mondiale ha solo allargato l’audience.


“Magari qualcuna se la prepara prima- scrive Dipollina su Repubblica- ma se così non fosse va detto che l’inventiva verbale all’impronta su innesco di Messi è di quelle che fanno davvero impressione”. Adani fa una cosa persino banale: esagera. Fatto in Rai ha un effetto duplicato, per perversione. Un po’ pensa quello che dice, un po’ (un sacco) ci marcia. Ma funziona. Ed è un piano azzeccato quello della direttrice Alessandra De Stefano, che ci aveva già provato affiancando Adriano Panatta ai divertiti telecronisti della Coppa Davis. Solo che lo humor distaccato di Panatta non è dirompente come la cascate immaginifiche di Adani. E per un telespettatore che toglie l’audio ce ne sono evidentemente tre che alzano il volume.

Gli ascolti parlano chiaro: lo spettacolo in campo si riverbera come un’eco nelle famigerate case degli italiani, al grido di “Tutti in piedi per il miglior giocatore del mondo! Rispetto per il numero uno!”. Nel 2006, con l’Italia campione del Mondo, le partite erano trasmesse in chiaro e in pay. Ovviamente i numeri della tv pubblica furono enormemente superiori a quelli di Sky. Ma l’enfasi di “Andiamo a Berlino Beppe!” resta la cifra di quelle notti, Caressa più di Civoli. Sedici anni dopo, qualcuno in Rai ha capito. E sorride leggendo l’indignazione social di chi invoca la sobrietà composta della Rai, manco fosse una chiesa violentata dal sacrilegio. Perché quel guazzabuglio di meme e critiche alimentano ulteriormente l’hype per la prossima partita, l’ultima. “In nome di chi dovremmo zittirci?” urlava invasato Adani all’1-0 dell’Argentina contro la Croazia. Dopo c’è solo la finale, Messi contro – chissà – Mbappé. Gli esorcisti stiano all’erta.

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