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Dalla Libia a Roma per la pace. Ecco le voci (e le speranze) delle comunità tebu e aheli

Intesa nella sede dell'ong Ara Pacis. Il primo punto è il ritorno degli sfollati di un conflitto civile

Pubblicato:14-12-2022 11:35
Ultimo aggiornamento:14-12-2022 12:56
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ROMA – “Ringraziamo tanto l’Ara Pacis Initiatives for Peace e il governo italiano per aver reso possibile questo accordo dopo quattro anni di tentativi. Ora è arrivato il momento per ristabilire le infrastrutture base e gli ospedali di Murzuq, in modo tale che gli abitanti della città possano finalmente godere dei loro diritti fondamentali”. Allahozhah Youssef Mhamud, il presidente del Consiglio dei tebu, parla con l’agenzia Dire dopo la firma di un accordo per il rientro degli sfollati e la convivenza pacifica fra la sua comunità, che non ha origine arabe, e quella degli aheli della città di Murzuq, nel cuore del Fezzan, nel sud della Libia.

L’INTESA NELLA SEDE DI ARA PACIS

L’intesa è stata siglata a Roma nella sede dell’Ara Pacis Initiatives for Peace, che ha mediato i negoziati fra le parti insieme al governo italiano. Alla cerimonia della firma ha partecipato anche il direttore centrale per i Paesi del Mediterraneo e del Medio Oriente presso il ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, Alfredo Conte.

Come spiega la stessa Ara Pacis, le tensioni fra gli aheli e i tebu, provocate dalla competizione per le risorse naturali e la crisi economica e politica che attanaglia il Fezzan, sono degenerate nell’ambito del conflitto civile che ha colpito il Paese fra il 2014 e il 2021 e i cui postumi continuano a provocare instabilità politica e insicurezza. Lo scenario del sud-ovest della Libia è inoltre segnato dal proliferare di attività illegali, soprattutto il contrabbando, che trovano terreno fertile nell’arretratezza economica della regione e nella sua posizione strategica e di connessione fra il Sahel e il Nord Africa.


CONFLITTO CIVILE NEL SAHARA

Nel 2019 le truppe leali al generale Khalifa Haftar, uomo forte della Cirenaica fra i protagonisti del conflitto, hanno lanciato un’offensiva nel Fezzan che ha colpito anche Murzuq, storico centro carovaniero nel deserto del Sahara, facilitando l’esplosione di nuove tensioni fra le comunità della città. Nell’agosto del 2019 una serie di bombardamenti aerei hanno ucciso almeno 40 abitanti locali. Circa 17mila persone, il 60% degli abitanti della città, ha lasciato Murzuq a causa delle ostilità.

ACCORDO PER IL RITORNO DEGLI SFOLLATI

Il rientro degli sfollati è uno dei punti dell’intesa firmata, che segue di tre anni una prima dichiarazione di buoni intenti fra le due comunità siglata sempre a Roma e sempre con l’opera di facilitazione dell’Ara Pacis. L’accordo di oggi si iscrive inoltre in un più ampio lavoro per la riconciliazione nel Fezzan che l’organizzazione di base a Roma porta avanti da diversi anni.
“La vostra pace è la nostra pace, perché quello che avviene fra fratelli e sorelle si riverbera in tutto il mondo”, ha affermato la presidente di Ara Pacis Maria Nicoletta Gaida durante la cerimonia, che rivolgendosi agli ospiti ha aggiunto: “Vi ringrazio per tutto quello che avete fatto per voi, per il vostro Paese ma anche per tutti noi”.

“FONDAMENTALE PER LA RICONCILIAZIONE

“Questo accordo è fondamentale per la riconciliazione, ora però deve essere lo Stato a tornare, risolvendo i problemi che colpiscono la città e ridandole nuova vita”, commenta all’agenzia Dire Omar Hijazi, presidente del Consiglio nazionale per le Libertà civili e i diritti umani della Libia, un organismo che, stando a quanto riferisce lo stesso Hijazi, ha sedi in tutte le maggiori città libiche ed è che stato istituito nel 2015 dall’allora governo di unità nazionale di base a Tripoli.

“Le priorità ora sono far rientrare gli sfollati nelle loro case e ricostruire tutti i servizi principali, garantendo acqua ed elettricità per tutti, oltre ovviamente a far ritornare sicura la città”, aggiunge Hijazi.

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