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Processo Alemanno, Buzzi: “Con lui persi soldi su verde e cimiteri”

ROMA - Durante l'amministrazione comunale con Gianni Alemanno sindaco "avevo avuto un grandissimo decremento sulla manutenzione del verde, come quota

Pubblicato:14-12-2018 12:48
Ultimo aggiornamento:14-12-2018 12:48
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ROMA – Durante l’amministrazione comunale con Gianni Alemanno sindaco “avevo avuto un grandissimo decremento sulla manutenzione del verde, come quota parte di 5 milioni persi dalle 46 cooperative impegnate all’epoca, un decremento su Ama perché avevo perso la commessa sui cimiteri per due milioni anno, avevo mantenuto la raccolta differenziata perché avevamo pagato Panzironi 500mila euro nel 2009/10. Eravamo cresciuti nel 2011 grazie al ministero degli Interni e la Protezione Civile per l’emergenza nordafricana: iniziarono gli sbarchi e cominciammo a occuparci dei migranti. Ma quel settore non competeva ad Alemanno bensì al suo vicesindaco, Sveva Belviso”. È un passo della lunga testimonianza resa da Salvatore Buzzi nel corso del processo stralcio dell’inchiesta Mondo di Mezzo relativa alla posizione dell’ex sindaco di Roma, Gianni Alemanno.

L’ex capo della cooperativa 29 giugno ha ripercorso le tappe relative sia ai suoi rapporti con l’ex ad di Ama, Franco Panzironi, con l’ex ad di Eur S.p.A, Riccardo Mancini, e con lo stesso Alemanno.

Per le vicende Ama io non ho mai parlato con Alemanno, lui era un nostro interlocutore solo per la manutenzione del verde perché mi riconosceva il ruolo di ‘front office’ nelle proteste contro di lui- ha spiegato Buzzi- L’unica volta in cui ricevetti una richiesta di fondi da Alemanno fu il 21 marzo 2014: era consigliere comunale, mi chiamò, andai nel suo ufficio e gli diedi un contributo di 10mila per la sua candidatura alle europee. Avrò avuto con lui 4/5 colloqui e due volte lo avrò visto da sindaco. Non avevo una consuetudine con Alemanno. Lo stimavo perché eravamo stati in carcere insieme e quando ci furono le elezioni del 2013 votai Alemanno sindaco e Pd come partito perché mi piaceva il fatto che uno che era stato in prigione fosse diventato sindaco e ministro: era una sorta di mia rivalsa psicologica che un detenuto ce l’avesse fatta”.


Per Buzzi sarebbe stato meglio “restare con Alemanno, perché avevo ottimi rapporti con la Belviso, con la quale facevo i centri di accoglienza, anche con Panzironi, Tredicine era un amico e gli avevo sovvenzionato la campagna elettorale, un assessore lo pagavamo, quindi è ovvio che per me era meglio che restasse Alemanno“.

Sull’assessore a libro paga, Buzzi non ha voluto fare il nome: “Il 23 giugno 2015 nel carcere di Cagliari in cinque giorni di interrogatorio dissi a Ielo e Prestipino che davo 10mila euro al mese a un assessore ma non sono stato ritenuto credibile. Perché devo ripeterlo ora? Non dico il nome di quell’assessore perché mi becco una querela, visto che non l’avete indagato- ha detto rivolto al pm Stefano Tescaroli- In quei verbali non c’è il nome di Alemanno, ci sono i nomi di altri. Alemanno non doveva considerarsi comprato, io parlavo dell’amministrazione”.

Buzzi ha ricordato di essere rimasto stupito, all’epoca, che “nell’amministrazione Alemanno tutti palassero male del sindaco. Anche Panzironi che diceva ‘Loro so’ fascisti, io so democristiano’. Se durante l’amministrazione Veltroni ti azzardavi a parlare male del sindaco con un funzionario eri fuori dopo 5 secondi”.

Quanto invece ai soldi dati a Panzironi “mi chiese di fare anche un versamento di 30mila euro alla fondazione De Gasperi presieduta dal l’allora ministro, Franco Frattini. Una volta dissi a Panzironi ‘ma je darai qualcosa al sindaco’ E mi rispose ‘Col c… che glieli do”.

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