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Maestripieri (Aics): “Non lasciare indietro nessuno”

Il direttore dell'agenzia: avanti con ue, 100 progetti in 2 anni

Pubblicato:14-11-2019 16:51
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 16:36

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ROMA – “Le persone con disabilita’ rappresentano il 15% della popolazione mondiale, di cui l’82% risiede in Paesi in via di sviluppo, come indicano Oms e Banca mondiale. Per questo l’Italia presta grande attenzione al tema della disabilita’ nei propri progetti di cooperazione allo sviluppo”.

Cosi’ Luca Maestripieri, direttore dell’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (Aics), aprendo a Roma una giornata dedicata a Bridging the gap, progetto finanziato dall’Unione Europea e co-finanziato da Aics, realizzato in Etiopia, Burkina Faso, Sudan, Ecuador e Paraguay.

Scopo degli interventi, con il motto “non lasciamo indietro nessuno”, favorire l’inclusione socio-economica delle persone con disabilita’ in questi Paesi a medio e basso reddito, in linea con gli obiettivi dell’Unione europea, della Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilita’ (ratificata da 92 Paesi, tra cui l’Italia) e dell’Agenda di sviluppo 2030.


La parita’ di accesso alle opportunita’ – come educazione, sanita’, mondo del lavoro – coinvolge tutti, uomini e donne.
Victoria Lee, programme manager di Bridging the Gap per l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani, pero’ avverte: “I dati dimostrano chiaramente che donne e bambine con disabilita’ restano i gruppi piu’ discriminati e a vari livelli.

Dobbiamo ammettere che gli sforzi della comunita’ internazionale non sono ancora sufficienti. I governi devono promuovere leggi inclusive e che contrastino ogni forma di discriminazione. Le donne possono dare molto, ma deve essere data loro la possibilita’ di accedere a ruoli istituzionali e di leadership”.

L’Italia, evidenzia Maestripieri, intervistato dalla Dire a margine dell’evento, “e’ all’avanguardia sulla legislazione per questa categoria di persone, inoltre ha pubblicato nel 2014 delle Linee guida”, poi aggiornate nel 2018, per permettere a tutti gli attori della cooperazione di affrontare il tema nei vari progetti di sviluppo. “Moltissimi” quelli finanziati e accompagnati dall’Italia, ribadisce il direttore di Aics: “Un centinaio solo tra il 2016 e il 2017, e si tratta sia di progetti mirati a persone con disabilita’, sia di iniziative che, pur intervenendo in altri ambiti, tengono conto di questo aspetto”. Un impegno che ha assorbito il 3,7 per cento dei fondi sul totale dei finanziamenti a dono Aics nello stesso biennio.

Nel 2014 poi, spiega alla ‘Dire’ Mina Lomuscio, referente disabilita’ dell’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo, con quattro anni in anticipo rispetto a quanto stabilito a livello internazionale, Aics ha inserito nel sistema informativo uno specifico marker sulla disabilita’, funzionale alla raccolta dati sul tema nei vari progetti implementati.
Riprende il direttore Aics, Maestripieri: “L’Italia agisce anche coinvolgendo i partner europei perche’ siamo convinti che solo mettendo in comune le esperienze di cooperazione di tutti possiamo affrontare le problematiche legate alla disabilita’, contribuendo all’integrazione sociale”. Chiave dell’inclusione “e’ la formazione delle persone disabili, favorendo al contempo condizioni di vita che contrastino situazioni di emarginazione”.

Il tutto sempre tenendo conto “delle specificita’ dei singoli Paesi”.
Come evidenziano i relatori durante l’incontro, in Burkina Faso Bridging the gap sostiene le istituzioni e le associazioni locali per favorire l’accesso alla salute per le donne con disabilita’, che in Sudan vengono invece formate in ambito rurale per ottenere fonti di reddito. In Etiopia, poi, sono incoraggiate ad assumere ruoli di leadership nella regione Amhara.

Le bambine con disabilita’ sono le beneficiarie del programma in Ecuador. In Paraguay, infine, Bridging the Gap sostiene le istituzioni nel contrastare le violenze sulle donne con disabilita’.

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