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Genova choc, razzismo sul bus contro bimbo di colore (e disabile): “Me lo potete togliere?”

Brutto episodio di razzismo su un bus a Genova, raccontato dalle maestre del bimbo sul blog sosdonne.com

Pubblicato:14-11-2019 15:51
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 16:36
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ROMA – “Me lo potete togliere?”. Non se lo sarebbero mai aspettate le maestre di trovarsi ad avere a che fare con una signora infastidita dal colore della pelle di un bambino. Eppure è accaduto su un autobus di Genova. A raccontarlo sul blog sosdonne.com è una delle insegnanti accompagnatrici.

“Succede- spiega la maestra- che cerchi di sistemare i bambini in modo di averli tutti sotto controllo. Loro sono diciannove, noi insegnanti in tre. Succede che uno di loro finisca vicino ad una signora, lui non è bianco, non è italiano, ed è disabile, parla pochissimo, ma ha gli occhi buoni e intelligenti. Guarda fuori dal finestrino, è felice di essere con la sua classe, noi che lo conosciamo lo sappiamo. La mamma ci racconta che la domenica si sveglia spesso alle cinque e dice: ‘Io scuola, io scuola’ e lei prova a spiegarle che non c’è scuola la domenica e non ci sono i suoi compagni, ma lui si dispera, si veste, vuole uscire”.

Il racconto prosegue: “La signora vicino a lui storce la bocca e inizia a lamentarsi. ‘Poi non pagano nemmeno il biglietto!’ esclama. Io e le mie colleghe la guardiamo incredule, non vogliamo credere che stia succedendo, lei continua, borbotta, è davvero infastidita. Così, per farla tacere, una di noi le risponde che il biglietto i bambini ce l’hanno e l’hanno pagato tutti. La signora, se così si può chiamare, a un certo punto guarda il nostro piccolo con disprezzo, e ci chiede: ‘Me lo potete togliere?’. Non è infastidita dalla sua disabilità, perchè, a volte, succede anche questo, ma dal colore della sua pelle. La mia collega le risponde pronta: ‘Lui non si alza, se vuole si sposti lei'”.


“I bambini- continua la maestra- ci guardano, è difficile essere insegnanti in quel momento, devi proteggerli, non esporli, ma come? Stando zitte, facendo finta di niente per non urtargli l’animo? Poi pensi allo spazio che il silenzio può lasciare al razzismo, a quello che è successo nel passato dentro a questo spazio, e tu sei un’educatrice, pensi a Rosa Park e pensi che era il 1955 e queste cose accadevano tanto tempo fa, non oggi a Genova, nella tua città, con i tuoi bambini”.

“A quel punto- prosegue il racconto- La signora si alza, si siede vicino ad un’altra nostra bambina e le sorride, lei va bene perché è bianca, è bionda, parla italiano. Sono ritornata dalla signora, ho fatto spostare la nostra bambina ‘bianca’ in un altro posto e le ho detto: lei merita di stare da sola, qui i diritti sono di tutti, il mondo non è suo!”.

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