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Lo scrittore Hisham Matar protagonista a ‘Dedica 2020’

La rassegna monografica, giunta alla 26esima edizione, è in programma a Pordenone dal 7 al 14 marzo 2020

Pubblicato:14-11-2019 14:24
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 16:36

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ROMA – Sarà lo scrittore di origini libiche, Hisham Matar, il protagonista di ‘Dedica 2020’, la rassegna monografica giunta alla 26esima edizione, in programma a Pordenone dal 7 al 14 marzo 2020, declinata in otto giorni fra conferenze, letture teatrali, musica, mostre, incontri con il protagonista e con personaggi legati al suo mondo.

L’evento è organizzato dall’associazione culturale Thesis con il sostegno della Regione Friuli Venezia Giulia, del Comune di Pordenone e della Fondazione Friuli, cui si aggiungono altri soggetti privati.

“Al di là della qualità indiscutibile dell’opera di un autore tradotto in 40 lingue, pluripremiato, con una bibliografia ristretta ma di grandissimo spessore e riconoscimento e i cui saggi sono pubblicati sul New York Times, sul Guardian, sul Times – afferma il curatore artistico del festival Claudio Cattaruzza – ancora una volta la scelta è caduta su uno scrittore la cui vicenda personale ci porta dritti dentro la storia e dentro l’attualità. E ‘Dedica’ diventerà come sempre anche occasione per avere uno sguardo alto e privilegiato su altri Paesi”.


La vita e le opere di Hisham Matar, diventato famoso con il romanzo ‘Nessuno al mondo’ (Einaudi), sono indissolubilmente segnate dalla vicenda della scomparsa del padre, oppositore al regime di Gheddafi, nel 1990. Nato nel 1970 a New York, Matar ha trascorso la sua infanzia prima a Tripoli, quindi al Cairo, costretto poi a trasferirsi a Londra con la famiglia nel 1986. Aveva 19 anni ed era uno studente universitario (a Londra conseguirà la laura in architettura) già in condizione di esilio, dunque, quando suo padre Jaballa, imprenditore con incarichi diplomatici di alto livello, amico del re Idris deposto da Gheddafi, fu sequestrato nel suo appartamento del Cairo dai servizi segreti egiziani, consegnato alle autorità libiche, rinchiuso nella famigerata prigione di Abu Salim e fatto sparire per sempre. Da quel giorno, infatti, di lui non si è più saputo niente, sono stati mossi i canali diplomatici, si sono susseguiti vari appelli di scrittori e colleghi di Matar per chiederne liberazione, ma invano. Ventidue anni più tardi, Matar, che non ha mai smesso di cercarlo, approfitta dello sprazzo di speranza aperto dalla rivoluzione del febbraio 2011 per fare finalmente ritorno nella terra della sua infanzia felice. E il libro, straordinario, che ne seguirà è sì un’autobiografia, ma anche un diario, una cronaca giornalistica, un giallo, un lungo poema in prosa e un volume di storia recente sulla Libia.

“Quest’uomo che sparisce nel nulla – sottolinea Claudio Cattaruzza – è elemento presente in tutti i libri di Matar, è il dolore per l’assenza, per la privazione di un affetto senza una giustificazione. Un tema che attraversa la sua opera insieme al concetto dell’esilio, il tutto sostenuto da una scrittura asciutta ma straordinariamente poetica”.

A proposito del suo rapporto con la scrittura Matar dichiara che “ogni libro comincia con un gesto, una frase, un’atmosfera, un personaggio, che ti spingono ad andare più a fondo. Credo che ogni libro arrivi con un suo proprio carattere, compiuto. Il mio lavoro sta nell’usare la massima attenzione per coglierlo, mettendo me e i miei desideri da parte. Quando scrivo, voglio essere posseduto dal libro, “esserne scritto”. Quando finisci è un misto di euforia e panico, come essere gettato in strada, senza più scopo. È il paradosso dello scrivere: da una parte sei solo, si investe molto l’ego, dall’altra è un esercizio di umiltà, devi arrenderti al libro“.

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