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ROMA – “Oggi lanciamo un SOS. Siamo costretti a vivere in questo posto che sembra un relitto, come animali. Qui ci sono rifiuti, anche tossici, cumuli di spazzatura e parti pericolanti. Noi non siamo delinquenti ne’ banditi, siamo solo poveri. Viviamo qui perché non abbiamo alternativa”. A dirlo è John, uno degli occupanti nordafricani dell’ex fabbrica di penicillina a Roma, durante una conferenza stampa all’interno dello fabbricato su via Tiburtina.
Gli occupanti dello stabile, che rientra nella lista delle occupazioni più urgenti da sgomberare a Roma, lanciano una loro proposta: “Qui non ci deve essere uno sgombero ma un’evacuazione con un’alternativa alloggiativa”.
“Abbiamo bisogno di una casa – dicono – dopo l’evacuazione, l’ex penicillina venga requisito dal Comune per poi essere bonificato è aperto al pubblico ad esempio con spazi per bambini e disabili”.
E poi aggiungono che in caso di sgombero senza una soluzione alternativa gli occupanti si dicono pronti a fare “una catena umana lungo via Tiburtina”.
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“Chiediamo l’apertura di un tavolo interistituzionale con Prefettura, Comune e Regione sulla situazione dell’ex penicillina”. A dirlo sono gli occupanti in occasione di una conferenza stampa nell’ex fabbrica su via Tiburtina a Roma abbandonata da anni.
“Vogliamo l’evacuazione immediata ma con un’alternativa dignitosa” dicono gli occupanti che stanno pensando anche a organizzare a breve una manifestazione in Campidoglio. All’interno dell’edificio abbandonato attualmente vivrebbero, secondo gli occupanti “circa 600 persone”.
Presente alla conferenza stampa anche Aboubakar Soumahoro di Asia Usb che ha sottolineato: “Viene detto prima gli italiani, ma qui ci sono anche italiani. Allora vuol dire che i poveri non ne fanno parte. Le politiche delle ruspe creano illegalità – ha aggiunto – ma noi vogliamo legalità. Il 15 dicembre a Roma saremo in piazza contro qualsiasi forma di razzismo, sessismo e discriminazione. Metteremo al centro chi vive in situazioni come questa. Gli occupanti chiedono un tetto dove dormire e di essere regolarizzati dopo tanti anni in Italia”.
“Sessantanni anni fa questo luogo era un gioiello dove lavoravano 1.600 persone. Da 13 anni qualunque tipo di produzione è finita. Quello che ho visto qui è oltre l’immaginazione”. A parlare è il professor Andrea Turchi, chimico in pensione che da anni si interessa dell’ex penicillina, l’ex fabbrica abbandonata sulla via Tiburtina a Roma.
“Quello che c’è di terribilmente pericoloso qui dentro è l’amianto in forma disgregata che serviva per coibentare le tubature. Qui non ci sono più finestre e il vento porta l’amianto non solo nelle bocche degli occupanti, ma anche nelle bocche dei cittadini di San Basilio. Ci sono medicinali utilizzati come tappeti per i letti delle persone. Ci sono bottiglie di acido solforico e di ammoniaca piene. Nei sottoscala c’è un magazzino chimico invaso dalle acque e noi non sappiamo cosa ci sia dentro. All’interno del Grande Raccordo Anulare non può esistere un posto ad alta pericolosità ambientale come questo”.
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