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Legge di bilancio, Sel: Ex esposti all’amianto vengano riconosciuti

Il deputato di Sel Piras ha presentato 2 emendamenti e arriva anche il pressing dal consiglio regionale sardo

Pubblicato:14-11-2016 14:33
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 09:18

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lavoro_edilizia_crisi_disoccupazioneCAGLIARI – Potrebbe essere una svolta decisiva per i lavoratori dell’industria chimica di Ottana (Nuoro) ex esposti all’amianto, che per anni si sono visti negare dall’Inail il riconoscimento dei benefici pensionistici e delle tutele previsti dalla legge 257 del 1992 per chi ha lavorato a contatto con la fibra tossica. La battaglia per migliaia di lavoratori di Ottana e degli ex stabilimenti chimici sardi, approda infatti direttamente a Roma, con il deputato di Sel Michele Piras che ha presentato due emendamenti alla legge di bilancio del 2017, da 295 milioni di euro, che prevedono appunto l’estensione delle tutele previdenziali e sanitarie anche ai lavoratori del polo industriale di Ottana, 181 dipendenti della Montefibre Spa e 662 di Enichem, e impongono la riapertura dei termini nelle sedi Inail per la presentazione delle domande per ottenere il rilascio delle certificazioni di esposizione all’amianto.

L’iniziativa è stata presentata stamane nella sala stampa del Consiglio regionale sardo dallo stesso deputato e dalla consigliera regionale del Pd Daniela Forma che, insieme al capogruppo di Sel Daniele Cocco, ha depositato sulla vicenda un’interrogazione al governatore Francesco Pigliaru, dove si chiede un impegno concreto anche da parte del presidente della Regione a sostegno degli emendamenti. Presenti oggi all’incontro con la stampa anche Salvatore Pinna, segretario della Cgil di Nuoro e Sabina Contu, presidente Aiea Sardegna, l’associazione esposti amianto.

“Noi pensiamo che il caso di Ottana possa essere il cavallo di Troia che consenta di scardinare la nebulosa che è stata costruita intorno alla vicenda industriale dei poli chimici in questo Paese- spiega Piras- e fare così un servizio per i lavoratori di tutti quegli impianti in cui l’amianto è stato utilizzato a mani basse, con la gente che è morta per mancanza di assunzione di responsabilità delle istituzioni”. Piras fa quindi un appello alla Giunta regionale: “Sia più presente in questa partita. Mi aspetto a breve una telefonata da Villa Devoto a Palazzo Chigi, perché sono le ore decisive in ottica di legge di stabilità”. A Pigliaru “chiediamo che si faccia tramite con Governo e parlamentari sardi perché questi emendamenti vengano portati avanti- sottolinea Forma- lavoratori che hanno operato in stabilimenti gemelli, esposti all’amianto per più di dieci anni, nel resto del territorio nazionale hanno visto riconosciuti i propri diritti. Diritti invece negati fino a oggi ai lavoratori sardi”.


Per il sindacato questa è “una battaglia doverosa, che dobbiamo a una classe operaia che in Sardegna ha lavorato per il progresso sociale e si è spesa totalmente– spiega Pinna– bisogna costruire il lavoro, ma è necessario costruirlo in sicurezza- spiega- e in secondo luogo deve essere chiaro che l’amianto è una sostanza infame e deve essere espulso dai processi produttivi del nostro Paese”. Chiude Contu: “Parliamo di lavoratori in mobilità che avrebbero avuto il diritto di andare in pensione già da 10 anni, in base alla legge ’92- spiega- siamo l’unica regione italiana che non è stata investita da questi provvedimenti, e ora finalmente la classe politica sarda ha capito che bisogna agire”. Renzi, che questa settimana è atteso in Sardegna, “incontri oltre al presidente cinese, anche i deputati sardi, i consiglieri regionali e i sindacati- conclude- e prenda un impegno forte perché nella prossima legge di stabilità questi emendamenti, per tanti anni rimandati, vengano approvati, garantendo ai sardi una tutela anche sanitaria”.

 di Andrea Piana, giornalista professionista

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