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FIRENZE – Si è impiccato in cella a 29 anni. Ma prima, per impedire l’intervento della polizia penitenziaria, ha bloccato la serratura della porta con pezzo di plastica. È successo ieri sera nel carcere di Sollicciano, a Firenze, come fa sapere il Sindacato autonomo polizia penitenziaria (Sappe). L’uomo, originario del Marocco, era stato trasferito da pochi giorni dal carcere di Aosta. E tra pochi giorni, il 22 ottobre, avrebbe finito di scontare la pena anche se “aveva un mandato di arresto europeo già deciso da eseguire dalla Corte di appello. Restano ignote le motivazioni che hanno portato il detenuto a porre in essere il gesto estremo. In ogni caso, il dato certo è che la scelta di togliersi la vita è originata da uno stato psicologico di disagio”, si sottolinea dal sindacato.
“Come sapete, abbiamo sempre detto che la morte di un detenuto è sempre una sconfitta per lo Stato“, commenta Donato Capece, segretario generale del Sappe. “La via più netta e radicale per eliminare tutti questi disagi- aggiunge- sarebbe quella di un ripensamento complessivo della funzione della pena e, al suo interno, del ruolo del carcere”. Inoltre “anche la consistente presenza di detenuti con problemi psichiatrici è causa da tempo di gravi criticità per quanto attiene l’ordine e la sicurezza delle carceri”. Infine “il personale di polizia penitenziaria è stremato dai logoranti ritmi di lavoro a causa delle violente e continue aggressioni”. Così, attacca, “se i vertici del ministero della Giustizia e del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria non sono in grado di trovare soluzioni alla gravissima situazione delle carceri italiane”, tutelando “gli appartenenti al corpo di polizia penitenziaria, devono avere la dignità di dimettersi”.
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