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E’ la povertà la più grande paura degli italiani per il futuro

Lo mette in evidenza una ricerca Inc Non Profit Lab su 'Il Terzo Settore e la sfida dei nuovi bisogni, dopo i tre anni che hanno sconvolto il mondo’

Pubblicato:14-10-2022 13:35
Ultimo aggiornamento:14-10-2022 13:36

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ROMA – E’ la povertà l’emergenza più sentita in Italia sia dall’opinione pubblica (quasi 3 persone su 10 – il 26,4% degli intervistati) che da chi opera nel Terzo Settore (6 su 10 – 62%). E’ quanto viene fuori dalla ricerca ‘Poveri Noi. Il Terzo Settore e la sfida dei nuovi bisogni, dopo i tre anni che hanno sconvolto il mondo’ realizzata da Inc Non Profit Lab – il laboratorio dedicato al Terzo settore di Inc Istituto nazionale per la comunicazione con il patrocinio di Rai per la Sostenibilità-Esg. La ricerca, presentata stamattina presso la sede Rai di viale Mazzini, è stata condotta tra gli italiani e su un campione di addetti ai lavori che operano in 70 Organizzazioni Non Profit (Onp). Oltre alla povertà, sono altre quattro le grandi paure che emergono dall’indagine: l’insicurezza alimentare (12,1% italiani – 18,3% operatori Terzo Settore); il rischio del collasso del sistema sanitario nazionale (11,5% italiani – 16,9% Terzo Settore); gli arretramenti nella lotta al cambiamento climatico (8,8% italiani – 35,2% Terzo Settore) e il diffondersi del disagio psicologico seguito alla pandemia e alle sue conseguenze sul tessuto economico e sociale (8,7% italiani – 39,4% Terzo Settore).

“C’è un tema chiarissimo davanti a noi: le disuguaglianze che segnano sempre più profondamente la società italiana. Il 2020 è stato l’anno in cui l’appello alle donazioni della Protezione Civile, rilanciato dalle reti del servizio pubblico, ha permesso di raccogliere la cifra-record di 169 milioni euro, persino le trasmissioni più ‘leggere’ hanno scelto di stare concretamente al fianco di chi lavora a curare le ferite sociali, devolvendo alle Organizzazioni del Terzo Settore le vincite solitamente destinate ai comuni concorrenti- ha ricordato Roberto Natale, direttore di Rai per la Sostenibilità-Esg– Il servizio pubblico decide la sua ulteriore legittimazione su questo terreno, lo stesso che è oggetto del lavoro quotidiano del Terzo Settore. Perciò è importante che il nostro rapporto di collaborazione si faccia sempre più stretto. Al di là della doverosa attenzione dell’informazione alle singole iniziative, al di là degli spazi di raccolta fondi o di sensibilizzazione accordati all’una o all’altra sigla, è essenziale che si stabilizzi un tavolo di consultazione permanente con l’insieme dell’associazionismo”.

Secondo i dati Eurostat ad agosto di quest’anno le persone a rischio povertà erano circa 12 milioni, con 1 minorenne su 4 che vive in famiglie dove la povertà è una realtà quotidiana. Il Rapporto Coop 20222 parla invece di 18 milioni di persone in difficoltà ad accedere a beni e servizi di primaria necessità: 6 milioni in più rispetto a un anno fa. Un italiano su 3 (32%) entro la fine dell’anno non riuscirà più a pagare gas e luce.


“La povertà è una delle principali conseguenze delle guerre. In Ucraina milioni di persone si ritroveranno con niente in mano e ne pagheranno lo scotto anche popolazioni lontane decine di migliaia di chilometri dai bombardamenti. Si stanno imponendo leadership fondate su un presunto potere negoziale e su una certa dotazione di risorse energetiche: le nuove partnership con questi leader metteranno a rischio i movimenti per i diritti umani in molti paesi- ha evidenziato Ileana Bello, direttrice Amnesty International Italia– Occorrerà uno sforzo solidale immane per risolvere la crisi energetica. Dobbiamo pretendere che gli sforzi solidali e collettivi prevalgano sul diritto dei più forti”

“Dobbiamo riuscire a coniugare, come forse non abbiamo mai fatto prima, la nostra competenza nel costruire soluzioni immediate e concrete a una nuova capacità di scardinare i meccanismi dell’ingiustizia e delle sperequazioni, animati da una visione di lungo termine e da una densità di alleanze e nodi senza i quali finiremo per auto confinarci in una mera funzione assistenziale”, ha detto Paolo Ferrara, direttore generale Terre des Hommes Italia.

“L’esperienza di questi mesi ha sottolineato maggiormente la carenza dei Servizi Pubblici sul territorio e ci ha convinti ancora di più dell’importanza di essere presenti e vicini alle famiglie con servizi specifici e per questo uno degli obiettivi principali della Fondazione Lega del Filo d’Oro è l’apertura di nuove sedi e il potenziamento di quelle già esistenti. Indispensabile però sarà anche essere più presenti nelle istituzioni, sia in quelle regionali sia a livello nazionale”, ha evidenziato il presidente della Lega, Rossano Bartoli.

“Il Non Profit Lab di Inc si propone di aiutare il mondo del Non Profit a cogliere i cambiamenti del nostro tempo, magari ad anticiparli, soprattutto ad accompagnarli con analisi e soluzioni- ha spiegato il presidente di Inc, Pasquale De Palma– Sono più di 25 anni che siamo al fianco di organizzazioni non governative, Onlus e Fondazioni per raccontare le loro storie, sensibilizzare le persone, costruire reputazione. Con il Non Profit Lab, potremo restituire conoscenza ad un mondo che ci ha dato tanto, con un approccio che è nel dna della nostra agenzia: i contenuti prima di tutto”.

TRE ANNI IN EMERGENZA: LA RISPOSTA DEL TERZO SETTORE

Dalla ricerca del Non profit Lab di Inc è emerso come il Terzo Settore abbia risposto proattivamente e tempestivamente a questi tre anni di inedite crisi globali, organizzando nuove campagne di comunicazione e raccolta fondi (55%) e nuovi progetti (45%) in risposta ai bisogni scaturiti o aggravati dall’emergenza continua. Una capacità di ascolto e risposta che si è tradotta anche, per chi già operava sui temi che le emergenze hanno evidenziato, in un potenziamento di progetti già in essere nelle aree interessate (36,6%) e nella riorganizzazione di strutture operative e modelli d’intervento in quegli ambiti (35,2%).

Sul fronte delle donazioni la ricerca ha evidenziato come siano aumentate quelle per cause legate alle emergenze (52%) a fronte di un calo (19,7%) per tutto ciò che è slegato dall’attualità. ‘Ma questo trend di generosità emergenziale- spiega la ricerca- ha finito per favorire realtà istituzionali, come ospedali, Protezione civile, istituzioni religiose, mettendo in crescente difficolta molte Organizzazioni Non Profit che hanno visto calare, secondo l’Istat, il popolo dei donatori dal 14,3% del 2020 al 12% del 2021, toccando il minimo storico di appena 6 milioni d’italiani. In particolare, le Onp che hanno registrato un calo della raccolta fondi, sempre nel 2021 (secondo l’ultima edizione dell’Osservatorio sul dono dell’Istituto italiano della donazione, presentato la scorsa settimana) sono state il 71%. E per il 32% il calo è stato superiore al 50%. Chi ha sofferto di più sono le piccole e medie realtà, sotto il milione di euro di fatturato, e quelle impegnate su obiettivi e progetti poco allineati con i temi emergenziali del momento’.

Il 60,6% delle associazioni in questi ultimi 3 anni ha fatto richiesta per ottenere una campagna di raccolta fondi televisiva tramite numerazione solidale. E la metà circa di quelle che non lo hanno fatto (18,3%, su un totale del 39,6%) sta seriamente valutando di tornare a chiedere questa opportunità, proprio per fronteggiare le necessità crescenti sul fronte della raccolta fondi per garantire sostenibilità ai propri progetti.

La tendenza delle Onp a fare promozione on line, accelerata negli ultimi anni dall’impossibilità di organizzare appuntamenti ed eventi fisici, soprattutto a scopo di raccolta fondi, si conferma e vede nella top 3 degli strumenti più utilizzati Social Ads (91,5%), Dem (75%) e Google Ads (68%). Gli addetti ai lavori sono però anche proiettati verso il dialogo con nuovi target: social come TikTok o l’Addressable Tv sono stati indicati come i canali innovativi Digital attualmente in fase sperimentazione.

UNO SGUARDO AL FUTURO

Nei prossimi 2 o 3 anni la situazione d’incertezza persisterà e secondo il 45% di chi opera nel Terzo Settore i problemi saranno gli stessi evidenziati oggi. A fronte di ciò, un 38% vede delinearsi una società fortemente impegnata a risolvere queste emergenze e una quota, un po’ più piccola, 23,9%, che si arrende alla visione pessimistica di una società sempre più povera, individualistica e ripiegata su sé stessa.

Il 48% ritiene che il Terzo Settore saprà rispondere alle esigenze degli italiani anche laddove le istituzioni non riusciranno ad arrivare e avrà un ruolo fondamentale e socialmente riconosciuto per uscire dalla crisi (39,4%). Chi opera nelle Onp pensa poi che, per rispondere adeguatamente ai bisogni, sarà sempre più necessario e importante fare squadra con le istituzioni (22,5%) e sarà indispensabile organizzarsi con realtà di secondo livello per fare lobbying (24%) e aumentare la propria rilevanza ed efficacia.

Secondo la ricerca ci saranno sempre più associazioni che si occuperanno di povertà ed emergenza sanitaria (31%) e le campagne si concentreranno sempre più sull’Italia (28%) e sui problemi dei nostri connazionali. Il tema di una graduale crisi della solidarietà, che tra l’opinione pubblica è il meno sentito, spaventa invece il 32,4% di chi con la solidarietà lavora ogni giorno. Sulla raccolta fondi, due visioni a confronto: per il 35,2% delle associazioni caleranno, per il 23,9% cresceranno.

“La pandemia ha dimostrato come si possa moltiplicare l’impatto se si concentrano gli sforzi su obiettivi comuni, coinvolgendo tutte le competenze necessarie, dalla ricerca accademica all’industria alle istituzioni. Ma la ricerca non può agire in modo emergenziale; guardando al futuro sarà importante che i meccanismi di selezione e finanziamento della scienza abbiano una solida impostazione strategica e si basino sulla chiara individuazione delle sfide da affrontare”, ha sottolineato Francesca Pasinelli, direttore generale Fondazione Telethon.

‘Oltre ai ben noti rischi per la salute pubblica, la pandemia di Covid-19 ha scatenato delle crisi economiche sempre più asfissianti. In alcune zone fragili del mondo, le misure di prevenzione come la chiusura delle frontiere e le restrizioni ai movimenti hanno limitato la capacità di trasporto dei beni alimentari, facendo aumentare il prezzo del cibo. A tutto questo vanno sommati gli effetti, in alcuni casi catastrofici, del cambiamento climatico. A questo quadro desolante, si è aggiunto il conflitto in Ucraina che in pochi mesi ha determinato il più ampio e rapido esodo di esseri umani dai tempi della Seconda Guerra Mondiale- ha sottolineato Chiara Cardoletti, rappresentante Unhcr per l’Italia, la Santa Sede e San Marino– Il mondo intero si è mobilitato per rispondere ai bisogni delle persone in fuga dall’Ucraina. Abbiamo bisogno che una simile mobilitazione avvenga per tutte le crisi nel mondo, per tutti i rifugiati indipendentemente dalla nazionalità’.

Per Giuseppe Onufrio, direttore esecutivo Greenpeace Italia, “proteggere la biodiversità e combattere crisi climatica e guerre sono i due obiettivi da rileggere durante quest’epoca di pandemie e guerra, e per coltivare la speranza di un futuro possibile”.

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