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“Adotta un sovversivo”: il progetto per salvare i fascicoli della Questura di Bologna

L'Archivio di Stato cerca fondi per digitalizzare le carte dal 1872 al 1983, incluse le schedature di anarchici, repubblicani, socialisti, comunisti e altre persone ritenute a vario titolo potenzialmente pericolose

Pubblicato:14-10-2021 13:59
Ultimo aggiornamento:14-10-2021 13:59

Stato_conservazione_archivio di stato Bologna
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BOLOGNA – Prima malvisti e controllati per tutta la vita, ora in qualche modo bisognosi di cure. “Adotta un sovversivo” è il progetto lanciato dall’Archivio di Stato di Bologna per salvare i fascicoli riservati che il Gabinetto della Questura per oltre un secolo ha incasellato nella sezione “Persone pericolose per la sicurezza dello Stato”: ovvero la schedatura politica che dal 1872 al 1983 ha interessato anarchici, repubblicani, socialisti, comunisti e altre persone ritenute a vario titolo potenzialmente pericolose e per questo poste sotto sorveglianza.

Il fondo presente nell’Archivio è composto da 8.644 fascicoli personali e comprende verbali di denuncia, di perquisizione, di arresto o di interrogatorio, diffide, sentenze di Tribunale, articoli di giornale, fotografie segnaletiche e documenti di vario genere sequestrati. Tra gli schedati ci sono anche personaggi noti, legati ad esempio alla storia del fascismo e della Resistenza come Giuseppe Massarenti (1867-1950, sindacalista e sindaco di Molinella), Roberto Vighi (1891-1974, partigiano e primo presidente della Provincia di Bologna) e Virginia Tabarroni (1888-1977, condannata per l’attentato compiuto dal nipote Anto Zamboni ai danni di Benito Mussolini).

“Sono carte molto fragili, perchè prodotte in un periodo storico in cui si utilizzavano supporti che si frammentano facilmente”, spiega Francesca Delneri, funzionaria dell’Archivio di Stato di Bologna, a margine di una conferenza stampa. Il progetto “Adotta un sovversivo”, dunque, prevede “che sia possibile a chiunque, con una donazione anche di modica quantità– continua Delneri- contribuire al restauro e al ricondizionamento di questi fascicoli“.


Lo strumento è quello dell’Art bonus: “Per riuscire a garantire la loro conservazione e consultabilità anche alle generazioni future, a chi vorrà studiarle- spiega sempre l’archivista- abbiamo pensato di raccogliere queste erogazioni liberali che danno diritto a un riconoscimento di un credito di imposta del 65% della somma erogata“. I fondi raccolti in questo modo saranno impiegati per far sì che i documenti “possano essere restaurati, digitalizzati e quindi resi consultabili in maniera anche più semplice e immediata- sottolinea Delneri- garantendone la conservazione”. È un progetto importante perché “tutti restaurano gli affreschi ma ci sono anche le carte del ‘900 da restaurare“, afferma la direttrice dell’Archivio di Stato di Bologna, Giovanna Giubbini, sottolinenado che quelli al centro del progetto sono “fascicoli molto, molto richiesti da chi si occupa della storia del fascismo e delle Resistenza”.

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