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Immuni? In Veneto fino a oggi non ha funzionato. Cgil: “Gravissimo”, Regione: “Non siamo gli unici”

Per un problema tecnico, i dati delle persone positive finora non sono stati riversati nella app dalle Usl. La situazione si risolverà la prossima settimana

Pubblicato:14-10-2020 13:00
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 20:03
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VENEZIA – La app Immuni fino ad oggi, in Veneto, non ha funzionato. O meglio, funzionava ma non ha potuto allertare nessuno di essersi trovato ‘vicino’ a una persona risultata positiva perchè i codici delle persone positive non sono mai stati immessi nella app dalle Usl. A scoprire la cosa (che si risolverà la prossima settimana) sono stati alcuni cittadini nel padovano, risultati positivi, che avrebbero voluto condividere nella app il codice assegnato loro e hanno chiamato le Usl. Sentendosi appunto dire che non era possibile. A rendere nota la vicenda è stato oggi il Corriere del Veneto, che sul punto ha interpellato anche la Regione Veneto. In pratica, la spiegazione è stata che le procedure di attivazione della piattaforma per la gestione di Immuni sono andate per le lunghe e che il servizio sarà effettivamente attivo dalla prossima settimana. “Adesso la piattaforma informatica che mette in relazione i soggetti positivi con gli eventuali contatti è pronta”, ha spiegato al quotidiano Francesca Russo della Direzione Prevenzione, sicurezza alimentare, veterinaria. 

Intanto, i sindacati attaccano, con la Cgil che definisce “molto grave” il fatto che in Veneto Immuni si scarichi, ma poi non si riesca a fare effettivamente il tracciamento. Grave, a maggior ragione, dal momento che l’app per il tracciamento del contagio da coronavirus “è stata scaricata da decine, anzi centinaia di migliaia di cittadini veneti, tra i più ligi a livello nazionale”. La regione Veneto risulta infatti al quarto posto per download.  Chi ha scaricato Immuni, denuncia il segretario regionale della Cgil del Veneto, Christian Ferrari,  era “convinto di avere in questo modo una tutela in più e di contribuire al contenimento del contagio”, mentre invece non era così, a causa “dell’inefficienza, per non dire lo scetticismo, di chi doveva provvedere a far funzionare il sistema di tracciamento”. Il segretario della Cgil, a questo punto, punta il dito contro il presidente della Regione Luca Zaia, ricordando che “ci ha tenuto a far sapere di non aver scaricato Immuni”.

La situazione, prosegue Ferrari, “è inaccettabile e va posto immediatamente rimedio. Anche perché con l’aumento dei positivi e la difficoltà sempre crescente a testare tutte le persone che ne avrebbero bisogno, l’app può dare un contributo fondamentale“. In questo momento “non ci possiamo più permettere le polemiche tra Regioni e governo” che hanno tenuto banco negli scorsi mesi, conclude il segretario del sindacato veneto ricordando “le fughe in avanti decise avventatamente a livello locale”, come le aperture delle discoteche, le sagre e la pretesa di far viaggiare i mezzi pubblici a pieno regime, e denunciando la mancanza di “atti concreti”, con “le risorse stanziate a livello centrale su trasporto e scuola che inspiegabilmente non sono state interamente utilizzate”.


REGIONE VENETO: “NON SIAMO UNICI A NON ATTIVARE IMMUNI”

L’app Immuni sarà effettivamente attiva in Veneto a partire da lunedì prossimo. E se finora non lo è stata è perché lo scorso giugno la Regione ha avviato un confronto con le altre Regioni e il ministero della Salute per definire un protocollo operativo condiviso relativo alla gestione di un soggetto identificato come possibile contatto dall’app Immuni, evitando di sottoporre tutti a quarantena preventiva senza la possibilità di effettuare una valutazione del profilo di rischio. In sostanza, dato che Immuni non fornisce informazioni relative al soggetto positivo con cui si è venuti in contatto, al luogo del contatto o alle caratteristiche del contatto, segnalando quindi anche contatti che non si possono definire stretti, magari avvenuti con l’utilizzo della mascherina, non è possibile valutare il rischio di ogni situazione. E se è chiaro che finire in quarantena è un problema sia per i diretti interessati che per i loro famigliari e per i loro datori di lavoro, è evidente che finirci senza un motivo non gioverebbe a nessuno. Questa la spiegazione fornita dalla direzione prevenzione della Regione Veneto in risposta alle polemiche sorte oggi dopo la notizia che in Veneto l’app Immuni non è attiva.

Secondo questa spiegazione, insomma, il motivo della mancata attivazione sarebbe paradossalmente quello che è considerato il punto forte dell’app, ovvero la completa tutela della privacy, che rende di fatto impossibile valutare il rischio del contatto con un soggetto positivo segnalato dal sistema, costringendo così alla quarantena anche chi non ne avrebbe bisogno.

Il Veneto, ad ogni modo, non è la sola Regione a non aver ancora attivato l’app, fa sapere la direzione prevenzione. “Risulta che allo stato attuale molte Regioni tra cui il Veneto, pronte per l’attivazione che comunque avverrà nel più breve tempo possibile, stanno attendendo la definizione del citato protocollo”.

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