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Sanità. I lavoratori di Artemisia Lab protestano davanti alla Asl Roma A

"La burocrazia ci ha tolto il lavoro. Moriremo una pratica alla volta. E ora volete anche il nostro sangue"

Pubblicato:14-10-2015 13:46
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 20:38

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ROMA – “La burocrazia ci ha tolto il lavoro. Moriremo una pratica alla volta. E ora volete anche il nostro sangue”. È quanto scritto sugli striscioni affissi da alcune decine di lavoratori dell’Artemisia Lab, che questa mattina si sono riuniti davanti alla sede della Asl Roma A, in via Ariosto, per protestare contro la mancata riapertura del centro clinico-diagnostico della rete ‘Alessandria’ di via Piave.

“Siamo in cassa integrazione per un effetto puramente burocratico- spiega all’agenzia Dire Antonietta Zazzara, dipendente del centro ‘Alessandria’- È due mesi, infatti, che aspettiamo dalla Asl l’autorizzazione per la riapertura del nostro centro, che dallo scorso 10 agosto ha cessato le sue attività. Nel frattempo ci sono circa 50 lavoratori, fra dipendenti e collaboratori, che hanno perso i diritti e tutta la loro dignità”. Secondo i lavoratori di via Piave, dunque, non è possibile che si debba arrivare ad urlare tutto “questo disagio per colpa di documenti dimenticati sulle scrivanie- sottolinea ancora la signora Zazzara- La burocrazia ci sta uccidendo e soprattutto ci sta facendo perdere del tempo prezioso. Non possiamo più subire questa situazione, anche perché siamo un presidio sanitario e si rivolgono a noi moltissimi pazienti che hanno necessità di avere assistenza”.

Un gruppo di lavoratori di Artemisia Lab, intanto, sono stati ricevuti proprio questa mattina dalla direttrice sanitaria della Asl Roma A, la dottoressa Barbara Giudiceandrea. Cosa vi ha detto? “Ci ha promesso, quindi siamo speranzosi- racconta ancora alla Dire la dipendente del centro di via Piave- che i tempi di sollecitazione alla riapertura di ‘Alessandria’ potranno essere se non più brevi, per lo meno controllati. La dottoressa Giudiceandrea, quindi, ha preso l’impegno di seguire l’iter di questa procedura”. Sono mesi, prosegue ancora Zazzara, che si parla di ritardi “di 30, 60 o 90 giorni come niente niente fosse, senza pensare che questi tempi incidono sulle nostre esistenze. Adesso però siamo speranzosi, perché un dirigente sanitario della Asl finalemnte ci ha promesso di seguire e di farsi carico del rimpicciolimento di questa tempistica, in modo che il nostro laboratorio possa riaprire al più presto. Questo per oggi ci basta, ma saremo alla lotta fino a che non vedremo visto i risultati concreti- conclude la dipendente di Artemisia Lab- perché è nel nostro diritto di lavoratori”. (Video in abbonamento)


di Carlotta Di Santo

Giornalista professionista

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