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Laurea in memoria di Emma Pezemo: “Simbolo della lotta alla violenza”

L'Alma Mater di Bologna ha deciso di consegnare il riconoscimento alle amiche della giovane studentessa, barbaramente uccisa nel maggio scorso dall'ex fidanzato

Pubblicato:14-09-2021 13:03
Ultimo aggiornamento:14-09-2021 13:03

Laurea alla memoria Emma Pezemo Bologna
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BOLOGNA – Emma aveva la media del 27 e le mancavano solo tre esami alla laurea magistrale in Sociologia e servizio sociale a Bologna. La sua “aspirazione” e il “sogno della sua mamma”, in Camerun. Al titolo finale, però, non è mai riuscita ad arrivare perchè tra l’1 e il 2 maggio scorso il suo ex fidanzato l’ha barbaramente uccisa. E così l’Alma Mater ha deciso di conferirle la laurea alla memoria, un po’ per provare a “lenire il dolore” della sua perdita ma anche per scrivere “tra le righe del suo diploma il nostro no all’ignoranza e alla violenza di genere”. Sono le parole del rettore Francesco Ubertini, che questa mattina nel dipartimento di Scienze politiche ha consegnato la pergamena alle amiche di Emma, Gabrielle e Manuella, che ora si faranno carico di portare il riconoscimento alla famiglia della giovane camerunense.

Emma Pezemo avrebbe compiuto 31 anni il prossimo 19 ottobre. La coordinatrice del suo corso di laurea, Paola Parmiggiani, la ricorda come una studentessa “sempre in prima fila e sempre pronta a intervenire” a lezione. Si era impegnata anche lavorando con i contratti part-time dedicati agli studenti nel laboratorio multimediale del suo dipartimento. Qualche mese fa, a Emma è stata intitolata un’aula proprio al secondo piano di Scienze politiche. E oggi, la laurea alla memoria. “Avete reso Emma immortale- dicono le sue amiche, con gli occhi lucidi- ora tutti gli studenti che entreranno in quell’aula chiederanno di lei e si tornerà sempre a parlare di lei. È una cosa grandiosa, che non ci saremmo mai sognati. Vi siamo grati, anche a nome della famiglia. Li sentiamo ogni giorno, la mamma è contenta: questo l’aiuterà un po’ ad asciugare le lacrime”. Anche perchè “non riusciamo ancora a capacitarci” della scomparsa di Emma, ma allo stesso tempo “non ci possiamo fare nulla”.

Ricevendo la pergamena dalle mani del rettore, le amiche di Emma aggiungono: “Se fosse stata qua, sarebbe stata una giornata di festa grandiosa. Sia qui sia in Camerun, per la mamma soprattutto, perchè Emma si è data così tanto da fare. Forse era più il sogno della sua mamma, per lei era la sua aspirazione. Questa sarebbe stata la ciliegia sulla torta. Non ci sono parole per ringraziare l’Ateneo di Bologna. E dico ancora: felicitazioni a Emma”. A tratti commosso, il rettore conferma che la cerimonia di oggi, con l’intitolazione dell’aula, “vuole andare nei limiti del possibile a lenire il dolore di chi rimane. Ma soprattutto per noi è un impegno a ricordare, a combattere tutti quegli elementi come l’ignoranza, che è il punto di partenza, gli stereotipi, l’incapacità di cambiare e migliorarsi per una società che è ancora afflitta da questi atti brutali che per lo più si consumano contro le donne. È anche un impegno a dire basta, a impegnarsi di più, perchè vogliamo che queste cose non accadano più. Ed è anche un impegno con la memoria”.


Ubertini parla di “risvegliare le coscienze”, di “sovvertire le abitudini e i preconcetti”, di “combattere modelli malati” perchè “sta a noi sottrarre altre donne da questi vincoli”. E sottolinea che così il nome di Emma “resterà leggibile per sempre” in Ateneo, in una sorta di “patto con la memoria”. La studentessa diventerà dunque “un simbolo della lotta contro la cultura della violenza e l’ordine di genere”, aggiunge Parmiggiani. In questo modo si potrà “contrastare l’oblio di ciò che le è accaduto, ma anche testimoniare la sua passione e la sua determinazione per lo studio. E’ una perdita molto grande, anche per l’Ateneo”. Presenti alla cerimonia, tra gli altri, anche l’assessora regionale all’Istruzione, Paola Salomoni, e la presidente del Consiglio degli studenti, Anna Zanoli.

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