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Arriva l’uovo vegano, centesimo brevetto dell’Università di Udine

Ad inventarlo quattro studentesse del corso di laurea magistrale in Scienze e tecnologie alimentari: Francesca Zuccolo, Greta Titton, Arianna Roi e Aurora Gobessi

Pubblicato:14-09-2017 10:24
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 11:41

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Da sinistra Arianna Roi, Aurora Gobessi, Francesca Zuccolo, Greta Titton

ROMA – Meglio un uovo oggi che una gallina domani. D’ora in poi questo detto potrà essere di nuovo utilizzato dai vegani grazie all’università di Udine che, con il suo centesimo brevetto, ha creato l’uovo vegano.

Ad inventarlo quattro studentesse del corso di laurea magistrale in Scienze e tecnologie alimentari dell’ateneo friulano, Francesca Zuccolo, Greta Titton, Arianna Roi e Aurora Gobessi che, dopo un anno e mezzo circa di sperimentazione nei nei laboratori del dipartimento di Scienze agroalimentari, ambientali e animali dell’ateneo friulano, hanno messo a punto un prodotto che ha l’aspetto e le caratteristiche organolettiche di un uovo sodo di gallina, ma è interamente prodotto con ingredienti di origine vegetale, per lo più proteici.

Adatto a quanti seguono una dieta vegana, l’uovo messo a punto dal team tutto al femminile dell’università di Udine è adatto anche a persone che soffrono di ipercolesterolemia o celiachia, essendo privo di colesterolo e glutine. Nelle prossime settimane il brevetto inizierà il percorso di commercializzazione, con la presentazione alle aziende potenzialmente interessate ad acquisire il procedimento per ottenere questo nuovo prodotto alimentare. Farine di diversi legumi, oli vegetali, un gelificante e un sale speciale: questi gli ingredienti dell’uovo vegano, un prodotto refrigerato, pronto al consumo, da mangiare in insalata o in abbinamento a diverse salse.


“Il settore di interesse- spiegano le inventrici- è l’industria alimentare, in particolare le aziende che producono già prodotti destinati a consumatori vegani o alimenti funzionali. Vendibile in negozi alimentari biologici, vegetariani e vegani, ma anche in qualsiasi supermercato, vista la sempre crescente richiesta di prodotti di questo tipo da parte dei consumatori”.

Nella messa a punto del prodotto “le difficoltà- raccontano le inventrici- non sono state poche, soprattutto di carattere tecnologico e nella scelta degli ingredienti. Sono state necessarie numerosissime prove per riuscire a ottenere la formulazione ottimale in termini di consistenza e gusto del prodotto finito”.

“Il raggiungimento del centesimo brevetto- commenta con soddisfazione Antonio Abramo, delegato ai brevetti- è un traguardo importante per un ateneo giovane come il nostro, che è tra i più attivi in questo settore. Questo brevetto, in particolare, ci rende particolarmente orgogliosi perché frutto della fantasia inventiva di quattro giovani studentesse, nell’ambito di un percorso didattico che ha permesso di mettere in pratica la capacità imprenditoriale che hanno gli studenti. E non poteva esserci nulla di meglio di un uovo, con tutti i suoi significati simbolici, per riassumere e rappresentare questo traguardo”.

Un traguardo raggiunto grazie al fatto che da alcuni anni, nell’ambito dell’insegnamento di ‘Principi di formulazione’ del primo anno del corso di laurea magistrale in Scienze e tecnologie alimentari, gli studenti vengono invitati a ideare, progettare e infine realizzare in laboratorio una innovazione di prodotto alimentare.

“Queste fasi, incluso l’evento finale di incontro con esponenti del mondo produttivo, rientrano- spiega Monica Anese, docente di scienze e tecnologie alimentari- in un progetto teso a sperimentare nuove modalità di erogazione della didattica, il cui scopo è favorire il trasferimento delle conoscenze teoriche sul piano applicato e ottenere un riscontro diretto dal mondo produttivo, mettendo in gioco non solo competenze professionali ma anche abilità personali, quali le capacità comunicative e di lavorare in gruppo. Le studentesse hanno sviluppato la loro idea in questo contesto, e il prodotto da loro immaginato ha mostrato connotati di originalità tali da suggerire l’esplorazione di vie per la brevettazione“.

di Annalisa Ramundo, giornalista

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