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Bielorussia, la polizia è accusata di torturare i manifestanti arrestati

Ong e media attivisti rilanciano testimonianze: picchiati per ore

Pubblicato:14-08-2020 10:38
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 19:45

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ROMA – Nella quinta giornata di proteste consecutive in Bielorussia contro il presidente Lukashenko, dai difensori dei diritti umani emergono accuse di torture nelle carceri a danno dei manifestanti arrestati. Dito puntato contro la ‘Omon’, il corpo speciale della polizia antisommossa, dispiegato da domenica notte nelle strade delle principali città per sgomberare i sit-in e i cortei pacifici dei cittadini che contestano l’irregolarità delle presidenziali del 9 agosto. Da allora, si parla di oltre 6.000 persone arrestate. Secondo il centro per i diritti umani Viasna, ieri centinaia di persone sono state rimesse in libertà a Minsk e a Zodzina, città a una sessantina di chilometri dalla capitale. Secondo l’ong non si conosce il numero esatto delle persone rilasciate, tuttavia molte di loro, una volta libere, hanno raccontato di aver subito percosse e torture, fisiche e psicologiche, e di essere state rinchiuse in celle sovraffollate senza ricevere cibo. Le forze di sicurezza sono accusate di pestaggi prolungati a danno dei dimostranti, alcuni hanno detto di aver subito l’elettroshock e anche abusi sessuali. Una donna due giorni fa ha pubblicato su Instagram un video in cui ha raccontato la sua esperienza: “picchiavano gli uomini e ho visto che se la sono presa perfino contro una ragazza di 15 anni” ha detto Olga Belasina, spiegando di aver assistito anche “ad accuse inventate da parte di poliziotti che non erano presenti al momento degli arresti”. Belasina avrebbe visto anche “un giovane disabile in sedia a rotelle, scaraventato a terra dai poliziotti e trascinato via”.

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Stando ancora all’ong Viasna, Anastasya, una dottoressa arrestata il 12 agosto, ha raccontato che dalle finestre delle celle della sezione maschile della prigione “provenivano i rumori delle percosse e le urla dei ragazzi che venivano picchiati, anche di notte. Molti gridavano forte. Venivano costretti a cantare l’inno nazionale mentre venivano picchiati”. Accuse che troverebbero conferma nelle numerose foto che stanno circolando sui social network, e che mostrano grandi ematomi e ferite riportate dalle persone rilasciate. Il ministero degli Interni Bielorusso ha smentito le accuse di torture mentre sui media ufficiali del Paese non c’è menzione delle proteste in corso nel Paese. Se fino a mercoledì i cortei pacifici iniziavano la sera, ieri le persone sono scese in strada già dalla mattinata e anche stamani proseguono i sit-in pacifici nel Paese, a cui si aggiungono gli scioperi in diverse fabbriche. Le persone chiedono la fine della repressione e i risultati definitivi delle elezioni di domenica, che non sono stati ancora divulgati dalla Commissione elettorale. L’organismo tuttavia ha confermato la sesta vittoria consecutiva di Aleksandr Lukashenko con l’80 per cento dei consensi. Da parte sua, il capo dello Stato è tornato a dire che scioperi e proteste sono solo un tentativo di “destabilizzare il Paese”, quindi ha smentito voci che lo dichiaravano fuggito all’estero.

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