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Nel Consiglio regionale della Liguria non esiste il congedo per maternità

La denuncia della consigliera Selena Candia, da poco mamma per la seconda volta: "Sono risultata assente per motivi personali, come se fossi andata al mare anziché al lavoro"

Pubblicato:14-07-2022 18:45
Ultimo aggiornamento:14-07-2022 18:45

neonato bambino pixabay
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GENOVA – Il Consiglio regionale della Liguria non contempla nel suo regolamento il congedo per maternità. A denunciarlo è la consigliera della Lista Sansa, Selena Candia, da poco mamma per la seconda volta. “Nel Consiglio regionale della Liguria, nelle ultime settimane, sono risultata ‘assente per motivi personali’. Questo perché alcune cose non si vogliono chiamare con il proprio nome. Una di queste è ‘maternità’ – racconta la diretta interessata – avevo comunicato la gravidanza agli uffici quattro mesi prima, per capire come muovermi, scoprendo che la maternità nel consiglio della Liguria non è prevista. Chi poteva pensare che una donna, per di più giovane, potesse diventare consigliera?”. Di conseguenza, le assenze di Candia risultano ingiustificate: “Ogni giorno che non mi presento sono ‘assente’, proprio come se andassi al mare anziché al lavoro”.

“STO RIENTRANDO ANZITEMPO AL LAVORO”

Così, Candia potrebbe anche diventare una delle consigliere più assenteiste della legislatura. “Anche per evitare questa macchia, sto rientrando anzitempo al lavoro, per quanto possibile”, spiega. Magari allattando il bimbo nelle pause dell’aula, in ufficio o nel parcheggio, grazie alla collaborazione dei nonni.
“Non si tratta solo di difendere la salute delle donne e dei loro figli, ma anche la rappresentatività di chi ha deciso di puntare sulle loro idee – prosegue la consigliera di opposizione – c’è di mezzo il diritto di astenersi dal lavoro quando si ha un figlio e, al tempo stesso, data la responsabilità del ruolo, il diritto-dovere di partecipare al Consiglio, se necessario”.

“BASTAVA UNA MODIFICA NORMATIVA”

Candia spiega che “sarebbe bastata una modifica normativa, come in Abruzzo e Toscana, o la possibilità di collegarsi in video come a Torino, e come abbiamo fatto spesso per la pandemia. Ma negli scorsi mesi, in un Consiglio con 24 uomini su 30, con un centrosinistra di soli uomini, mentre tutti si affannavano a cercare donne da candidare alle Comunali, non è mai stata trovata la voglia per farlo”. La questione, sostiene la consigliera, è stata liquidata più volte con commenti sbrigativi e qualcuno anche piuttosto offensivo: “Sarebbe un privilegio”. “Ci sono le elezioni”. “E allora chi ha una malattia?”. “Poteva pensarci prima di fare un figlio”.


“RISOLVERE IL BUCO NORMATIVO”

Cosa fatta capo ha. Si può, però, pensare di intervenire per il futuro. E, allora, Candia ha preparato un ordine del giorno in cui chiede alla Giunta regionale di impegnarsi affinché “sia colmato il vuoto normativo che considera le consigliere e i consiglieri regionali assenti in caso di maternità e paternità, nonché in caso di adozione e affidamento”. Stessa cosa per le gravidanze a rischio.

La consigliera esorta a “risolvere il buco normativo per il futuro: serve il congedo di maternità e paternità, anche per affidi e adozioni, e la possibilità di partecipare da remoto anche a chi ha una gravidanza a rischio. È una questione di principio, non economica: le cifre non più decurtate legate alle assenze possono essere donate associazioni che si occupano di questi diritti”. Candia precisa di essere “sempre stata lavoratrice precaria e so bene che a molte donne è negato il diritto alla maternità e questo limita il loro lavoro e il diritto di scegliere se e quando avere figli. So anche che il ruolo di consigliera regionale è fortunato. Ma ritenere la maternità un privilegio mostra che l’odiosa visione patriarcale domina ovunque, anche nelle istituzioni, e spiega la difficoltà della politica a tutelare il mondo femminile nella vita reale”.

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