NEWS:

Altaroma, nuovo made in Italy in passerella con ‘Rome is my runway’

Ieri il fashion show di Be Nina, Dadamax, Francesca Cottone e Marinella Piccinno

Pubblicato:14-07-2022 13:00
Ultimo aggiornamento:14-07-2022 13:00

fashion show altaroma
FacebookLinkedInXEmailWhatsApp

ROMA – Certezza della settimana della moda nella Capitale è l’appuntamento con ‘Rome is My Runway’, sfilata collettiva in cui, quattro brand alla volta, presentano le loro collezioni. Un palcoscenico dedicato ai giovani designer del vivaio Altaroma, che riassume valori e talento del nuovo made in Italy. Nel catwalk d’insieme della seconda serata estiva per questa edizione 2022 hanno conquistato la passerella Be Nina, Dadamax, Francesca Cottone e Marinella Piccinno.

BE NINA – LA ‘UASCEZZE’

‘Uascèzze’, dal latino gaudium. Gaiezza, allegria, gran festa, pranzo festoso, banchetto, scampagnata in famiglia. Allegria chiassosa a un banchetto. La uascèzze, parola dialettale Pugliese, è il titolo della collezione A/I23 di Be Nina. Sabrina Bonatesta, designer e founder del brand, ha debuttato con la sua collezione indipendente, sostenibile e surreale, grazie ad Altaroma. L’etimologia della parola “uascezze” è stata filo conduttore tra i vari temi che hanno ispirato la designer nella realizzazione dei modelli. La gaiezza, tipica dell’infante, viene interpretata da silhouettes che ricordano le vecchie uniformi scolaresche.

Giacche sartoriali confezionate con stoffe up-cycled in stampe tartan, tipiche delle tovaglie da tavola usate durante i banchetti e le scampagnate in famiglia. Le stesse tovaglie di un tempo, tessute a telaio e ricamate a mano, diventano stoffe, prendendo così nuova vita trasformate in capi unici, irriproducibili ma soprattutto sostenibili. Scarpe modello Mary Jane re-inventate dalla designer con suola a forma di cuore e riprodotte artigianalmente con pellami dead stock. Le silhouette presentano un accostamento di volumi considerevolmente esagerati ad altri estremamente ristretti, a raffigurare l’immagine di bambini che indossano gli abiti dei propri genitori e viceversa di adulti un po’ nostalgici.Si esaltano i colori della terra su tessuti grezzi e naturali come sete, lane e cotoni poco raffinati.


Ad essi si accostano stoffe e ricami dai colori tipici delle ceramiche Canosine che non possono mai mancare sulle tavole Pugliesi.La stessa terracotta viene utilizzata come collane chocker ed altri piccoli dettagli su borse e cinture. Uno stile contemporaneo ottenuto utilizzando materiali primordiali. Inoltre, non possono mancare tracce dei migliori amici dell’uomo: animaletti rappresentati in stampe 3D da poter “coccolare” in ogni momento. Be Nina, il cui significato è “essere ragazzina”, ha portato sulla passerella una collezione giovanile fresca e stravagante in cui si intrecciano contemporaneità e tradizione in modo naturale ed omogeneo che ha regalato un momento di ‘divertissement’ a tutti i presenti.

DADAMAX

Il fashion show di Dadamax ha portato in passerella i blazers vintage da uomo cui la designer dà nuova vita. Le giacche dei nostri nonni, dei nostri padri: uomini della nostra storia. Personalizzazioni e ritratti ricamati creano nuove storie e nuova vita. “Sono felice di fare quello che faccio- spiega Dadamax- perché la mia storia, il mio passato e le mie radici sono importanti per il mio futuro”.

FRANCESCA COTTONE – THE DIVINE CLUB

Cool ed estroversa la spring-summer 2023 di Francesca Cottone si rifà alla night life newyorkese ispirandosi ai frequentatori del locale più iconico della fine degli anni ’70: Studio 54. Sontuoso ed eccessivo, il club ha segnato la storia in tema di inclusione e libertà, lasciando spazio all’eccesso, al divertimento, alla stravaganza, senza alcun freno inibitorio. La collezione si ispira a questo sentimento di libertà d’espressione e di modo di essere, vanta una palette variegata per rispondere alle necessità di chiunque voglia indossarla: un percorso emotivo colmo di colori audaci, saturi e nuance pastello e tenui, che richiamano le innumerevoli personalità iconiche di Studio 54.

Un connubio di glam ed edonismo, abiti dai colori acidi come il lime punch si fondono ai colori esotici degli anni 70 come il sunset yellow e l’exotic orange, il tutto impreziosito da dettagli sartoriali definiti e distintivi. Gli outfit proposti sono frutto di un flusso proveniente dalla culla del divertimento americano offerta dallo Studio 54: un mix and match di tailleur e completi, di fantasie lussuose e tagli classici, per look da ricordare, che possano contraddistinguere un’epoca moderna in cui influenze dei fine anni ’70 tornano a bussare alle nostre porte con arroganza, reclamando unicità, inclusività ed identità.

MARINELLA PICCINNO – SARAAB

Saraab (che in lingua araba significa miraggio) è una collezione che nasce ai margini del grande Erg, deserto bianco avamposto del Sahara, in una camminata infinita tra sabbia e vento. Lì dove tutto ti entra nella pelle e si crea un legame incredibile con la terra ed il suo ruvido manto, in quella superficie senza padroni, in quella destinazione di nessuno ma crocevia di viandanti di ogni dove. Tra quei silenzi assordanti, che donano un senso di abbandono drammatico e affascinante, ogni emozione resta sospesa, come i miraggi a cui si assiste.

Il tessuto prende vita e si modella sul corpo mosso dall’alito del vento, mentre i colori delle sete riflettono il senso di ogni cosa vista, provata, vissuta o semplicemente immaginata: c’è il rosso amaranto del tramonto sulle dune sahariane, il giallo ocra della polvere desertica, il glaciale celeste delle acque evaporate nei laghi salati , il verde cinabro delle oasi lussureggianti, il marrone del dattero, oro del deserto dato in pasto ai bambini berberi appena nati… La texture è impalpabile e leggera, ma reale e intensa come le nuance e così anche le linee restano semplici ed essenziali senza concedere nulla al superfluo. Quel superfluo che non trova posto tra le dune così come nella donna che la designer ama vestire: “Mi interessa l’idea di un abito in quanto espressione di una parte di me. Disegno sempre solo ciò che sogno, e il mio sogno prende forma solo da ciò che i miei occhi vedono e da ciò che la mia anima sente”.

Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it