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Coronavirus, parte dal Sud think tank di cervelli sulla ricerca scientifica

"Ipotesi infondata che il Covid-19 non uccida più", sostiene il professor Carlo Federico Perno, consulente scienti­fico Inmi Lazzaro Spallanzani

Pubblicato:14-07-2020 17:27
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 18:38
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ROMA – “L’idea che il virus abbia perso capacita’ di uccidere non e’ sostenuta da evidenze scientifiche. Non si puo’ invece escludere che la malattia abbia perso aggressivita’, non per una nuova natura del virus, ma in virtu’ degli interventi immediati sui pazienti”. A dirlo e’ il professor Carlo Federico Perno, consulente scienti­fico Inmi Lazzaro Spallanzani, nell’ambito dell’inaugurazione del progetto dell’Universita’ ‘Magna Græcia’ di Catanzaro ‘Life Science PhD Hot Topics’. In questo contesto di crisi, infatti, una risposta immediata ed efficace alle esigenze di dottorandi e specialisti in ambito sanitario di oggi e di domani viene dall’Universita’ ‘Magna Græcia’ di Catanzaro, che e’ riuscita rapidamente a organizzarsi per cogliere delle opportunita’ e ha sperimentato nuovi modi di lavorare da proporre come modello anche a livello nazionale. Un modello di formazione e ricerca volto a favorire la multidisciplinarieta’ e l’interazione tra pubblico e privato e un moderno esempio di formazione. Nel terzo incontro online lo stato della pandemia dal punto di vista virologico e chimico farmaceutico.

DALLA CRISI L’OPPORTUNITÀ PER UNA FORMAZIONE D’ECCELLENZA

La pandemia di Covid-19 ha generato alcune esigenze fino a pochi mesi fa inedite o poco diffuse: l’uso di piattaforme online per lezioni e incontri, la necessita’ di migliorare la ricerca infettivologica, la necessita’ di individuare nuovi strumenti terapeutici, l’importanza di fare rete, sia all’interno della comunita’ scientifica, sia tra le diverse discipline (economia, sociologia) che sono state coinvolte dall’emergenza. “Per effetto del lockdown il nostro ateneo ha bloccato, come gli altri, le attivita’ formative e abbiamo avviato la didattica online- spiega il professor Giovambattista De Sarro, Magnifi­co Rettore dell’Universita’ Magna Græcia di Catanzaro- Il nostro e’ un ateneo giovane e collocato in una posizione geografica meno favorevole rispetto ad altre, ma stiamo cercando un riscatto attraverso una crescita della qualita’ con relatori di caratura internazionale e con una formazione ampia ed eterogenea che permetta ai nostri ragazzi, soprattutto a quelli dei corsi piu’ avanzati, un approccio multifattoriale, volto a favorire l’inserimento nel settore della ricerca”.

Tra i vari progetti di formazione, emerge l’iniziativa “Life Science PhD Hot Topics”, che rientra nell’offerta formativa dottorale dell’anno accademico 2019-2020. Vi partecipano i dottorandi di ambito oncologico, biomarcatori e scienze della vita. I primi due incontri virtuali si sono svolti ad aprile e a maggio con ospiti d’eccezione il professor Guido Silvestri della Emory University di Atlanta, e il professor Michele Carbone, affiliato all’University of Hawaii e all’Umg di Catanzaro. Il terzo appuntamento si e’ tenuto martedi’ 14 luglio e si intitola provocatoriamente ‘Sars-Cov-2: Emergenza Sanitaria in fase di conclusione?‘. Ospiti esterni il professor Carlo Federico Perno, direzione Microbiologia dell’Ospedale Pediatrico Bambin Gesu’, Roma e il professor Giovanni Rezza, direttore generale per la Prevenzione presso il Ministero della Salute: Inoltre presenti: Michelangelo Simonelli, government affairs gilead sciences italia e il giornalista Daniel Della Seta come moderatore. “Questa iniziativa nasce dalla traslazione verso le piattaforme per videoconferenza di cio’ che normalmente e’ la formazione dottorale- spiega Stefano Alcaro, coordinatore del Dottorato in Scienze della Vita dell’Universita’- Il ‘Life Science PhD Hot Topics’ intende mettere al centro l’interazione tra docenti e dottorandi, affinche’ questi ultimi interagiscano e siano pienamente coinvolti nel progetto per divenire autonomi alla sua conclusione. Tra gli elementi su cui vogliamo puntare-aggiunge- c’e’ l’interazione tra pubblico e privato, con il coinvolgimento di aziende leader della farmaceutica e di istituzioni. Gli obiettivi sono quelli di avviare progetti di ricerca congiunti con questi stessi attori, offrire ai ragazzi sbocchi in ambito sia ospedaliero che aziendale, favorire la ricerca e, in generale, creare una rete con enti pubblici e strutture private che possa proporre nuove soluzioni a livello nazionale. Nel mio gruppo di dottorandi- illustra Alcaro- e’ gia’ nato un spin-off universitario dedicato al multi-targeting drugdiscovery, che trae ulteriore ispirazione dalla Covid-19, che si e’ rivelata una malattia multifattoriale e complessa, per la quale servono strategie multiple. Il nostro spin-off si occupa proprio di un approccio poli-farmacologico, che non si limita all’attuale emergenza: oggi, infatti, fronteggiamo Covid19, ma in futuro potrebbe esserci qualche altra emergenza virale, come ci insegna la storia, anche recente, delle pandemie”.


L’ANALISI VIROLOGICA IN CORSO SUL SARS-COV-2 

Un’attenta analisi del virus che ha causato la Covid-19 e’ il punto focale di questo terzo modulo del dottorato. “Il Sars-Cov2, come tutti i coronavirus, dal punto di vista biologico si caratterizza per cambiare molto poco nel tempo– aggiunge Perno – Questa caratteristica e’ dovuta a un enzima particolare che si chiama correttore di bozze, che controlla la variabilita’ durante la replicazione del virus. Questo enzima differenzia i coronavirus dagli altri virus a RNA, che invece hanno un’alta variabilita’, come nel caso dell’HCV o dell’HIV. In altri termini, possiamo affermare che tutti i virus evolvono, cosi’ come ogni essere vivente, ma i tempi di evoluzione di un coronavirus sono molto piu’ lenti degli altri. Quindi e’ molto difficile pensare che il coronavirus possa modificare la sua capacita’ replicativa o la sua virulenza nell’arco di pochi mesi. A supporto di questo, “ci sono evidenze scientifiche che la variabilita’ dei ceppi sequenziati dalle banche dati siano molto poco variabili. L’idea che il virus abbia perso capacita’ di uccidere non e’ dunque sostenuta dalle evidenze scientifiche. Non si puo’ invece escludere che la malattia abbia perso aggressivita’, ma non per una nuova natura del virus, bensi’ in virtu’ degli interventi immediati sui pazienti. Oggi in Italia si fanno molti tamponi a soggetti asintomatici che permettono di intervenire rapidamente, mentre nelle prime fasi talvolta i pazienti arrivavano gia’ in pronto soccorso in condizioni molto gravi. Inoltre adesso abbiamo trovato farmaci efficaci e valide soluzioni terapeutiche, come l’uso di ossigeno e del cortisone che ci permettono di evitare di arrivare alle fasi piu’ avanzate della malattia. Generalmente- conclude il professore – ci vogliono anni perche’ un coronavirus si modifichi”. Cio’ che accadra’ nei prossimi mesi, poi, “dipendera’ molto dai nostri comportamenti e da come sapremo gestire i nuovi focolai- ha evidenziato il professor Giovanni Rezza- Il lockdown e le norme di distanziamento hanno permesso di superare la fase piu’ difficile e di contenete l’infezione. Adesso, inoltre, l’incidenza dei nuovi casi e’ molto piu’ bassa rispetto a prima grazie agli screening precoci che permettono di individuare subito la presenza del virus anche negli asintomatici. L’uso della mascherina e le buone pratiche del distanziamento permettono poi di contenere la trasmissione del virus. La maggiore frequenza di casi meno gravi negli ospedali di queste settimane- spiega- e’ data semplicemente dal fatto che prima queste strutture erano congestionate e potevano accogliere solo coloro che erano in uno stadio piu’ avanzato della malattia. Se non terremo a mente i fattori che hanno portato all’attuale situazione rischieremo dei grossi passi indietro. Cio’ che dobbiamo ricordare e’ che a differenza dell’influenza normale questo virus ha dei super diffusori che portano a una diffusione per cluster, che devono essere contenuti per evitare il propagarsi dei nuovi focolai”.

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