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Le mamme di Colleferro hanno paura e dicono no al revamping VIDEO

Corrieri (Isde): "Diventiamo tutti discariche, dobbiamo riciclare completamente"

Pubblicato:14-07-2017 15:27
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 11:31

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ROMA – Le mamme di Colleferro hanno paura, tremano per la salute dei figli e per questo ribadiscono il loro ‘No’ al revamping dei due inceneritori.

Abbiamo paura che i nostri bambini non possano restare nei luoghi in cui sono nati. Abbiamo paura delle malattie che l’inquinamento causato dagli inceneritori possa portare, come le patologie respiratorie e i tumori. Abbiamo paura che nessuno si occupi abbastanza di tutto ciò. Vogliamo monitoraggi e chiediamo che si trovi una soluzione che vada bene per tutti, soprattutto per la salute dei cittadini”.

A parlare ai microfoni della Dire è Marica Arrigo, esponente dell’associazione delle mamme (A.Ma) di Colleferro, cittadina della provincia di Roma, in occasione della manifestazione ‘Rifiutamoli’ dello scorso 8 luglio.



Una paura “giustificata” e a spiegarne i motivi è Ugo Corrieri, coordinatore di ISDE-Medici per l’Ambiente per il Centro Italia.

“Un inceneritore trasforma una tonnellata di rifiuti indifferenziati in 330 kg circa di ceneri e polveri tossiche che vanno in discariche molto più costose di quelle normali. Non eliminano quindi le discariche– prosegue il medico- perché 1/3 del peso deve andare in costosissime discariche per ceneri speciali e ceneri tossiche, mentre dagli altri 2/3 si formano varie tonnellate di fumi con macro e micro inquinanti e polveri ultrasottili pericolosissime. Anche le acque di raffreddamento, poi scaricate, contengono inquinanti. In sostanza, una tonnellata di prodotti viene trasformata in varie tonnellate di inquinanti ancor più pericolosi dei prodotti originali, che poi si disperdono nell’aria che respiriamo e vanno sui terreni e quindi nei cibi che mangiamo. In un certo senso, tutti noi diventiamo delle discariche. Questo è incenerire”.

L’INFOGRAFICA

 

L’Isde ha prodotto “75 studi epidemiologici per dimostrare l’esistenza di rischi tumorali a lungo termine e non tumorali a breve termine (sistema respiratorio, danni alla salute riproduttiva, incremento delle malformazioni congenite, ipofunzione tiroidea, sistema cardiovascolare e diabete) per la salute delle popolazioni esposte agli inceneritori”.

Il medico, per citarne alcuni, inizia dalla ricerca più famosa. “In Inghilterra lo studio Elliot ha seguito 14 milioni di persone dal 1974 al 1986, residenti nel raggio di 3-7 Km da 72 inceneritori. Ci furono circa 11 mila morti in più, con un incremento di mortalità per tutti i tumori variabile tra il 2 e l’8%”.

Tornando all’Italia, “la Regione Emilia Romagna ha portato avanti il progetto Moniter, in cui tra l’altro è stata osservata la popolazione che viveva entro 3,5 km dall’inceneritore di Coriano (Forlì). Il risultato?- fa sapere lo psichiatra e psicoterapeuta- Aumento di nascite pretermine, di aborti spontanei e nella popolazione femminile, dal 1990 al 2003, 116 morti in più, di cui 70 per cancro. Ci dicono che questi dati sono riferiti ai vecchi inceneritori- ricorda il medico- mentre quelli nuovi di ultima generazione non inquinano e sono di fatto innocui. A sfatare questa affermazione è un’altra ricerca del Cnr di Pisa e del Dipartimento di Prevenzione della Asl di Arezzo, realizzata nel 2016, sull’inceneritore Aisa di Arezzo, definito ‘Il meglio dell’attuale tecnologia e assolutamente rispettoso dei limiti delle emissioni’- commenta Corrieri-. Lo studio ha rivelato, al contrario, un aumento del rischio di mortalità e di ricovero ospedaliero, correlati in maniera statisticamente significativa alle emissioni dell’inceneritore”.

Il coordinatore dell’Isde per il Centro Italia cita altre ricerche. “Il 30 giugno 2015 l’Arpa Piemonte ha pubblicato uno studio epidemiologico sull’inceneritore di Vercelli (chiuso nel 2014), un piccolo inceneritore da 27.375 t/anno. Risultati: tra i cittadini esposti, mortalità totale +20%. Tutti i tumori maligni: +60% (K colon-retto +400%, K polmone +180%). Altre cause di morte: depressione +80%, ipertensione +190%, malattie ischemiche del cuore +90%, broncopneumopatie cronico-ostruttive (negli uomini) + 50%”.

Particolarmente a rischio risultano i minori

“In Germania, nel Sud Essen, è stata condotta un’indagine su 671 bambini esposti agli inceneritori- continua il medico per l’ambiente- e sono emersi livelli più bassi degli ormoni tiroidei. Anche la nota rivista Lancet ha pubblicato uno studio su 200 diciassettenni inglesi che vivevano in prossimità degli inceneritori e che mostravano un ritardo nella maturità sessuale e testicoli di volume inferiore. Vogliamo questo per i nostri figli? In Francia, nel Rodano-Alpi, è stato condotto dal 2001 al 2003 uno studio caso-controllo- aggiunge Corrieri- fatto a posteriori su 304 neonati con malformazioni del tratto urogenitale, esposti nel periodo dei primi 6 mesi di concepimento nel raggio di 10 km da 21 inceneritori. Un aumento del 300% di malformazioni genitali in quelli nati vicino agli inceneritori”.

In Giappone, “a Osaka, su mezzo milioni di bambini esaminati, rispetto alla vicinanza delle loro scuole ai 37 inceneritori, è stato registrato un incremento statisticamente significativo di respiro corto- afferma- mal di testa, mal di stomaco e stanchezza. I danni da inquinamento ai bambini, anche per incenerimento dei rifiuti, sono stati infine denunciati lo scorso 9 giugno 2017 a Bologna dal presidente della Federazione Italiana Medici Pediatri – FIMP”.

Gli inceneritori “ammalano e uccidono ma cambiare si può- conclude l’esponente dell’Isde- si può riciclare completamente. A Empoli la raccolta differenziata supera il 90%, così come a Treviso. Negli Stati Uniti invece non si costruiscono più nuovi inceneritori dal 1995″.

di Annalisa Ramundo e Rachele Bombace, giornaliste

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