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Mamme che uccidono, la psichiatra: “Non esiste un identikit dei genitori killer”

In Italia i figlicidi sono stati 473. La psichiatra e psicoanalista Adelia Lucattini: "Bisogna intercettare la sofferenza dei genitori molto giovani". L'esempio della Svezia: un anno gratuito di psicoanalisi madre-bambino

Pubblicato:14-06-2022 18:58
Ultimo aggiornamento:15-06-2022 12:25
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ROMA – “Non esiste un identikit di madri o padri killer. Bisogna dare ascolto a chi ha un disagio e intercettare la sofferenza dei genitori molto giovani che si trovano in una condizione di disagio psicologico o soffrono di depressione, per mancanza di un partner, che hanno un forte disagio socio-economico; che per paura o vergogna non si rivolgono a una rete sociale di aiuto: quei bambini, i figli di questi genitori, sono a rischio“. La psichiatra e psicoanalista della Società psicoanalitica italiana Adelia Lucattini alla Dire commenta con queste parole l’angoscia che ha lasciato in tutti la fine della piccola Elena che la mamma Martina Patti ha confessato di aver ucciso, dopo una messa in scena che da subito non ha convinto gli inquirenti.

“Prevenzione, soprattutto per i giovani che hanno grandi attese sulla maternità e che invece nei primi due anni di vita dei loro figli possono finire in un baratro“, ha detto la specialista parlando, ad esempio, di come in Svezia si affronti questo rischio garantendo un anno gratuito di psicoanalisi madre-bambino. “È ormai noto che essere separati subito dopo la nascita è un fattore di rischio, ad esempio, che è un rischio la depressione post partum come per il padre rimasto single, anche se più raro”, ha chiarito Lucattini.

“Secondo il Rapporto Eures 2019 i figlicidi in Italia sono stati 473“, ha riportato la psichiatra. “Sono i maschietti maggiormente le vittime. I moventi sono in quest’ordine: patologie psichiatriche (al primo posto la psicosi post partum); la sindrome di Medea (ovvero la vendetta contro il partner); i maltrattamenti e abusi; la ‘sindrome da scuotimento‘ del cui rischio spesso i genitori non si rendono conto, e sono quelli che si consegnano subito, e infine la conflittualità tra genitori“. Spesso, come la cronaca ci racconta, “i figli uccisi si trovano sul luogo dove viene ucciso il coniuge”, ha ricordato la specialista.


La pandemia, al di là del virus ma anche “per la crisi del lavoro, l’isolamento, la paura” ha, secondo Lucattini, “colpito la salute psichica della popolazione” aggravando le situazioni di disagio, da qui il suo accorato appello affinché le persone “chiedano aiuto” alle reti pubbliche e ci sia “maggiore attenzione all’ascolto” e a saper intercettare in tempo segnali di difficoltà e di pericolo.

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