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Strage di Ardea, Lamorgese: “Fatto gravissimo, capire perché quell’arma si trovava lì”

L'arma usata dall'assassino, che ha ucciso due bambini e un anziano, apparteneva a suo padre deceduto, una ex guardia giurata

Pubblicato:14-06-2021 14:03
Ultimo aggiornamento:14-06-2021 15:43
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SANTA MARIA IN ARACOELI. CELEBRAZIONI IN ONORE DI SANTA BARBARA, PATRONA DEI VIGILI DEL FUOCO
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ROMA – Si erano perse le tracce della pistola Beretta usata ieri per uccidere due bambini e un anziano ad Ardea. L’arma in precedenza era di proprietà del papà dell’omicida, Andrea Pignani, poi morto suicida. Risulta da fonti dell’Arma dei Carabinieri che l’arma avrebbe dovuto essere riconsegnata dai familiari di Pignani. In particolare, la madre ha riferito ai militari: “che la pistola del marito (una ex guardia giurata, ndr) non sarebbe mai stata più trovata dopo la sua morte nel 2020“.

Nei mesi scorsi non risultano denunce o esposti in relazione a minacce ai residenti o spari in aria o a salve nei mesi precedenti, nei confronti di Pignani, 35 anni. Inoltre, secondo quanto si apprende dai riscontri dei Carabinieri, non risulta una conoscenza pregressa tra il papà dei due bambini rimasti uccisi e l’assassino.

LAMORGESE: “FATTO GRAVISSIMO”

“Quello che è successo ieri è gravissimo. Era certamente una persona labile che aveva un’arma. Su questo aspetto stiamo cercando di capire tramite i carabinieri che sono presenti sul luogo”. È quanto dichiara, a margine di un vertice in prefettura a Firenze, la ministra dell’Interno, Luciana Lamorgese.


La ministra ricorda che nessuno “ha fatto denuncia della presenza di un’arma” da fuoco a casa del padre dell’assassino, un ex guardia giurata, al momento del suo decesso avvenuto l’anno scorso.

Attualmente, precisa, “la tracciabilità delle armi è garantita attraverso il Ced, ma è in via di conclusione un regolamento che disciplina il sistema informatico di questi dati. Si tratta di un testo già condiviso con le altre forze di polizia, è stato portato alla condivisione anche con le associazioni del relativo comparto”. L’auspicio della ministra è che “quanto prima veda la luce, evidentemente c’è stato un po’ di tempo di attesa, questo è verissimo però speriamo che nel giro di pochissimo questo regolamento che doveva essere adottato a fine 2018 veda la luce. C’è anche da dire però che ci sono accertamenti in corso per capire esattamente non solo la dinamica, che pare abbastanza chiara, ma come mai questa arma fosse lì dove non doveva essere”.

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