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BOLOGNA – Il sistema sanitario bolognese, dopo la chiusura dell’Hub di via Mattei, ha “perso i contatti” con dieci persone che erano ospitate nella struttura e sono malate di epatite C. Lo stesso vale per altri migranti malati di tubercolosi. Lo riferisce il consigliere comunale Marco Piazza (M5s), intervenendo in aula durante il question time di oggi, alla luce di una commissione che si è svolta a Palazzo D’Accursio per approfondire il tema delle epatopatie croniche.
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Piazza, in particolare, cita la presenza in commissione di Pierluigi Viale, direttore dell’unità operativa Malattie infettive del policlinico Sant’Orsola-Malpighi: “Ci ha informato di aver perso i contatti con dieci ospiti malati di epatite C, che stavano regolarmente seguendo la cura, accompagnati al centro per assumere i farmaci. Più altri in cura per la tubercolosi”. Inoltre Viale, riferisce sempre Piazza, ha spiegato che “interrompere la cura non vuol dire solo aver buttato via dei soldi, ma soprattutto il rischio che nei pazienti si sviluppino ceppi resistenti ai farmaci. E ricordo che l’epatite C è infettiva”.
E’ una delle “vicende umane” che riguardano le persone coinvolte nella chiusura dell’Hub e che però sono rimaste “in secondo piano”, sottolinea il consigliere grillino, mentre gran parte dell’attenzione si è concentrata sulla corsa allo “scarico delle responsabilità”. Oltre al tema sanitario, nell’Hub c’erano “persone che avevano trovato un lavoro a Bologna e non riuscirannno a mantenerlo”, continua Piazza, chi invece “aveva in atto percorsi per la richiesta dei documenti e dovranno interromperli”.
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