Pogacar non solo vince il Giro, ma ha anche il potere di farlo fallire

Il campione sloveno sta cannibalizzando il Giro. Se non vince lui, tira i compagni. Polemiche per il tracciato disegnato apposta per lui

Pubblicato:14-05-2024 13:42
Ultimo aggiornamento:14-05-2024 13:43

Pogacar
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ROMA – Tadej Pogacar ha già vinto tre tappe del Giro d’Italia, due in montagna e una a cronometro. Ad un certo punto, sul lungomare di Napoli, ha preso a tirare il gruppo, a fare il gregario per i suoi compagni, negli ultimi 700 metri della tappa. Voleva far vincere Molano. Il colombiano è poi arrivato terzo. Il punto è che Pogacar “sta costruendo le basi per raggiungere il grande obiettivo di diventare una leggenda del ciclismo, scrivono in Germania. “Se uno è una leggenda lo decidono gli altri”, risponde lui da Napoli.

Intanto il Giro è ai suoi piedi, in mezzo ad un po’ di polemiche. Perché gli hanno apparecchiato un tracciato disinnescato, col proposito piuttosto esplicito di portarlo fresco al Tour per una doppietta che non riesce a Pantani dal 1998. Solo che lui non si tiene, vuol vincere tutto. Spinge sempre, dà spettacolo per sé e per i compagni. Non solo vuole vincere il Giro, ma ha ormai anche il potere di farlo fallire. Un po’ come il Jep Gambardella di Sorrentino con le feste.

I suoi dirigenti a volte non sanno se essere felici o trattenere il fiato scrive la Faz- Perché Pogacar sperpera troppo i suoi poteri, cosa che i potenziali vincitori del Tour di solito non fanno. “Ma non puoi fermarlo. Lui è quello che è. Quando corre, vuole vincerle tutte”, dice il direttore sportivo degli Emirati Arabi Uniti Matxin Fernandez.

Non ha paura di immischiarsi nei grupponi di fuga, tira i compagni di squadra in montagna, e ha un vero e proprio istinto omicida. In primavera Pogacar ha fatto poche gare, la maggior parte delle quali vinte, e molto allenamento in quota. Un lavoro che dovrebbe pagare soprattutto alla fine della seconda e terza settimana del Giro, quando si affronteranno salite mitiche come quella del Mortirolo.

Al Tour dello scorso anno partì fortissimo ma “fu poi letteralmente distrutto dallo sforzo collettivo del Team Jumbo-Visma. La concorrenza al Giro non sembra poter fare niente di simile. Non c’è nessun avversario dello livello, al tour c’era il danese Jonas Vingegaard. E poi in Italia “ci sono 11.000 metri di dislivello in meno, quindi 11.000 metri in meno di sofferenza. Questo è ciò che ci ha motivato ad affrontare il doppio quest’anno”, ha detto il direttore della sua squadra Gianetti.

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