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Omicidio Pamela Mastropietro, la mamma all’assassino Oseghale: “Mostro, non ti perdono”

Dopo la lettera in cui Innocent Oseghale, condannato all'ergastolo per l'omicidio di Pamela nel gennaio del 2018, si è proclamato innocente, la mamma gli risponde con una lunga e durissima lettera

Pubblicato:14-05-2023 11:21
Ultimo aggiornamento:14-05-2023 11:49

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ROMA – “È disumano e terrificante tutto quello che tu e i tuoi amici avete fatto a mia figlia. È disumano il fatto che tu ancora non sei veramente pentito”. Inizia così la lunga lettera “al carnefice di mia figlia” con cui Alessandra Verni, la mamma di Pamela Mastropietro, risponde a Innocent Oseghale, il nigeriano in carcere con l’accusa di aver stuprato, ucciso e fatto a pezzi la 18enne romana il 30 gennaio di cinque anni fa. Mercoledì scorso il nigeriano aveva scritto a sua volta una lettera per dichiarare la sua innocenza. Poco più di due mesi, a fine febbraio 2023, la Corte d’assise d’appello di Perugia ha confermato nei suoi confronti la sentenza di condanna all’ergastolo. 

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“Ma adesso parlo io con te”, dice la signora Verni, per rispondere punto dopo punto alle dichiarazioni di Oseghale. “Punto uno. Tu dici e scrivi: ‘Pregiudizi legati al fatto che io sia immigrato’, ‘vista la mia condizione di ragazzo straniero che ha vissuto sulla sua pelle il viaggio in mare che ho fatto, partendo dalla Libia, che ho subito violenze di ogni genere insieme ad altre persone sequestrate dagli scafisti, mai e poi mai avrei violentato e ucciso pamela’. In risposta ti dico: ‘Basta. Basta nasconderti dietro a questa scusa, stai facendo fare brutta figura anche a tutte quelle persone che, scappando dalla Libia, sbarcano ogni giorno sulle coste della mia amata Nazione”.

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Prosegue la lettera: “A te e ai tuoi amici, vi abbiamo accolto, abbiamo offerto cure, integrazione. E voi, come avete ricambiato il favore? Rifiutando il lavoro perché preferivate delinquere? Approfittando della carità che il mio Paese vi ha dato? Violentando e massacrando con tanta cattiveria e precisione una ragazza di 18 anni italiana, bianca e cristiana? Italiana, come la Nazione che vi ha accolto. Bianca, come nella frase che tu hai detto a qualche tuo amico: ‘Ho una bianca da stuprar’. Come vedi- sottolinea la mamma di Pamela- i razzisti non siamo noi ma tu. Cristiana, come me e mai come dici di essere tu. Ti ricordo che tu avevi anche il permesso di soggiorno scaduto e chi doveva controllare che tu te ne tornassi al Paese tuo, non lo ha fatto. Quindi non parlare di razzismo con noi”.

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‘Punto due’, prosegue la lettera: “Tu dici e scrivi: ‘Ho intrapreso un cammino cristiano di fede. Ed è la fede che mi sta dando la forza di andare avanti’. Tu non immagini neanche cosa sia la fede, in passato sei stato aiutato anche da persone del clero (compreso anche per il pagamento dell’affitto di casa, mi sembra), hai persino partecipato alla giornata mondiale dell’immigrato nel 2017, portando anche la tua testimonianza. In tutte le udienze ti ho visto con un rosario al collo, anche Pamela portava il rosario al polso, te lo ricordi?”.
In una foto, racconta Alessandra Verini, quel polso con il rosario ha un “profondo squarcio. Perché, cosa dovevate nascondere? E la catenina con la madonnina miracolosa che Pamela indossava, te la ricordi? Dovresti, visto che le hai fatto sparire anche il collo, oltre altre parti del suo corpo. Perché Oseghale, perché? Se non ti ricordi, ti mando le foto di come hai ridotto il corpo di mia figlia. Ora ti chiedo: perché portavi il rosario all’epoca se poi dici che ora hai intrapreso, in carcere, un cammino cristiano? Forse, all’epoca, la tua era solo una strategia? Un’altra presa in giro nei confronti nostri? Oppure pregavi veramente Dio? Per tutto quello che hai fatto a Pamela escludo che tu pregassi Dio. E ti ripeto, non siamo noi i razzisti. Sai, io posso dirti che la fede che ho per Dio mi sta aiutando a sopportare questo dolore immane che tu hai provocato. Tu non sai neanche cosa significa portare un fardello così e affidarsi a Dio. Tu non immagini le lacrime versate, il dolore forte al cuore come fossero tante pugnalate. Tu non immagini la voglia di riabbracciare quel corpo che tu hai stuprato, ucciso, scuoiato, fatto a pezzi accuratamente, tolti degli organi. Perché tutto questo? Perché? Poi l’avete lavata con la candeggina, messa in due trolley e lasciata sul ciglio di una strada. Perché? Perché? Perché? Pensa se fosse stata tua figlia, come ti saresti sentito? Cosa avresti fatto? Per tutto quello che hai fatto a Pamela, io non ti credo”.

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La mamma di Pamela passa poi al ‘punto tre’: “Tu dici e scrivi: ‘Oggi in carcere lavoro 7 ore al giorno dal lunedì al venerdì, ho fatto un corso di alfabetizzazione, faccio molta attività fisica, ascolto musica, guardo la tv’. Ho sempre immaginato come te la potevi passare in carcere e, da come scrivi, mi sembra bene. Sai che sei mantenuto da me e dal popolo italiano? Eh già! E mi dà così fastidio questa cosa- dice Alessandra Verni- che sto pensando di… di certo non vengo a dire a te quello che farò, ma come vedi anche in questo caso non puoi dire che siamo razzisti nei tuoi confronti. Spero che lavori tanto, 7 ore al giorno secondo me sono poche, visto che hai dei risarcimenti da pagare. E ricordati che anche l’ergastolo è sempre poco per quello che hai fatto a Pamela. Se non riesci, chiedi aiuto a chi paga quei due avvocati che provano ancora a difenderti, sappiamo tutti che non sono d’ufficio ma sono di fiducia. Quindi: come li paghi? O chi li paga?”.
‘Punto quattro’, prosegue ancora la mamma di Pamela, rivolgendosi ad Oseghale: “Tu dici: ‘le ricostruzioni del processo non hanno tenuto conto delle tante prove a mia discolpa’. Ma quali prove a tua discolpa? Hai due avvocati, sette consulenti (tutti bianchi). Ti sono state date alle udienze interpreti (che a mio avviso neanche servivano, dato che tu parli italiano, ti ricordo che con Pamela, con la tua compagna e con i tuoi avvocati tu parlavi e parli in italiano); per non parlare anche degli interpreti nigeriani, i quali furono stati minacciati, ma da chi? Ne sai qualcosa? Perché chi doveva indagare non ha accentuato le indagini anche su questi episodi, come su tanti altri aspetti? Mi sembra che qui chi sta pagando e si farà veramente l’ergastolo a vita sono io. Anche qui mi sembra che non puoi parlare di razzismo o oppressione giudiziaria. Non mi fai pena”. ‘Punto cinque’, si legge quindi nella lettera: “Tu dici: ‘abbiamo avuto rapporti sessuali con il consenso di entrambi’. Tu pensi veramente che io ti creda?
Ti ricordo che nelle tue ‘confessioni’ hai sempre dichiarato di aver avuto rapporti con Pamela già prima di arrivare a casa tua, precisamente al sottopassaggio di Fontescodella, ma purtroppo per te smentita dal fatto che quello stesso giorno, proprio nel luogo da te indicato, le forze dell’ordine stavano effettuando una retata”.

Scrive ancora Alessandra Verni: “Ti ricordo anche che sul braccio, dove le avete fatto la puntura sul polso, Pamela aveva il segno di una presa, come se qualcuno di voi la stesse trattenendo con la forza. E tutti quei tagli sulla pelle? L’avete torturata? Quindi come vedi non hai mai detto la verità! Come anche il fatto che all’inizio accusasti sia Desmond che Awelima della loro presenza in casa quel giorno. Perché allora poi non hai più parlato di loro? Eppure Desmond venne con te a comprare l’acido, ma non trovandolo avete preso litri e litri di candeggina. Perché?”. ‘Punto sei’: ‘Tu dici: ‘Pamela ha consumato una sostanza che non avevo mai visto’. Ma se hai detto che la droga gliela hai data tu con il tuo amico, come fai a dire che non sapevi cosa fosse? E ripeto- dice la signora Verni- perché lo squarcio profondo sul polso di Pamela?”. ‘Punto sette: “Tu dici: ‘mi ha assalito la paura di perdere la compagna e i figli. Avevo paura di perdere tutto quello che avevo sognato, avere una famiglia’. Per colpa tua mia figlia ha perso la sua vita e con lei anche i suoi sogni e i miei e quelli della mia famiglia. Oltre ad aver massacrato mia figlia tu hai ucciso anche noi, a tutto questo non ci pensavi, mentre le facevi del male?”.

‘Punto otto’: “Tu dici: ‘ho commesso lo sbaglio più grande della mia vita, non chiamando subito l’ambulanza e la polizia’. Lo sbaglio più grande- sottolinea Alessandra Verni- è quello di non aver aiutato una ragazza che voleva tornare a casa, ne hai approfittato, come anche dichiarato da un tuo stesso connazionale, il quale affermava che venivano periodicamente portate, nella tua abitazione, delle ragazze provenienti da comunità terapeutiche per fare festini a base di droga e sesso insieme ai tuoi amici”. ’Punto 9’: “Tu dici: ‘con la madre sto condividendo lo stesso dolore, anche io ho perso i miei figli’. Non ti permettere di paragonare il mio dolore, che tu hai causato, con il tuo. Ricordati: Dio è buono ma anche giusto. E fidati che moriremo tutti. Un giorno, quando i tuoi figli vorranno conoscere chi eravate tu e quella che non ha avuto neanche il coraggio di presentarsi in udienza… La stessa tua compagna che dichiarò, quando ti fece la video chiamata il 30 gennaio 2018, di aver sentito voci di altri uomini e il pianto di una ragazza. Bè, quel giorno tu li perderai per sempre, mentre io ho ancora la speranza di riabbracciare in paradiso mia figlia. Sappi che se un giorno si dovessero presentare alla mia porta i tuoi figli, io li abbraccerò, perché anche a loro tu hai distrutto il cuore”.

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Pamela, dice la mamma, si sarebbe potuta salvare “se avesse incontrato sul suo percorso persone degne. Purtroppo ha solo incontrato mostri. E tu sei uno di loro, un mostro”. ‘Punto 10’: “Tu dici: ‘penso spessissimo a Pamela, sono dispiaciuto e addolorato’. Io penso ogni secondo di ogni giorno a mia figlia, a quello che ha passato e che le hai fatto passare. Penso a quei momenti in quella casa, tu li sapresti raccontare meglio, se solo dicessi la verità. Penso alla paura che le avete fatto provare, al dolore, alle sue grida (soffocate dalla musica alta che avevi messo), alle sue lacrime mentre la trattenevate per violentarla. In quanti eravate? Forse hai dimenticato che su Pamela, oltre al tuo e a quello del tassista argentino, sono stati trovati altri due Dna. Di chi sono? Tu lo sai, parla Oseghale! Sto male nell’immaginare tutto quello che ha passato mia figlia, tu non immagini neanche cosa provo io. Non ti hanno insegnato nulla i tuoi genitori sul rispetto della vita? Sul rispetto per gli altri? Io e mia figlia siamo state insultate e calunniate, oltre al dolore, pensa, devo anche sopportare queste maldicenze. Oltre a leggere libri e articoli scritti da persone che non hanno ancora capito nulla della storia o che, per ordini superiori, non possono far uscire certe notizie perché pericolose per alcuni poteri forti. Sai quante cose ho dovuto e devo sopportare? Ma quello che tu hai fatto supera ogni livello umano di sopportazione e di dolore. Io non ti perdono”.

Aggiunge infine la signora Verni: “Come vedi hai sempre mentito e continui ancora a negare l’evidenza constatata e confermata in quattro gradi di giudizio. Se tu fossi veramente pentito faresti i nomi dei tuoi complici (compreso chi vi ha aperto la porta di casa a te e a Pamela), spiegheresti come mai Pamela è morta per le due coltellate che le avete dato, racconteresti del perché avete usato ‘il trasparente di plastica’ (come raccontato da uno dei tuoi amici), diresti la verità. Se tu fossi veramente pentito… Ora rispondi a tutte queste mie domande. Ricorda, Gesù dice: ‘Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia perché saranno saziati’. Ed io ho tanta fame e sete di giustizia. Dio e tutta la schiera celeste è con me e insieme anche al mio angelo Pamela. Ti hanno già dato dimostrazione della loro potenza. Oseghale, non aver paura delle persone che fingono di proteggerti (perché di te in realtà non gliene importa niente), ma abbi paura dell’ira di Dio. Dio è con me”.

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