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Covid, 7.567 nuovi casi e 182 decessi. Rezza: “Situazione indiscutibilmente in miglioramento”

Il direttore della prevenzione del ministero della Salute: "L'evoluzione positiva della situazione epidemiologica ci consente di riaprire con gradualità"

Pubblicato:14-05-2021 18:01
Ultimo aggiornamento:15-05-2021 11:38

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ROMA – Sono 7.567 i nuovi casi di Covid in Italia su 298mila tamponi eseguiti. Il numero dei decessi è invece pari a 182, in diminuzione rispetto ai 201 di ieri. Lo ha annunciato in conferenza stampa Gianni Rezza, direttore della prevenzione del ministero della Salute, durante la presentazione dei dati settimanali della cabina di regia sul monitoraggio dell’epidemia Covid-19. “C’è ancora una scia di 99 ingressi in più in terapia intensiva e 182 decessi, anche questa una coda lunga dovuta ad infezioni accumulatesi nelle scorse settimane. Andiamo incontro a graduali riaperture ma i comportamenti individuali – ha ricordato Rezza – è sempre bene che restino aderenti alle misure di prevenzione del contagio”.

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REZZA: “VACCINARE I GIOVANI PER ABBATTERE RISCHIO VARIANTI”

“I dati sono chiari e confortanti. Sono tutt’altro che un ottimista, in genere, ma la situazione epidemiologica sta indiscutibilmente migliorando“. Così Rezza sull’andamento della pandemia in Italia. “Rt è sotto 1 costantemente, l’incidenza è in diminuzione – conforta ancora Rezza – Ci piacerebbe andare presto sotto i 50 casi, è il nostro obiettivo, perché significa tracciare. Gran parte di questo è l’effetto delle misure prese nelle settimane precedenti, questo ci consente di riaprire con gradualità, in vista della stagione estiva. Il primo fattore da considerare è la campagna vaccinale, soprattutto per le persone a rischio di malattia grave e le persone anziane. In questo momento, proprio perché bisogna cogliere il momento della relativa calma e della diminuzione graduale, bisogna accelerare la campagna di vaccinazione – ribadisce il direttore della prevenzione del ministero della Salute – l’obiettivo è abbattere il rischio di varianti. Più è ampia la fascia di popolazione coperta, minore è la possibilità che nuove varianti si diffondano. L’obiettivo per questo è vaccinare quante più persone giovani“. Rezza ha anche citato uno studio in Israele che “ha stimato l’efficacia in pratica dei vaccini e hanno dimostrato che nel 90% si riesce a bloccare l’infezione. Quando raggiungeremo con il vaccino anche le fasce di età più giovani riusciremo a bloccare anche la circolazione virale, non solo la severità della malattia”.


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“ESSENZIALE PROTEGGERE PAESI A BASSO REDDITO”

“Per la fascia di età 12-15 anni ci sono ora i dati sulla vaccinazione sperimentale che ci dicono che il vaccino sta funzionando. Era un dato atteso, perché non avrebbe dovuto funzionare?”. Così Gianni Rezza, alla guida della direzione della prevenzione del ministero della Salute, commentando l’avvio della vaccinazione dei bambini tra i 12 e i 15 anni negli Stati Uniti. “Perché vaccinare i bambini?”, chiede retoricamente Rezza, che spiega: “È vero, non sviluppano la forma grave della malattia, ma se si vuole ottenere un effetto forte di controllo dell’infezione è necessario vaccinarli. Se non lo facessimo, l’epidemia potrebbe circolare anche oltre il dato atteso. È essenziale proteggere anche i Paesi a basso reddito: se lasciamo correre questo virus, come abbiamo visto in Brasile, India, la circolazione resta forte e con un’alta densità di popolazione il virus circola maggiormente e crea nuove varianti, magari anche resistenti ai vaccini. È un altruismo interessato, utilitaristico ma necessario”, aggiunge Rezza.

“NO AL TEST SIEROLOGICO TRA LE DUE DOSI”

“Rispetto al test sierologico dopo il vaccino, credo che si possa considerare nel momento di un richiamo, ovvero una nuova dose oltre il ciclo già fatto, ma non nel caso di un test tra una dose e l’altra. In ogni caso io mantengo le stesse misure di attenzione anche dopo l’immunizzazione”. Così Gianni Rezza commenta l’ipotesi di un test sierologico dopo la prima dose di un vaccino, per verificare la capacità anticorpale sviluppata. “L’unica possibilità per consigliare il test sierologico è se si è avuto il Covid nei tre mesi precedenti. In ogni caso – ricorda il direttore – non è questa una campagna vaccinale che possa prevedere un test sierologico prima della somministrazione, non c’è bisogno di farlo, renderebbe tutto molto complicato”.

“DALL’INGHILTERRA DATI CONFORTANTI SU ASTRAZENECA”

“I dati inglesi su AstraZeneca sono confortanti anche per la questione della seconda dose, rispetto ai rari casi di eventi trombotici. In Inghilterra hanno abbattuto la mortalità da Covid in maniera eccezionale grazie al ricorso alle due piattaforme vaccinali, al 50%, di siero a mRna e a vettore virale. Del resto anche Ema si è pronunciata: con l’avanzare dell’età diminuisce ancora di più il raro evento avverso, mentre aumenta il rischio di un Covid grave. Noi vogliamo che i vaccini siano sicuri e che abbattano la mortalità da Covid”. Lo afferma Gianni Rezza a margine della conferenza della cabina di regia sul monitoraggio dell’epidemia. “L’allarme sulla variante indiana dal Regno Unito, la B.1.617 – spiega il dirigente del ministero – con due sotto varianti di livello preoccupante, ha generato un paio di focolai. Metà dei casi erano legati al rientro di persone dall’India. Sembra che questa variante abbia una elevata trasmissibilità, quindi sono giustificate misure restrittive laddove è presente, ma non risulta ancora un’aggressività clinica, né una sua capacità di immune escape, ovvero di evadere il vaccino, diversamente dalla variante sudafricana che ha capacità di aggirare il vaccino. Giusto che gli inglesi non vogliano rischiare, dopo aver fatto tanto per proteggere la popolazione”.

BRUSAFERRO: “TRE REGIONI HANNO NUMERI DA ZONA BIANCA”

È un anno che condividiamo i dati della cabina di regia: è doveroso ricordare che dietro questi dati c’è un impegno costante dei colleghi delle Regioni, dell’Istituto superiore di sanità, del ministero della Salute e dei colleghi della Fondazione Bruno Kessler. È davvero un impegno corale”. Così Silvio Brusaferro, presidente dell’Istituto superiore di Sanità e portavoce del Cts, aprendo i lavori della conferenza settimanale della cabina di regia sull’epidemia da Covid-19. “Continua la decrescita dei casi in Italia, anche se lenta – entra nel vivo della conferenza, Brusaferro – Anche l’incidenza, di conseguenza, è in diminuzione, sia nel flusso dell’Iss, che risale alla settimana scorsa, sia nel flusso del ministero, che risale a ieri sera. 96 per l’Iss e 106 per il ministero, i valori, con tre Regioni che sono scese sotto la soglia di 50 nuovi casi per 100mila abitanti. Un segnale positivo – enfatizza il presidente Iss – perché significa che recuperiamo la capacità di tracciamento”.

SCENDE ANCORA L’ETÀ MEDIA DEI NUOVI CASI

Rispetto all’età mediana dei nuovi contagi, spiega Brusaferro, “è ancora più bassa: da 41 anni la scorsa settimana a 40 anni. La stessa cosa avviene con il primo ricovero e l’età mediana, a 64 anni questa settimana. Il trend di decrescita dei casi si conferma anche nella fascia di età 0-9 anni, mentre le curve sulle persone sopra i 60 anni hanno una decrescita molto più veloce, seguita dalla fascia di età 70-79 e 80-89, effetto della campagna vaccinale in corso”. Anche per l’Rt si confermano dati incoraggianti, come spiega Brusaferro: “Si stabilizza intorno a 0,86 rispetto a 0,89 della settimana passata, questo ci dice che l’epidemia non si sta espandendo. Analogo ragionamento per i dati di decrescita che riguardano i ricoveri in area medica: “Siamo al 24%, rispetto al 29% della settimana precedente – spiega il presidente Iss – da 18.176 casi a 14.137. La terapia intensiva è passata dal 27% al 23%, con solo tre Regioni con un’occupazione posti in terapia intensiva sopra il 30%”. Un altro elemento positivo: “I casi associati alle catene di trasmissione decrescono altrettanto, con capacità di tracciamento che passa invece da 38 a 40%. La proiezione dei posti letto in tutte le Regioni indica che la saturazione è piuttosto bassa, un altro elemento rassicurante”, sottolinea Brusaferro.

L’ANDAMENTO DELLA CAMPAGNA VACCINALE

“Dal lato delle vaccinazioni, fortemente caratterizzante, stanno crescendo le fasce di età 70-79, 60-69 e 50-59. L’impatto delle vaccinazioni, al crescere della copertura, decresce fortemente nei casi”. Lo dichiara Silvio Brusaferro, presidente dell’Iss e portavoce del Cts, illustrando i dati della cabina di regia sul monitoraggio dell’epidemia da Covid-19. Analoga comparazione anche sulla mortalità e sui ricoveri in terapia intensiva: “Tutte le Regioni sono in uno scenario compatibile di tipo 1, in parallelo all’Rt. Ci sono 4 Regioni con classificazione del rischio complessivo moderato ma tutte le altre sono a rischio basso”, spiega Brusaferro. La pressione sui servizi ospedalieri “è in diminuzione, la stima di Rt sui sintomatici resta stabile e sotto soglia epidemica. Come Paese siamo ancora a due volte l’incidenza, intorno a 100, bisogna quindi arrivare al valore di 50, andando sempre più a scendere – ricorda il presidente Iss – Unico segnale di allerta, in questo quadro positivo, è la questione varianti – ricorda Brusaferro – quella inglese è ancora prevalente, ma faremo uno studio di prevalenza a giorni per sapere di più sulla diffusione delle altre”. La conclusione per Brusaferro è che “la riduzione dei nuovi casi rimane quindi molto importante, così come, però, serve mantenere le misure di mitigazione e il distanziamento tra le persone, e aumentare la vaccinazione”.

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