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VIDEO | La cicloattivista: “No pista ciclabile, no uso bici”

L'idea dell'attivista Sara Poluzzi (Salvaiciclisti) su come incoraggiare l'utilizzo della bici a Bologna: "Quando si crea l'infrastruttura le persone arrivano"

Pubblicato:14-05-2020 13:47
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 18:19
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BOLOGNA – “Se dai un incentivo per acquistare una bicicletta, ma poi non ci sono le piste ciclabili le persone non si sentono sicure ad usarla”. Così la ‘cicloattivista’, Sara Poluzzi salita alla ribalta qualche anno fa quando, era il 2015, raccolse oltre 60.000 firme online e portò avanti una battaglia (vinta) per ripristinare l’abbonamento treno più bicicletta in Emilia-Romagna. Oggi Poluzzi, come racconta alla ‘Dire’, sa che “la situazione è molto migliorata”, con l’arrivo di nuovi treni, anche più puntuali, ma sa anche che si può sempre fare di più per trasformare la città ‘a portata di bicicletta’ che è “il mezzo di trasporto più semplice, economico ed ecologico da usare”. Eppure con l’avvio della fase 2 e i timori di una nuova pandemia per gli spostamenti c’è l’idea diffusa che sarà l’auto a riprendere piede e spazio nelle strade.

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La stessa Poluzzi pochi giorni fa si è sfogata sul gruppo Facebook ‘Salvaciclisti’ perchè, in questi giorni di quarantena, obbligata a spostarsi in macchina per lavoro, ha notato “che c’era tantissimo traffico mentre mi sarei aspettata che con le aziende quasi tutte chiuse ce ne fosse meno di prima”. Anche se, in questo caso, la spiegazione può essere “il peso dell’utilizzo ridotto dei mezzi pubblici“, considerati appunto i timori per la diffusione del Covid-19. E, più in generale, dice, “il problema è sempre lo stesso: servono le infrastrutture”.

Ora che lavora a Imola, ad esempio, Poluzzi racconta di prendere il treno ma poi, una volta scesa, di seguire una pista ciclabile che a un certo punto si interrompe. Quindi “capisco alcuni miei colleghi se preferiscono la macchina” e non si sentono sicuri.

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Ma usare o meno la bicicletta dunque, è un problema culturale o solo di mancanza di infrastrutture? Forse, entrambi. “lo abbiamo visto anche a Bologna con la ciclabile sui viali. All’inizio tutti si chiedevano perché e a cosa servisse e ora invece non c’è mai un giorno in cui sia vuota”. Quindi, “quando si crea l’infrastruttura le persone arrivano. A Bologna, quando davvero si creerà una pista ciclabile sulle direttrici principali, che magari per adesso può essere pure una riga disegnata per terra, Poluzzi è convinta che si “creerà un flusso”. Prima “si crea l’infrastruttura e poi le persone arrivano. Il flusso crea le abitudini e i comportamenti che poi modificano le vita delle persone“.

La speranza della cicloattivista, infine, è che questa rottura delle abitudini obbligata causata dall’emergenza coronavirus “possa consentire a molte persone di fare una riflessione. Anche se non è una questione di causa effetto ci sono studi che dimostrano che l’inquinamento abbia favorito la diffusione del virus”.

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