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Apre a Mestre uno spazio dedicato all’innovazione e al lavoro ibrido

Il nuovo Business Center HiVe-M9 si propone come una sede di lavoro alternativa, che le aziende possono utilizzare con formule all inclusive

Pubblicato:14-04-2022 18:32
Ultimo aggiornamento:15-04-2022 11:20

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VENEZIA – Ha aperto ufficialmente le porte il 1 aprile a Mestre il nuovo Business Center HiVe-M9, spazio dedicato all’innovazione e al lavoro ibrido creato dalla Fondazione di Venezia con l’obiettivo di dare nuova vita al secondo piano del chiostro dell’M9, in centro città. Il Business Center si propone come una sede di lavoro alternativa, che le aziende possono utilizzare con formule all inclusive, usufruendo quindi di tutti i servizi disponibili come mobilio, connessioni, stampanti, portineria e sale riunioni o eventi.

L’idea è che le aziende possano trarre molti vantaggi da una soluzione di questo tipo, che rende più semplice andare incontro alle nuove esigenze dei lavoratori legate ad esempio allo smart working e alla necessità di disporre di spazi flessibili. Ecco allora che la possibilità di accedere immediatamente agli spazi senza dover investire in ristrutturazioni, connessioni e mobilio, e senza doversi preoccupare delle utenze, dà la possibilità di aprire in tempi brevissimi una sede, anche temporanea, sul territorio. E, ancora, il fatto di condividere gli spazi comuni con altre aziende di diversi settori favorisce la creazione di una rete, lo sviluppo di relazioni che sono alla base delle iniziative imprenditoriali. Gli uffici si sviluppano su un totale di 600 metri quadri e l’idea è che le aziende possano affittare lo spazio che gli serve per il tempo che gli serve, anche solo due settimane, concordando un canone all inclusive. Sale riunioni ed eventi potranno poi essere affittate anche da chi non dispone di un ufficio nel Business Center, e questo favorirà ancor più la nascita di sinergie.

Al momento il 55% degli uffici privati sono già stati affittati e per il 18% degli spazi è aperta una trattativa”, spiega Ilaria Edel Muzzati, che ha gestito la nascita del Business center e ora tiene i rapporti con le aziende che occupano gli spazi. “Facciamo un contratto di servizio, non di affitto, e prevediamo un canone tutto compreso. Così le aziende possono lavorare senza doversi occupare di tutta una serie di incombenze -c’è anche la segreteria- e questo consente ad esempio di fare a meno di una serie di figure, ma anche di non avere incertezze dal punto di vista economico per quanto riguarda ad esempio le utenze”, racconta. “Il contratto flessibile permette di poter entrare e uscire velocemente, vogliamo valorizzare tutte le opportunità di business”, continua. Al momento, tra le prime realtà ad aprire un ufficio al Business center ci sono Sas, azienda leader negli analytics, e Banca Intesa, che all’M9 ha portato il suo Laboratorio Esg.


“Dopo il mio insediamento abbiamo ridefinito la funzione di questa area, che avrebbe dovuto essere un centro commerciale”, ricorda il presidente della Fondazione di Venezia Michele Bugliesi, che quantifica in circa 400.000 euro l’investimento richiesto per l’adattamento degli spazi. “Crediamo sia molto più interessante creare un insieme di attività che dialogano con il Museo M9 sul fronte dell’innovazione, cambiando anche la funzione del luogo da centro di acquisto a centro di innovazione”. Lo spazio “si presta alle nuove modalità di lavoro”, non per niente presto “sarà uno dei luoghi della rete Veniwhere, in quanto aderisce alla stessa logica”, e soddisfa un requisito fondamentale, che è quello di essere bello, continua poi Bugliesi, soddisfatto del nuovo corso dell’area M9, che fin dall’apertura ha avuto una storia travagliata prima a causa delle difficoltà nel locare gli spazi commerciali e poi a causa della pandemia, che ha finora impedito al Museo di avere il successo sperato. Ora “stanno succedendo una serie di cose”, conclude Bugliesi che immagina che “per l’autunno” si possa arrivare a regime. 

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