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Egitto, rinviata al 9 maggio l’udienza per Ahmed Samir Santawy

Il ricercatore egiziano a processo per gli stessi reati di cui è accusato Patrick Zaki. Noury (Amnesty): "È la terza volta, ma il reato contestato non esiste"

Pubblicato:14-03-2022 14:35
Ultimo aggiornamento:14-03-2022 15:25

Ahmed Samir Santawy
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ROMA – È stata rinviata al 9 maggio l’udienza del nuovo processo che si è aperto per Ahmed Samir Santawy, il ricercatore egiziano della Central European University di Vienna, che deve rispondere del reato di diffusione di false notizie in patria e all’estero. Lo hanno confermato fonti presenti in aula all’agenzia Dire. Sempre alla Dire, il portavoce di Amnesty International Riccardo Noury ha dichiarato: “Com’era prevedibile, le speranze nate dalla decisione di rivedere la condanna di Santawy si sono ridotte in una attesa lunghissima. Siamo al terzo rinvio del nuovo processo. Santawy, la cui storia è molto simile a quella di Patrick Zaki, è stato già condannato a 4 anni di carcere per le sue comunicazioni sui social network che non presentano nulla di penalmente rilevante. Ci auguriamo che il 9 maggio sia l’occasione per porre fine a questa situazione”.

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Il portavoce conclude evidenziando che “Ahmed, come Patrick, non avrebbe mai dovuto mettere piede in una prigione“. Santawy è stato arrestato in Egitto nel febbraio del 2021, dove era rientrato per una vacanza e, dopo mesi di detenzione cautelare, è stato condannato a quattro anni di reclusione. Il mese scorso tuttavia un giudice ha annullato la sentenza, proprio nel giorno in cui il presidente Abdel Fattah Al-Sisi era in visita a Bruxelles per partecipare al vertice tra Unione europea e Unione africana. Una circostanza che, secondo vari difensori per i diritti umani, non è stata casuale ma effetto dei colloqui che il capo dello stato egiziano ha tenuto con le autorità belghe che lo hanno accolto nella capitale, prima del summit presso le istituzioni europee.


Santawy, che presso la Central European University compiva studi sui diritti riproduttivi delle donne in Egitto, è stato incriminato per alcuni post su Facebook critici verso le autorità egiziane. Il reato di diffusione di false notizie in patria e all’estero secondo la legge egiziana prevede una condanna fino a cinque anni di reclusione a cui può essere aggiunto il pagamento di una multa, le stesse pene che rischia anche Patrick Zaki, il ricercatore dell’Università ‘Alma Mater Studiorum’ di Bologna che, nonostante il rilascio, attende l’udienza il prossimo 6 aprile. 

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