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A Velletri il processo per la piccola Lavinia, investita all’asilo: in aula il racconto dei genitori

La bambina venne investita nel parcheggio del suo asilo nido, da cui era uscita da sola, senza che nessuno vigilasse

Pubblicato:14-03-2022 13:21
Ultimo aggiornamento:14-03-2022 19:05
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giustizia
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VELLETRI – “Questa è Lavinia il giorno prima dell’incidente, quel 7 agosto 2018, questa è Lavinia oggi: una bambola tra le bambole”. È Lara Liotta, mamma della piccola, a sfogliare davanti al Pubblico ministero e al giudice le foto della sua bambina che dopo quell’investimento nel parcheggio dell’asilo, a Velletri, che l’ha ridotta “in stato vegetativo di minima coscienza”, vive tra respiratori, farmaci, pannolini, con assistenza infermieristica costante. Si è tenuta oggi, intorno alle 12.45, al Tribunale di Velletri la prima udienza dibattimentale del processo sul caso della piccola Lavinia Montebove che ha visto deporre i genitori, rappresentati dall’avvocata Cristina Spagnolo, e l’Ispettore Paolo Colasanti che quel giorno sostituiva il Dirigente commissario di Velletri.

Le imputate, la maestra Francesca Rocca rinviata a giudizio per abbandono di minore e l’investitrice Chiara Colonnelli per lesioni gravissime, difese dall’avvocata Francesca Scifoni, hanno assistito all’udienza e al termine non hanno voluto rilasciare dichiarazioni ai giornalisti presenti. “Per rispetto della famiglia che ha diritto di parlare”, ha detto Chiara Colonnelli che in questi anni ha sempre avuto dei discreti contatti, come riferito anche dai genitori in aula, per informarsi sulle condizioni di Lavinia. Per scongiurare il rischio di prescrizione l’avvocato dei genitori ha chiesto alla Giudice “una calendarizzazione serrata delle udienze” e sono state fissate già le successive all’11 aprile alle 9.30 e al 30 maggio alle 9.

Al tempo dei fatti la piccola aveva 16 mesi e gattonava. Lara, come ha raccontato ricostruendo i momenti in cui viene informata dell’accaduto, stenterà a riconoscerla per le condizioni in cui è ridotta: “Per le fratture di quasi tutte le ossa della scatola cranica”. Così Lavinia arriva al Bambino Gesù dove viene portata con l’eliambulanza dal Pronto Soccorso di Velletri dove sono proprio le due imputate ad accompagnare la bambina.


LA RICOSTRUZIONE DELLA MAMMA

Lara Liotta ha ricostruito le fasi concitate in cui viene informata di quanto accaduto a sua figlia: “Ricevo una telefonata da un numero che non conosco – è il cellulare che poi scoprirà essere dell’investitrice, una mamma che era passata a scuola per salutare – e una voce mi urla di ‘correre, correre’ è quella della maestra Rocca. È viva? è viva?- chiede Lara- ma come è potuto succedere che stesse nel parcheggio se non camminava? ‘Stavo mettendoli in fila per rientrare dal parchetto- prosegue Lara nel racconto riferendo le parole della maestra- e il piccolo A. ha urlato per un piede incastrato. Mi sono occupata di lui” e in quel momento sarebbe accaduto l’investimento della bambina. Il fratellino di Lavinia, come risulta dai racconti dei genitori e come emerso in questi anni dal piccolo e dalle sue esternazioni, non avrebbe visto nulla di quanto accaduto alla sorellina perché dentro la struttura.

LA VERSIONE DELL’INVESTITRICE, IL RACCONTO DEL PAPÀ

È questo il punto su cui si è maggiormente concentrato il PM ovvero l’incontro, avvenuto il 28 agosto, a pochi giorni dall’incidente, in un parco di Velletri con l’investitrice nel corso del quale la signora avrebbe dato una versione dei fatti diversa da quella riferita dalla maestra a mamma Lara. Lavinia in quei giorni è ancora ricoverata e in bilico tra la vita e la morte. Massimo Montebove ha ricordato così quell’incontro: “Ha detto di esser entrata in quel parcheggio, di aver girato e di essersi allora accorta della bambina, immersa in una pozza di sangue. Non ha visto altre persone vicino e ha urlato per farsi sentire dalla maestra che si è affacciata dalla struttura”. Dunque Lavinia era sola fuori? O c’era la maestra vicino a lei? È qui che tra la primissima versione e questa seconda, diversa, emergerebbe un quadro diverso della scena. In merito al risarcimento ad oggi c’è stato quello previsto dall’RCA Auto dell’investitrice rispetto al quale è stata chiesta un’integrazione in base all’aspettativa di vita della bambina e alle spese affrontate dalla famiglia che sono solo parzialmente coperte dall’ASL: “12 ore di assistenza infermieristica mentre Lavinia ha bisogno di assistenza sempre e una parte dei materiali” come ha ricordato Massimo Montebove. La maestra a nome dell’asilo ha proposto un risarcimento di 1 euro che la famiglia ha rifiutato. La vita della famiglia intera è stata stravolta: dal lavoro, lui poliziotto e lei vigile del fuoco, alla gestione degli altri due bambini della coppia, alla casa sistemata per le esigenze di Lavinia, “un ospedale” ha detto mamma Lara tra fisioterapisti, infermieri, e l’aiuto dei nonni. Ad una bambina che solo il giorno prima tentava i suoi primi passi, come ha raccontato Lara. Altro punto affrontato la posizione della maestra in questi anni verso la famiglia. Come risulta dai racconti dei genitori e come sottolineato dall’avvocata Scifoni, avrebbe chiesto di visitare la piccola in ospedale. Papà Massimo ha spiegato: “In quei giorni non volevamo nessuno”. Da allora per tre anni non si è mai fatta viva”, ha detto mamma Lara. Saranno 11 i testimoni in comune tra le due parti e 30 nel complesso. Il calendario già fissato per le prossime due udienze è ciò che i genitori di Lavinia attendevano. Le condizioni della piccola sono sempre in bilico, tra alti e bassi, e come ha detto l’avvocata Spagnolo alla fine dell’udienza: “Vogliamo esser sicuri che lei sia con noi fino alla fine del processo”. Domani Lavinia compirà 5 anni. 

LE PAROLE DEL PAPÀ PRIMA DELL’UDIENZA

“È un giorno tanto atteso, vogliamo solo giustizia”. A parlare con i giornalisti presenti è Massimo Montebove, papà della piccola Lavinia, in stato vegetativo dal 2018 quando a 18 mesi è stata investita nel parcheggio della scuola a Velletri.

Inizia oggi il processo nei riguardi della maestra Francesca Rocca – rinviata a giudizio per abbandono di minore – e dell’investitrice di Lavinia per lesioni gravissime.

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Sul processo l’ombra della prescrizione: “Ci aspettiamo una calendarizzazione delle udienze, di arrivare fino in fondo e che si chiarisca il merito delle responsabilità”, ha detto Lara, la mamma della piccola.

L’AVVOCATA: “STAMPA SIA EQUANIME”

“Equanimità” da parte della stampa. L’ha chiesta con fermezza Anna Scifoni, avvocata nel processo sul caso della piccola Lavinia Montebove, ridotta in stato vegetativo dopo esser stata investita a 16 mesi nell’asilo di Velletri ‘La Fattoria di Mamma Cocca’. “Le imputate sono presenti in aula- ha detto riferendosi alla maestra Francesca Rocca e l’investitrice Chiara Colonnelli- Ricordo che c’è la presunzione di innocenza, tante cose non si sanno e verranno alla luce nel corso del processo. Si procede per l’accertamento delle responsabilità personali se ci saranno, e io mi auguro che non ci siano nella misura in cui questo è stato un tragico evento. Nessuno ha abbandonato nessuno”.

Alla domanda dell’agenzia Dire sul perché la maestra non abbia mai contattato i genitori della bambina, la legale ha risposto: “È stato un silenzio di rispetto. Non è stato recepito un avvicinamento della maestra, ed è anche stato riferito che il signor Montebove non gradiva”.

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