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‘We Expat’, un docu-film tra Bologna e Amsterdam

Parte il crowdfounding per raccontare la vita degli espatriati, tra difficoltà e ottimismo

Pubblicato:14-03-2019 13:44
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 14:14
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BOLOGNA – Tre storie per raccontare la vita degli ‘espatriati di lusso’, tra difficoltà e ottimismo. Brenda, Natalya e Anky sono le protagoniste di “We Expat”, il progetto di documentario di Laura Frontera e Giordano Polidoro che, come tanti italiani della loro generazione, si sono trasferiti da Bologna all’estero “non per fuggire, ma per respirare un’aria diversa da quella che c’è qui”.

“Giordano ha lasciato un lavoro a tempo indeterminato, perché in realtà non eravamo davvero soddisfatti“, racconta Laura spiegando che, quando nel 2014 sono partiti per l’Olanda, in valigia avevano più sogni che certezze. Dopo i primi tre mesi, durante i quali Laura ha lavorato a un’associazione italo-olandese tramite un bando europeo, i due avevano già conosciuto molte persone ‘come loro’. Messico, Russia, Brasile: “In poco tempo abbiamo stretto legami profondissimi, perché in quelle situazioni ci si sente tutti simili, tutti condividendo gli stessi ‘disagi’, non solo le difficoltà linguistiche e la distanza da casa, ma anche stesse gioie e curiosità. E’ così che le amicizie diventano una nuova famiglia e tanti i pranzi della domenica insieme”. Brenda da Città del Messico è volata ad Haarlem e grazie all’amore non l’ha più lasciata. Nel documentario racconterà della sua storia e di un matrimonio “che visto da fuori può sembrare di ‘convenienza’ ma in realtà parla di un sentimento vero, di quelli che ti fanno decidere di lasciare tutto e rimanere nel tuo nuovo paese”. 


La seconda storia è quella di Natalya, che invece ha lasciato la Siberia per cercare, racconta Laura, una “situazione diversa rispetto a quella pessima che mi diceva di vivere in Russia”. Così determinata, per lei è stato più facile tagliare le radici, così tanto che ha preferito farsi intervistare parlando in inglese e non in russo.

Entrambe rappresentano l’ambivalenza tra “stare bene e mancanza, quando sei in un posto e ti manca l’altro. Ad esempio, Brenda ha celebrato due matrimoni, uno in Olanda e uno in Messico”, aggiunge Laura.

Di lingue se ne intende anche Anky, la terza protagonista di “We Expat”. Un’insegnante di olandese di Leeuwardenche, nel nord dell’Olanda, che racconta la vita degli immigrati dal punto di vista opposto. Anky infatti, insegna ai bambini immigrati di seconda generazione e molti dei suoi studenti sono italiani. “Appena sono entrata in classe e ho visto un bimbo italiano in difficoltà, un po’ isolato, mi sono resa conto di quanto possa essere difficile, ad esempio, per i figli di chi viene a vivere in Italia. Bastano un paio di ore d’aereo per essere ‘noi’ quelli in difficoltà”, racconta Laura. “Anky però mi ha detto che i bambini quando imparano un po’ a parlare li vede sbocciare, perché la lingua è il primo strumento che abbiamo e che ci dà accesso alla libertà”, aggiunge la regista. Le storie ci sono, le riprese sono finite, ma adesso mancano le fasi di post-produzione, montaggio e distribuzione per far nascere davvero “We Expat”, ed è per questo che Laura e Giordano hanno lanciato una campagna di crowdfunding sulla piattaforma Ulule. Obiettivo 5.000 euro. 

Oltre alla realizzazione del film, chi contribuirà alla raccolta fondi riceverà anche una serie di ricompense ‘insolite’ e legate al tema del viaggio a seconda della cifra donata. Oltre ovviamente al link personale per vedere il film realizzato su qualsiasi dispositivo, si va dalle video ricette, in cui Brenda e Natalya spiegheranno come preparare i loro piatti tipici e Laura e Giordano il ragù alla bolognese; ma anche un week end alla scoperta dell’Italia, per vivere da vicino i luoghi più famigliari ai due documentaristi. “We Expat” vuole nascere per dare voce all’esigenza dal basso di raccontare ad amici e famigliari quella sensazione di catarsi che vivono le persone che decidono di andare lontano da casa privandosi di qualcosa. All’estero “la tua vita ricomincia da zero. L’ambivalenza vuoto-pieno e gioia-tristezza diventano la stessa cosa nello stesso momento, questo e’ il sentimento universale che lega queste persone, e tante altre persone al mondo che si spostano anche di poche centinaia di chilometri da casa, questo e’ il sentimento che molti confondono e che vogliamo trasmettere”, aggiunge la documentarista che crede tanto in questo progetto, soprattutto in questo “momento politico”.

Ora “le persone sono inebriate dalla ‘caccia all’uomo nero’, al diverso, come se fosse il colpevole di tutte le problematiche di un Paese che da 20 anni non ha una guida responsabile, e utilizza il ‘diverso’ come strumento di propaganda per ottenere potere”, conclude Laura.

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