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Usa, aumentano minacce a ebrei: 155 allarmi bomba in tre mesi

L'allarme bomba di oggi ha riguardato un centro anziani per ebrei di Brooklyn, a New York

Pubblicato:14-03-2017 14:32
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 11:00

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ROMA – In un centro anziani per ebrei di Brooklyn, a New York, è arrivato un allarme bomba, il 155esimo dall’inizio di gennaio in tutto il paese. Le tensioni contro questa comunità stanno montando rapidamente, prendendo il più delle volte di mira centri che offrono servizi religiosi o di altro genere ai membri della comunità ebraica. Ma questi ultimi, secondo una ricerca condotta da un quotidiano americano, affermano di continuare a sentirsi al sicuro e di non vivere affatto nella paura. L’Anti-defamation League (Adl) è un’associazione che dal 1964 tiene d’occhio l’antisemitismo nel paese. Negli ultimi anni dalle statistiche è emerso che gli americani che nutrono sentimenti ostili verso questa comunità è sceso dal 29% al 12-15%, un dato importante per il vice presidente dell’Adl, Kenneth Jacobson, il quale tuttavia sottolinea che si tratta comunque di 30-35 milioni di persone.

Nonostante questo, e il recente rigurgito di ostilità, Jacobson come altri membri della comunità ha confermato di non sentirsi in pericolo: “In 2mila anni di diaspora, mai una comunità ebraica si è sentita tanto a proprio agio e ben integrata così come è accaduto negli ultimi 50-60 anni negli Stati Uniti“. Dal dopoguerra, ha aggiunto, le cose “non hanno fatto che migliorare”, e di recente si è aggiunta anche un’altra pratica positiva: una certa forma di condanna sociale contro chi usa in pubblico espressioni antisemite, che a volte fa perdere a queste persone il posto di lavoro, oltre che la reputazione. Un progresso che oggi sembra minacciato dall’atteggiamento aggressivo del nuovo presidente Donald Trump. “Non credo sia antisemita, tuttavia le sue dichiarazioni contro le donne, i musulmani e i messicani hanno tolto i freni inibitori” per quanto riguarda i discorsi razzisti. Una parte della comunità ebraica sostiene Trump, per via del suo appoggio allo stato di Israele. Ma per Jacobson è necessario che il nuovo inquilino della Casa Bianca deve impiegare discorsi più coerenti e moderati.

di Alessandra Fabbretti, giornalista


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