NEWS:

La Commissione europea apre uno spazio di sperimentazione normativo per la blockchain

Rimarrà aperto dal 2023 al 2026 e sosterrà venti progetti all'anno

Pubblicato:14-02-2023 20:00
Ultimo aggiornamento:16-02-2023 16:08
Autore:

blockchain
FacebookLinkedInXEmailWhatsApp

ROMA – Oggi la Commissione europea ha inaugurato uno spazio di sperimentazione normativo europeo per la blockchain. Gli spazi di sperimentazione sono ambienti controllati in cui le aziende possono testare i loro prodotti e servizi coinvolgendo le autorità di regolamentazione pertinenti. Questo spazio di sperimentazione fornirà certezza giuridica per soluzioni tecnologiche decentralizzate, compresa la blockchain, in quanto permette di individuare gli ostacoli giuridici e normativi alla loro introduzione e di fornire consulenza giuridica, esperienza e orientamenti normativi in un contesto sicuro e di riservatezza.

Dovrebbe inoltre consentire alle autorità di regolamentazione e di vigilanza di migliorare la loro conoscenza delle più avanzate tecnologie blockchain e di condividere le migliori pratiche. Lo spazio di sperimentazione, che rimarrà aperto dal 2023 al 2026, sosterrà venti progetti all’anno, compresi i casi d’uso del settore pubblico sull’infrastruttura europea di servizi blockchain (EBSI), un progetto multinazionale nell’ambito del decennio digitale sostenuto dalla Commissione, da tutti gli Stati membri, dalla Norvegia e dal Liechtenstein. Il primo bando resterà aperto fino al 14 aprile 2023.

Lo spazio di sperimentazione è sostenuto dal programma Europa digitale, il programma di finanziamento dell’UE incentrato sull’introduzione delle tecnologie digitali nelle imprese, presso i cittadini e nelle pubbliche amministrazioni. Aiuterà anche l’Europa a conseguire l’obiettivo di leadership nel decennio digitale, poiché la riduzione dell’incertezza giuridica riguardante la blockchain consentirà la diffusione di quest’ultima in tutti i settori.


Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it