NEWS:

Sanità, la denuncia di Amsi: “Donne medico straniere molestate e costrette a fuga”

La denuncia arriva dall'Associazione medici di origine straniera in Italia (Amsi): "La vera patologia di questi anni è il razzismo asintomatico non dichiarato"

Pubblicato:14-02-2020 18:23
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 17:00

medici_laboratorio
FacebookLinkedIn

ROMA – “La vera patologia di questi anni è il razzismo asintomatico non dichiarato. Molti giovani medici di origine straniera sono costretti a fare fughe all’estero per motivi legati a discriminazione e atti di razzismo”. Così il presidente dell’Associazione medici di origine straniera in Italia (Amsi), Foad Aodi, intervistato sul tema dall’agenzia Dire.

“Ci sono molte donne medico di origine straniera (che rappresentano il 50% dei medici stranieri in Italia), di nazionalità per esempio somala o sudanese- ha fatto sapere Aodi- che non sono state riconfermate nel loro posto di lavoro perché indossano il velo“. Ma non solo: alcune donne medico dell’est Europa, provenienti da Paesi come Russia, Ucraina o Moldavia, “subiscono spesso molestie” ha fatto sapere il presidente di Amsi, che ha ricordato un caso particolare riguardante “un’urologa africana. Questa donna, a causa delle sue labbra carnose, ha dovuto cambiare quattro regioni italiane per sfuggire ai commenti e alla avances di alcuni pazienti, ma alla fine è tornata nel suo Pese perché non poteva più sostenere la situazione”.

In generale, i medici di origine straniera in Italia vengono accusati anche “di ‘rubare’ il posto di lavoro agli italiani. Ma non è così, anzi: tutti i giorni alla nostra associazione arrivano richieste per ‘prestare’ medici alle strutture sanitarie italiane perché c’è carenza”. Infine, ha concluso Aodi, “c’è un pregiudizio molto forte legato al colore della pelle. Siamo quindi ancora più preoccupati per questa ondata di aggressioni nei confronti dei medici”.


Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it