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Pd, Bersani: “La scissione c’è già. Chi ha buonsenso lo metta, da Renzi non me lo aspetto” / AUDIO

ROMA -"La scissione c'è già". E' netto Pier

Pubblicato:14-02-2017 15:48
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 10:54

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ROMA -“La scissione c’è già“. E’ netto Pier Luigi Bersani, per nulla soddisfatto della direzione del Pd svoltasi ieri sera che non ha risolto i due nodi che agitano le acque in casa dem: i tempi per il congresso, che sarà convocato dall’assemblea convocata per domenica prossima, e la durata dell’esecutivo Gentiloni.

Sullo sfondo, l’eterna lotta tra i leader del Partito Democratico, ai quali oggi Bersani si appella: “Stiamo parlando del Pd o di un’altra cosa? Qui il problema è se siamo il Pd o il Pdr. Chi ha buonsenso lo metta, da Renzi dopo averlo sentito ieri non me lo aspetto. Ma da chi e’ intorno a lui si’. Siamo a un bivio totale e andiamo incontro a problemi molto seri”.


Bersani chiede quindi di chiarire se il Pd “sostiene il governo di un Paese di sessanta milioni di abitanti” e vorrebbe che i Democratici “si attrezzassero per una discussione a fondo ed eventualmente correggere la linea politica”. Sarebbe meglio che il congresso, spiega Bersani, “iniziasse a giugno“. A chi gli chiede se domenica partecipera’ all’assemblea del Pd, Bersani risponde: “Penso di si’, ma stiamo aspettando una riflessione”.

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Oltre al sostegno al governo, Bersani fissa un altro paletto: “No a un congresso avventura”. L’ex segretario cita i precedenti, nel rivendicare una discussione piu’ ponderata sulla linea politica del Pd: “Noi ci abbiamo messo sei mesi di tempo a fare il congresso. Perche’ e’ una cosa seria, se vuoi dare modo e tempo ai candidati di farsi conoscere e preparare la proposta politica. Ma che proposta possiamo fare senza sapere quale sarà il quadro della legge elettorale?

Per Bersani l’accelerazione impressa da Renzi e’ il segno di un’ulteriore personalizzazione. “Io voglio bene al Pd finché è il Pd. Se diventa il Pdr, il partito di Renzi, non gli voglio più bene”. L’ex segretario dem si e’ dato “due tre giorni di tempo”, quanto lo separa dall’assemblea Pd di domenica. In questo lasso di tempo i dirigenti Pd “che sono stati con Renzi a un certo punto riflettano, perché il problema si fa molto serio. E c’è un pezzo del nostro mondo che non ci sta più”.


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Bersani apprezza la proposta fatta da Andrea Orlando, ieri, in direzione. “E’ assolutamente sensata. Orlando chiede che prima del congresso si faccia una riflessione più libera, che dia il quadro. Anche loro che sono stati attorno a Renzi devono chiedersi come me se stiamo nel Pd o nel Pdr. Perche’ da Renzi non mi aspetto piu’ nulla, visto che ieri ci ha messo le dita negli occhi. Ma il collettivo non può essere un gregge”. A chi gli chiede se sosterrebbe la candidatura di Orlando, Bersani risponde: “Qui non e’ questione di una candidatura, ma di agibilità politica. Poi le candidature possono essere tante”.

Dalla direzione Bersani si attendeva “ben diverse conclusioni. Perché le minoranze sono andate li’ con un’apertura enorme. Ma anche numerosi esponenti della maggioranza sono andati lì con notazioni critiche. Nessuno ha detto che va tutto bene“. Ma se fosse il governo, se fosse Gentiloni a chiedere un chiarimento sul sostegno al governo, questo potrebbe aiutare? “Certo che potrebbe aiutare. Quando senti dire che decidere la data elettorale è da addetti al valori, io strabilio. Noi dobbiamo dire al mondo che andiamo a una conclusione ordinata della legislatura. Altrimenti andremo per forza nel frullatore. O si pensa che con un congresso in corso si può discutere davvero di legge elettorale e amministrative?”

Bersani conclude con un appello: “Vediamo se c’è qualcuno che possa riprendere in mano la situazione. Chi ha buon senso ce lo metta. Perche’ stiamo facendo pagare anche agli italiani“.


ROSSI CI CREDE: POSSO BATTERE RENZI, NON MI SCANDIDERÒ

Intanto, il presidente della Toscana Enrico Rossi, intervenendo a ‘Un giorno da pecora’, ribadisce che la probabilità di una sua candidatura al congresso “è altissima perchè penso che si debba presentare una proposta agli elettori e agli iscritti” ancorata al socialismo.

Del resto, fa notare il presidente della Toscana, il “Pd è un partito che ha smarrito la sua anima e che deve ritrovare un riferimento forte a sinistra, e credo che questo sia il socialismo. Negli Usa il dibattito a sinistra c’è stato con Sanders, c’è nel Regno Unito, persino in Spagna”.

Pertanto, tornando al nodo della sua presenza nella corsa per la guida del Nazareno il governatore Rossi insiste: “Anche Mentana si metterà l’animo in pace, e mi vedrà al congresso. Magari- aggiunge rivolgendosi direttamente al direttore del Tg La7- le chiedo che mi dia lo spazio che ha dato ad altri candidati. Sarebbe giusto”.

Rossi si dice possibilista anche sulle proprie chance di vittoria. “Chissà, è possibile. Mi candido per battere Matteo Renzi“. Dopotutto, c’è un precedente che può essere utile per confrontare, almeno da amministratori locali, i consensi riportati in delle elezioni: “Quando ci siamo presentati alle elezioni, lui per il Comune e io per la Regione i risultati sono stati simili”.

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