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Giro di prostituzione dietro due agenzie di moda, tre arresti a Palermo

L'indagine è partita dalle dichiarazioni di una ragazza ha raccontato di essere stata indotta a intrattenere rapporti sessuali con uomini più grandi

Pubblicato:14-01-2021 14:09
Ultimo aggiornamento:14-01-2021 14:09

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PALERMO –  Un “fiorente giro di prostituzione”, che ha coinvolto anche ragazze minorenni, dietro a due agenzie di modelle. Questa l’ipotesi investigativa che ha portato a tre arresti a Palermo. In carcere sono finiti due imprenditori titolari delle agenzie ‘Vanity Models Management’ e ‘Max Services Agency’: Francesco Pampa, di 42 anni, e Massimiliano Vicari, di 44. Il primo dovrà rispondere di violenza sessuale nei confronti di minorenne, prostituzione minorile, induzione e favoreggiamento della prostituzione di maggiorenne. Il secondo è accusato di prostituzione minorile, induzione e favoreggiamento della prostituzione di maggiorenne. Un terzo indagati, G.F. di 36 anni, è finito ai domiciliari: per lui l’accusa di prostituzione minorile dal momento che avrebbe avuto rapporti sessuali a pagamento con una ragazza non ancora 18enne.

Pampa e Vicari, imprenditori nel settore della moda, hanno gestito le loro agenzie condividendo gli spazi nello stesso studio nel centro di Palermo. Il primo è un agente di moda, il secondo titolare di un’agenzia che presta servizi di promozione e supporto sul web ad altre imprese. I due hanno creato una struttura per la promozione di giovani modelle, alcune delle quali provenienti anche da altre province della Sicilia, che hanno partecipato anche a importanti eventi internazionali tenutisi a Milano e Parigi. Il terzo indagato, secondo gli investigatori, “orbitando nell’organizzazione creata dai due”, avrebbe approfittato sessualmente di una minorenne in cambio di denaro.

L’indagine è partita dalle dichiarazioni di una ragazza che ha iniziato a lavorare con Pampa e Vicari quando era ancora minorenne: ha raccontato agli investigatori di essere stata indotta a intrattenere rapporti sessuali con uomini più grandi, clienti dell’agenzia o semplicemente partecipanti agli eventi legati alla moda. Le aspiranti modelle venivano contattate attraverso i social e invitate a partecipare ai provini che si tenevano presso lo studio di Palermo accompagnate dai genitori. Superato il primo step, si iscrivevano all’agenzia pagando una quota di cinquanta euro e da quel momento iniziavano a partecipare a casting, sfilate e shooting fotografici in ambito regionale.


Nel corso di questi eventi le ragazze instauravano un rapporto di fiducia con Pampa: “Le promesse mantenute di vincere le gare di bellezza locali e le regalie – evidenziano gli investigatori – erano parte del sistema creato dall’indagato, finalizzato esclusivamente ad irretirle per poter in un secondo momento abusarne sessualmente e per cederle poi ad amici come e ai clienti conosciuti durante gli eventi legati alla moda, che pagavano centinaia di euro per avere rapporti sessuali con le vittime”. Grazie a quel rapporto intimo e di fiducia il manager sarebbe riuscito a “gestire” le giovani donne “che abbassavano la guardia – ancora la tesi esposta dalla polizia di Palermo – e cadevano nel giro della prostituzione”. Pampa, dopo avere instaurato il rapporto, “si spingeva oltre e iniziava il corteggiamento fino ad arrivare a consumare con alcune veri e propri rapporti sessuali – ancora la polizia -, non curandosi della loro età”. Alle ragazze sarebbero stati promessi in cambio soldi, regalie e progressioni di carriera. Alcune di loro, che aspiravano a un successo nazionale, venivano portate a Milano o in eventi di respiro internazionale con imprenditori da tutto il mondo: in questi eventi Pampa e Vicari “si presentavano come i manager delle indossatrici, inducevano e favorivano – è la tesi dell’accusa – la prostituzione di ragazze minorenni o poco più che maggiorenni, rapportandosi con clienti che pagavano direttamente i due agenti alla fine del rapporto sessuale”.

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