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“Papà uccidi il mostro”, cortometraggio sull’Ilva dedicato al piccolo Federico di Taranto

Diretto e interpretato dall’attore pugliese Fabio Vasco è liberamente ispirato alla storia del bambino morto a 9 anni a causa di un neuroblastoma

Pubblicato:14-01-2021 11:30
Ultimo aggiornamento:14-01-2021 13:08
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papà uccidi il mostro_taranto
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ROMA – È in uscita il cortometraggio “Papà uccidi il mostro” diretto e interpretato dall’attore pugliese Fabio Vasco e liberamente ispirato ad una storia vera e alla drammatica situazione dell’Ilva, in particolare dedicato al piccolo Federico di Taranto. Nato da una sua idea, con la sceneggiatura scritta da Antonio Mocciola, il corto è prodotto da Mag-Movimento artistico giovanile con il patrocinio di Apulia Film Commission e distribuito da Premiere Film. Inoltre, è stato presentato a vari festival cinematografici nazionali e internazionali.

Fabio Vasco  racconta il dramma di un uomo, e del suo bambino, specchio di quello di intere generazioni di operai, illusi e delusi dal miracolo industriale delle acciaierie italiane. Una storia d’amore, tra le fiamme degli altiforni, cornice infernale e crudele di mille vite sacrificate. Un corto breve, violento e abbacinante come un fulmine. 

Un uomo solo, in una casa vuota e dall’atmosfera sospesa, come in attesa di qualcosa, comunica col figlio malato, perso in un lontano lettino d’ospedale. Dietro i vetri delle finestre, nuvole gravide di pioggia si confondono col grigio plumbeo dell’Italsider di Taranto, madre assassina e Medea d’acciaio. Sul letto una valigia, per una partenza imminente. O forse no. 


La paura, il mostro, Federico ce li aveva ben presenti, e aveva affidato alle matite colorate la speranza: “Papà uccidi il mostro”, e suo padre quel foglio l’aveva trovato accanto al figlio dormiente.Il papà del bambino morto nel 2014 per un neuroblastoma lo inviò a una delle attiviste che lo ha ripubblicato a distanza di anni su Facebook: “C’è un solo modo per ricordare Federico e tutti i bambini messi sull’altare del profitto: lottare, lottare ancora e resistere”.

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