VIDEO| IA, Boccardelli (Luiss): “Con il G7 l’Italia è leader globale”

Il Rettore in dialogo con il manager di Google Manyika e Padre Benanti alla cerimonia di inaugurazione dell'anno accademico 2024-2025

Pubblicato:13-12-2024 17:42
Ultimo aggiornamento:13-12-2024 17:53

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ROMA – “Da un punto di vista culturale l’Italia può giocare un ruolo importante per la leadership dell’intelligenza artificiale a livello globale”: così Paolo Boccardelli, rettore della Luiss Guido Carli, in risposta a una domanda dell’agenzia Dire.
L’occasione è la cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico 2024-2025 nel campus di viale Pola dell’università. La domanda riguarda l’eredità del confronto sull’intelligenza artificiale promosso dalla presidenza italiana del G7, il forum delle potenze economiche d’Occidente.

Cinquantatre anni, professore ordinario di Economia e gestione delle imprese e di Strategie d’impresa, già direttore della Luiss Business School, Boccardelli parla di “un momento storico importante”. “Nell’ultimo anno e mezzo l’Europa ha approvato l’Ai Act che ha un’attenzione sull’utilizzo dell’intelligenza artificiale in una logica ‘risk based'” sottolinea il rettore. “Quello del G7 è però un evento che ci spinge un po’ in avanti: ci dà l’opportunità di capire che l’Ia può essere un alleato se usata in modo responsabile, cioè come strumento che aumenta le capacità; in questa ottica, può essere un grande volano per risolvere i problemi del tempo”.

(Paolo Boccardelli, rettore della Luiss Guido Carli)

“ITALIA PONTE PER L’OCCIDENTE E LO SVILUPPO DI MEDITERRANEO E AFRICA”

Si ragiona sull’Italia anche come presidente di turno del G7, fautrice dell’Ia come tema di confronto politico anche in occasione del vertice dei capi di Stato e di governo che si è tenuto a Borgo Egnazia nel giugno scorso. “Il nostro Paese può rappresentare davvero un ponte, un luogo che connette tutta l’Europa e tutto il mondo occidentale con il grande sviluppo che ci sarà nei Paesi del Mediterraneo e dell’Africa” sottolinea Boccardelli. “Una dinamica legata in particolare all’incremento demografico anche se come ci insegnano in tanti Paesi magari non europei lo sviluppo demografico e la crescita del Pil non sono sempre necessariamente correlati”.


In evidenza i significati e le ricadute dell’innovazione. Secondo Boccardelli, “la vera sfida è trovare un bilanciamento tra la crescita della ricchezza, della produttività, dei salari e dell’inclusione sociale”.
Il professore avverte: “Se usata male, l’Ia può essere un elemento che aumenta la ricchezza di pochi e dunque i divari; se usata bene, come credo intendiamo fare, penso alla Luiss e alla cultura e alla leadership italiane, può diventare uno strumento che genera benessere mantenendo i legami e un sistema sociale integrato e connesso, riducendo magari anche un po’ le disuguaglianze”.

L’OFFERTA FORMATIVA LUISS

La riflessione sull’Ia è al centro della cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico. L’offerta formativa dell’università è sempre più internazionale, rivelano dati Luiss: oltre metà dei corsi interamente in inglese, il 28% degli iscritti proveniente dall’estero e 360 realtà partner in 73 Paesi. Nel campus di viale Pola interviene allora James Manyika, presidente del settore Research, Technology & Society del colosso americano Google. E in dialogo con il manager c’è padre Paolo Benanti, teologo francescano ed esperto di nuove tecnologie, a capo della Commissione Ia per l’informazione presso la presidenza del Consiglio dei ministri.

“HOW TO GET AI RIGHT?”

“Abbiamo bisogno del coinvolgimento di tutti nella società” sottolinea Manyika: “Scienziati, esperti di etica, politici, insegnanti e studenti, insieme per sviluppare l’Ia in modo corretto”. La domanda chiave è: “How to get Ai right?” La risposta di Manyika è declinata su più aree, tra “potenziale enorme” e “rischi” di nuove e maggiori disuguaglianze. Senza dimenticare il clima, avverte il manager: “L’intelligenza artificiale dipende dall’elettricità dei computer e per ridurre i consumi c’è davvero molta strada da fare”.
Padre Benanti risponde anche ai giornalisti. “Nel mondo ci sono oltre otto miliardi e 100 milioni di persone, con sei miliardi e 100 milioni di “mobile”” calcola: “Solo in 27 milioni però sanno programmare la macchina, hanno cioè accesso al codice”. Il francescano spiega: “Questa è una lingua sconosciuta, che di fatto esclude il 99,65 per cento delle persone dalla conoscenza della macchina che hanno davanti; con l’Ia ciò può cambiare per sempre”.
Secondo padre Benanti, “l’intelligenza artificiale può essere l’interfaccia che dà una vera capacità di uso di questi device”. L’appello investe gli atenei: “Se usiamo l’Ia come questa nuova interfaccia che dà capacità e abilità”, evidenzia il francescano, “possiamo cambiare anche il diritto di cittadinanza in questo mondo digitale, che è una delle grandi missioni dell’università”.

(Paolo Benanti, teologo francescano ed esperto in nuove tecnologie)

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