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Da Soumahoro a Panzeri, la sinistra che fa i conti con la questione morale

Lo scandalo del Qatargate accresce lo scollamento tra i militanti e i leader della sinistra

Pubblicato:13-12-2022 16:50
Ultimo aggiornamento:13-12-2022 16:50

enrico_berlinguer
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ROMA – “I partiti non fanno più politica“. Cominciava così la storica intervista di Enrico Berlinguer a Eugenio Scalfari nell’estate del 1981, in cui lo storico segretario del Pci rilanciava la riforma del rapporto tra partiti e istituzioni. La questione morale resta un tema sempre d’attualità nel dibattito politico italiano, e stavolta ha investito pure il Parlamento europeo, anche se molti osservatori stranieri hanno trattato questa storia di mazzette come una sorta di “Italian Job”, un affare, appunto, prettamente italiano. Al di là delle ricostruzioni giudiziarie e delle responsabilità penali che accerterà la magistratura, colpisce come il ‘Qatargate’ sia una vicenda che riguarda la sinistra, in particolare la delegazione italiana del gruppo dei socialisti e democratici a Bruxelles, e tutto quel circolo di amici e di potere che ruotava attorno all’ex dirigente della Cgil Antonio Panzeri. Ma molti sembrano non essersene accorti.

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GLI AMICI DI PANZERI TACCIONO

“È sorprendente e imbarazzante il silenzio che al terzo giorno di bufera continua a regnare a sinistra – scrive su La Stampa Federico Geremicca – dal segretario uscente del Pd Enrico Letta a tutti gli altri dirigenti dei partiti progressisti non è volata neanche una mosca”. I vertici del Partito democratico e di Articolo Uno si dice siano rimasti spiazzati dal sistema messo in piedi da Panzeri e dalla sua Ong sui diritti umani. Forse perchè ‘la questione morale’ è sempre stata una carta giocata dalla sinistra per inchiodare politicamente la destra davanti alle sue malefatte.


LA QUESTIONE MORALE

Ancora oggi c’è chi dice che quel che sta succedendo negli uffici nel Parlamento europeo sia colpa… della destra, “che si è opposta alle regole di trasparenza che noi volevamo mettere”, tuona un deputato del Pd. Brando Benifei, capo delegazione dem, lo dice chiaramente respingendo l’accusa di ‘immoralità’ politica: “La destra ha un numero di condannati e inquisiti maggiore“, sostiene riferendosi ad esempio alla Lega e alla vicenda dei 49 milioni di euro. Dai soldi nella cuccia del cane di Monica Cirinnà al rinascimento saudita di Matteo Renzi, da Mimmo Lucano alle consulenze di Massimo D’Alema al Qatar sul destino della raffineria di Priolo: sono questi forse tutti esempi dello scollamento tra i militanti della sinistra – che ancora credono nelle battaglie sui diritti e sul valore del lavoro – e i propri rappresentanti. La riflessione del vice segretario del Pd Peppe Provenzano, affidata a Stefano Cappellini di Repubblica, è emblematica: “Vedere ex leader della sinistra fare i lobbisti in grandi affari internazionali non è solo triste, dice molto sul perchè le persone non si fidano, non ci credono più”.

SOUMAHORO, DAL FANGO AL LUSSO

E non bisogna dimenticare Aboubakar Soumahoro, l’ex simbolo della lotta al caporalato, che è passato in poco tempo dalle sue foto con gli stivali sporchi di fango a quelle hot della compagna Liliane Murekatete, in cui lei esibisce borse e capi di lusso.

Il punto, per il Qatar come per Soumahoro, non sono le accuse degli inquirenti, ma la questione morale, culturale e politica, l’opportunità di certi comportamenti che rendono la sinistra e anche la nostra democrazia più debole. Un problema che sicuramente non verrà eluso al congresso del Partito democratico, dove i due candidati principali, Stefano Bonaccini ed Elly Schlein, si presentano con l’impegno di portare una ventata d’aria fresca in un partito chiuso in se stesso e lontano dal Paese reale.

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