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Parte lo sciopero dei benzinai: pompe ferme per 72 ore

La categoria lamenta una "situazione insostenibile". In gioco ci sono 10mila posti di lavoro

Pubblicato:13-12-2022 13:41
Ultimo aggiornamento:13-12-2022 18:01

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ROMA – Braccia conserte per i benzinai, pronti a fermarsi dalle 22 di questa sera fino alle 22 di venerdì 16 dicembre. A scioperare saranno quelli delle autostrade a causa della situazione ritenuta ormai “insostenibile”. In gioco ci sono diecimila posti di lavoro e 500 gestioni.

LE MOTIVAZIONI DELLO SCIOPERO

“Ogni cittadino di questo Paese ha conosciuto a proprie spese lo stato di assoluto degrado a cui sono state sottoposte le aree di servizio autostradali, sia in termini di prezzi dei carburanti e della ristorazione, del tutto abnormi e fuori mercato, sia in termini di standard qualitativi. Questo è il risultato di una politica ‘cervellotica’ messa in atto e perpetuata -fin dal 1998- da chi ha invocato le privatizzazioni come salvezza del Paese, ma ha creato solo rendite di posizione a vantaggio di veri e propri rentiers che non hanno investito un euro ma hanno riconosciuto dividendi milionari”, si legge nella nota congiunta diramata dalle organizzazioni di categoria dei gestori degli impianti autostradali, Faib, Fegica e Figisc-Anisa. “Proprio in questi giorni circola ancora una ‘bozza’ di Decreto Interministeriale che ha il solo scopo di perpetuare le condizione di privilegio acquisite dalle società concessionarie (private) a scapito dell’interesse degli automobilisti (anche professionali) costretti a pagare pedaggi capestro, carburanti più cari ed un panino come se fosse acquistato nel centro di Tokyo”, affermano.

Le Organizzazioni di Categoria hanno denunciato la “situazione insostenibile” ai Ministri del
precedente e dell’attuale Governo -Giovannini, Cingolani, Salvini e PichettoFratin- senza tuttavia che sia
stata fornita alcuna risposta
, né accordato l’incontro urgente richiesto per esaminare il merito dei rilievi.
“È l’effetto di una politica che si trascina da 25 anni- lamentano- e che ha lasciato mani libere alle società
concessionarie che hanno potuto (e possono) disporre a loro piacimento e senza alcun controllo
concreto dell’Amministrazione (che pure ne avrebbe l’obbligo di legge) un bene regolato dalla
‘Concessione’ ed utilizzato, ai soli fini di lucro
, come se fosse una ‘cosa privata’, a danno dell’intero
sistema dei trasporti su gomma (che rappresentano l’80% del movimento delle merci)”.


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