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L’allarme di Bellange (Federazione internazionale giornalisti): “Se estradato, Assange rischia la vita”

La dichiarazione arriva a pochi giorni dalla sentenza che ha stabilito che il fondatore di Wikileaks, può essere estradato negli Stati Uniti

Pubblicato:13-12-2021 18:29
Ultimo aggiornamento:13-12-2021 18:36
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Julian Assange
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ROMA – “È chiaro, ed è stato ampiamente dimostrato, che estradare Julian Assange significherebbe mettere la sua vita in estremo pericolo. Per questo ci opponiamo alla sentenza e sosterremo i legali del giornalista. Assange deve essere rilasciato immediatamente”. Ad affidare questo appello all’agenzia Dire è il segretario generale della Federazione internazionale dei giornalisti (Ifj), Anthony Bellange.

La dichiarazione arriva a pochi giorni dalla sentenza di un’alta corte britannica che ha accolto un appello presentato dal governo degli Stati Uniti e ha stabilito che il giornalista australiano Julian Assange, fondatore della piattaforma Wikileaks, può essere estradato negli Stati Uniti. In America l’attivista, 50 anni, noto per aver reso pubblici nel 2010, insieme ad alcuni collaboratori, decine di migliaia di documenti anche riservati di governo e forze armate americane, è atteso da una serie di accuse di reati connessi allo spionaggio.

Tra il materiale svelato dalla piattaforma fondata da Assange ci sono documenti e filmati che provano l’uccisione indiscriminata di civili da parte delle forze armate americane e britanniche sia durante i conflitto in Afghanistan che in quello in Iraq. Secondo il dirigente dell’Ifj, organizzazioni che racchiude sindacati e associazioni di giornalisti di tutto il mondo, il verdetto della scorsa settimana “è un grande colpo alle nostre speranze di vedere Assange libero”.


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Nella società civile di tutto il mondo cresce intanto la preoccupazione per le condizioni di salute del fondatore di Wikileaks. Stando a quanto riferito ieri su Twitter dalla sua compagna, Stella Moris, Assange avrebbe sofferto di un ictus a fine ottobre nel carcere di massima sicurezza di Belmarsh dove è rinchiuso dal 2019, in concomitanza con l’inizio del processo di appello che ha portato al verdetto a suo sfavore.

In un’intervista al quotidiano britannico Mail, Moris ha messo in diretta correlazione l’ictus patito dal giornalista con lo stress provocato dal procedimento giudiziario, avvertendo della possibilità che le sue condizioni possano peggiorare, tornando a chiederne il rilascio. La fragilità psico-fisica di Assange è stata del resto uno dei cardini della strategia della difesa dei legali del giornalista, che hanno sempre affermato che il loro cliente non è in grado di sostenere un processo negli Usa. Un’istanza questa, che i giudici britannici avevano accolto a gennaio di quest’anno e contro cui Washington ha fatto poi ricorso.

Secondo il relatore speciale delle Nazioni Unite sulla tortura, Nils Melzer, l’ictus che ha colpito Assange “non è stato una sorpresa”. “Come abbiamo avvertito dopo averlo esaminato, a meno che non fosse sollevato dalla costante pressione dell’isolamento, dell’arbitrarietà e della persecuzione, la sua salute sarebbe entrata in una spirale discendente mettendo in pericolo la sua vita”, ha aggiunto il dirigente Onu. “Il Regno Unito lo sta letteralmente torturando a morte”.

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