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Yvette Samnick (Aclvf): “Quando si parla di violenza, noi donne nere siamo invisibili”

L'attivista camerunense: "Lasciateci parlare"

Pubblicato:13-12-2020 16:17
Ultimo aggiornamento:13-12-2020 16:17

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ROMA – “Appena finito novembre, mese dedicato al tema dell’eliminazione della violenza contro le donne per la Giornata mondiale del 25 novembre, vorrei lanciare un appello alla politica e alle associazioni che lottano per i diritti delle donne, alle ricercatrici e alle scrittrici che raccontano le storie delle donne nere. Sia ben chiaro: non ho intenzione di fare il processo a nessuno. Tuttavia, trovo inammissibile che, ancora oggi, si cerchi di parlare al nostro posto, al posto di noi donne nere, facendoci passare per persone incapaci di esprimersi. E trovo inconcepibile che si scrivano le nostre storie senza coinvolgerci“. Inizia cosi’ il contributo che Yvette Samnick, scrittrice, mediatrice culturale e fondatrice dell’Associazione camerunense di lotta contro la violenza sulle donne (Aclvf), ha voluto inviare all’agenzia di stampa Dire a poche settimane dalla Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. “Ci sentiamo escluse dalle battaglie politiche per i diritti delle donne, subiamo una doppia discriminazione: come donne e come donne straniere e donne nere- continua Samnick- Ci hanno rese invisibili e quando oggi si parla di donne nere l’immaginario va subito alle migranti che vengono in Italia coi barconi, portano con loro un vissuto di dolore, sono incapaci di difendersi e hanno bisogno di una voce. Ma la voce di cui hanno bisogno e’ quella di chi proviene dalla loro stessa realta’, che meglio si adatta a combattere per i loro diritti e a difenderle. Noi chiediamo una collaborazione con tutte e tutti per difendere anche i diritti delle donne straniere, coinvolgendole nelle battaglie e non parlando al loro posto. Vogliamo collaborare perche’ noi attiviste nere sappiamo parlare e dovremmo sederci ai tavoli di discussione quando si tratta di difendere e discutere del futuro delle donne. Siamo disposte ad imparare- sottolinea la mediatrice- e credo che ci sia la stessa volonta’ dall’altra parte, anche perche’ da mesi si organizzano eventi in cui si parla di immigrazione e condizione delle donne nere, ma quando vado a guardare relatori e relatrici trovo tutte donne bianche. Questo e’ discriminatorio”. Conclude Samnick: “Ci sentiamo incluse solo quando portiamo con noi il dolore ed e’ anche giusto perche’ abbiamo bisogno di aiuto. Ma quando si deve prendere parola, veniamo escluse. Noi non abbiamo bisogno di una voce per parlare perche’ lo sappiamo fare, quindi lasciateci esprimere quello che vogliamo e smettetela di parlare per noi. Vogliamo camminare insieme, ma lasciateci libere di prendere parole su certi temi, che solo noi possiamo spiegare al meglio perche’ ci toccano direttamente”.

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