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Anziani maltrattati sulla collina degli orrori, 2 arresti a Rimini

RIMINI - Anziani picchiati, vessati psicologicamente, abbandonati a loro stessi in pessime condizioni igienico-sanitarie. È lo spettacolo raccapricciante che si

Pubblicato:13-12-2018 14:59
Ultimo aggiornamento:13-12-2018 14:59

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RIMINI – Anziani picchiati, vessati psicologicamente, abbandonati a loro stessi in pessime condizioni igienico-sanitarie. È lo spettacolo raccapricciante che si sono trovati di fronte questa mattina i Carabinieri del reparto Nas di Bologna, durante il blitz in quella che hanno ridefinito la “Collina degli orrori“. Si tratta della casa di riposo e casa protetta “La collina” di Mondaino in provincia di Rimini, dove i militari, oltre ai Nas i reparti territoriali dei carabinieri di Rimini, Pesaro-Urbino e Forlì-Cesena (per un totale di oltre 70 uomini), hanno fatto irruzione alle prime luci dell’alba per il sequestro della struttura, del valore di due milioni di euro, e l’arresto della titolare, la 57enne Maria Luisa Bulli, già nota alle Forze dell’ordine per reati simili risalenti al 2001.

 

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Al momento dell’operazione erano presenti 36 anziani, di cui due sono stati ricoverati all’ospedale di Riccione. Per sei persone, spiega alla stampa il comandante dei Nas di Bologna, Umberto Geri, sono scattate misure cautelari. Finisce in carcere Bulli e agli arresti domiciliari l’infermiere 56enne di Foggia Riccardo Bruno; obbligo di presentazione alla Polizia giudiziaria, invece, per S.P.I., operatrice socio-sanitaria 48enne di origine bulgara; F.M.L., infermiere di origini senegalesi di 52 anni; S.T. E altri due operatori un 33enne di Pesaro; V.A., un 27enne di Napoli. Indagato anche K.N., operatore albanese di 38 anni.


L’indagine, in particolare per maltrattamenti e abbandono di persone incapaci, scatta nel giugno scorso su segnalazione da parte dell’Ausl Romagna e prosegue tra monitoraggio della struttura, che poteva ospitare fino a 40 anziani, pedinamenti, intercettazioni ambientali e telefoniche. Da cui sono emersi appunto la mancata vigilanza degli ospiti, che lasciavano la struttura vagando per il paese, oppure cadevano accidentalmente per le scale.

Sono infatti oltre 50 gli accessi ai Pronto soccorso, in alcuni casi con oltre 60 giorni di prognosi. E poi maltrattamenti fisici e psicologici, e pure calci (un operatore intercettato afferma “quella volta che ha dato i calci a Filippo c’eri anche tu”). Ma anche minacce da parte degli infermieri: “Se suoni ti spezzo le gambe“, “ti spacco il campanello e te le ficco in gola”. Somministrazione di tranquillanti non prescritti o in dose eccessiva. Penuria di derrate alimentari. Condizioni igienico-sanitarie a dir poco precarie, con gli anziani costretti a dormire con lenzuola sporche di feci e urina. Odori che hanno dato il “benvenuto” questa mattina agli uomini dell’Arma durante l’operazione.

Una signora anziana, aggiunge il comandante, “vagava per la struttura con le foto dei parenti morti” chiedendo di fare la stessa fine. Un’altra chiedeva da mangiare non avendo cenato la sera precedente. Complessivamente sono stati ricostruiti almeno un centinaio di episodi di maltrattamenti su 25 anziani. La gestione, prosegue Geri, era “nota agli operanti, ma anche all’esterno”. L’amministratore di sostegno di un anziano aveva contattato la struttura proprio perché “lager in cui voglio inserire un vecchio“.

I dipendenti non ricevevano la paga, così il turn over era massiccio impedendo la continuità assistenziale. Infine, durante la perquisizione a casa di Bulli, sono state rinvenuti e sequestrati otto fucili e quattro pistole. Per gli ospiti che non necessitano di ricovero si sta provvedendo alla ricollocazione in altre strutture. I reati imputati vanno dai maltrattamenti fisici e psichici, all’abbandono di persone inferme, lesioni e percosse, falsità ideologica in certificati e cartelle cliniche, esercizio abusivo della professione sanitaria di infermiere.

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