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BOLOGNA – Una sentenza della Corte di giustizia dell’Unione Europea del 25 ottobre scuote le Fondazioni lirico-sinfoniche italiane imponendo un limite al precariato. E anche il Teatro comunale di Bologna deve capire come uscirne indenne. La faccenda è delicata: letta la sentenza, Slc-Cgil, Fistel-Cisl, Uilcom-Uil e Fials-Cisal e l’Anfols, associazione degli enti lirici, hanno scritto ai ministri Luigi di Maio e Alberto Bonissoli per segnalare che si sta aprendo un problema enorme. Per dirla in breve, può essere compromessa la programmazione delle Fondazioni. E difatti, nella lettera ai due ministri, scrivono che, “al solo fine di impedire il blocco della produzione artistica con inevitabili gravi ripercussioni sui livelli occupazioni, sulla gestione economica e sui piani di risanamento in corso”, avrebbero cercato soluzioni tampone.
Un primo tassello per la soluzione del problema è un accordo nazionale del 6 dicembre, che “mantenendo il diritto di precedenza, permette di assumere artisti e tecnici con decorrenza a partire dal 25 ottobre 2018 per un massimo di 12 mesi”, prevedendo l’avvio di un percorso di stabilizzazione.
Ma la ‘patata’ resta bollente. A monte ‘pesa’ la sentenza europea che dichiara illegittima la normativa italiana nella parte in cui non prevede per le Fondazioni liriche alcun limite al rinnovo dei contratti a tempo determinato, sia per quanto riguarda la loro durata, sia per quanto concerne l’obbligo di motivare i rinnovi di incarico.
A Bologna la Fistel ha convocato tre giorni fa un’assemblea pubblica per “analizzare meglio la questione” con l’aiuto dell’avvocato Renzo Cristiani (che nel 2009 vinse la causa contro l’allora sindaco e presidente della Fondazione Sergio Cofferati per condotta antisindacale). Il terreno è appunto insidioso.
Racconta Donatella Amerini (Fistel): “Alcuni teatri hanno bloccato la produzione, con inevitabili gravi ripercussioni sui livelli occupazionali, il rischio è che in effetti si fermi tutto”, di fronte al vincolo di far scattare parecchie assunzioni a tempo indeterminato. Le Fondazioni liriche per poter mettere in scena le opere ricorrono a vari incarichi a termine sia per il personale artistico che tecnico e “ci sono teatri che hanno contratti a termine molto rilevanti, anche perchè la normativa italiana vieta di procedere ad assunzioni a tempo indeterminato finchè non si è concluso il piano di risanamento, e ottenere deroghe è molto complicato”, spiega ancora Amerini. Anche il Teatro comunale di Bologna naviga in queste acque.
Come se ne esce? Assumere di punto in bianco rischia di una strada difficilmente praticabile; se si rinnovano i contratti a termine potrebbero scattare cause di lavoro per ottenere la stabilizzazione. Resta come riferimento l’accordo nazione del 6 dicembre che, “mantenendo il diritto di precedenza, permette di assumere artisti e tecnici con decorrenza a partire dal 25 ottobre 2018 per un massimo di 12 mesi” e che si “avvii un percorso di stabilizzazione nelle singole Fondazioni liriche verificando le carenze rispetto alle piante organiche”.
Ora la palla passa quindi al livello locale: “Ciascun territorio dovrà pertanto verificare” quale strada intraprendere per raggiungere “la saturazione dei posti disponibili, tenendo conto della sostenibilità economico-finanziaria”, mandano a dire Slc, Fistel, Uilcom e Fials. A Bologna il vertice ad hoc è dietro l’angolo: il tavolo è fissato per il 14 dicembre: “Dobbiamo capire quale percorso intraprendere per non bloccare l’attività del Teatro. In questo momento quasi tutte le Fondazioni si trovano in grossa difficoltà a seguito di da questa sentenza: proprio per questo si è fatto l’accordo quadro in attesa che i ministeri del Lavoro e dei Beni Culturali affrontino con la massima serietà il tema della riforma del settore che trovi anche soluzione al tema del precariato”.
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