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In Emilia-Romagna la Lega recluta i nonni: “Insegnino dialetto”

BOLOGNA - Nonni in cattedra per insegnare il dialetto e le tradizioni popolari. E' la proposta della Lega per le

Pubblicato:13-12-2018 11:40
Ultimo aggiornamento:13-12-2018 11:40
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BOLOGNA – Nonni in cattedra per insegnare il dialetto e le tradizioni popolari. E’ la proposta della Lega per le scuole elementari dell’Emilia-Romagna. Una proposta serissima, tanto che è stata affidata ad un ordine del giorno collegato al bilancio 2019 al voto la prossima settimana in viale Aldo Moro. La maggioranza quindi, dovrà decidere se sposarla o bocciarla in assemblea legislativa. L’ordine del giorno leghista, presentato da Matteo Rancan ma firmato dall’intero gruppo del Carroccio, compresi il capogruppo Alan Fabbri e il vicepresidente del ‘parlamentino’ regionale Fabio Rainieri, impegna la giunta Bonaccini a “prevedere le risorse necessarie per l’insegnamento del dialetto e delle tradizioni locali nelle scuole primarie di tutto il territorio regionale”.

“Un modo per non perdere le nostre tradizioni, favorire l’invecchiamento attivo e lo scambio intergenerazionale”, spiegano i leghisti. “Chi, meglio dei nostri nonni, potrebbe essere più efficace nell’insegnarci la nostra storia e le nostre tradizioni? E quale strumento migliore per veicolare nella maniera più efficace e naturale il ‘mos maiorum’ se non l’utilizzo del dialetto?”, si chiedono i consiglieri.

“Nel 2015 anche l’Unesco ha inserito l’emiliano e il romagnolo come due lingue distinte e meritevoli di tutela. E proprio l’Unesco ha denunciato che il 90% delle lingue europee è a rischio di estinzione. In particolar modo, il dialetto emiliano e quello romagnolo risultano essere lingue ‘sicuramente in via di estinzione’, in quanto sono principalmente le generazioni più anziane e non le nuove generazioni a parlarle”.


Il dialetto porta con sé un patrimonio fondamentale basato su valori ed esperienze della comunità che lo parla e costituisce un solido collante sociale e culturale”, sottolineano in una nota i consiglieri del Carroccio. Tanto più, ricordano, che in virtù della legge regionale del 2014, “Salvaguardia e valorizzazione dei dialetti dell’Emilia-Romagna” l’ente di viale Aldo Moro “si è già attivato per favorire il riconoscimento e lo sviluppo delle identità culturali e delle tradizioni storiche delle comunità residenti nel territorio regionale”. E lo ha fatto, sottolineano ancora i leghisti, “anche istituendo il comitato scientifico per la salvaguardia, la valorizzazione e la trasmissione dei dialetti dell’Emilia-Romagna, che ha il compito di presentare annualmente una relazione sulle attività svolte e sui risultati raggiunti”.

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