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Africa, Del Re: “Fase decisiva per i paesi del Corno, l’Italia c’è”

ROMA - "Dare continuità alla nostra presenza nella zona, anche a seguito del riconoscimento del cosiddetto 'rapprochement' tra Etiopia ed

Pubblicato:13-12-2018 08:35
Ultimo aggiornamento:13-12-2018 08:35
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ROMA – “Dare continuità alla nostra presenza nella zona, anche a seguito del riconoscimento del cosiddetto ‘rapprochement’ tra Etiopia ed Eritrea, una fase storica importantissima con enormi implicazioni locali e regionali ma anche di livello globale”. Così il vice-ministro degli Esteri Emanuela Del Re, ha sintetizzato ieri il senso del suo viaggio di dieci giorni nel Corno D’Africa, dove ha incontrato alcuni tra i massimi rappresentanti politici locali. Per oltre un’ora Del Re ha dialogato in Farnesina con i giornalisti, disegnando un quadro ampio delle relazioni tra l’Italia e i Paesi dell’Africa orientale.

“Dai presidenti di Eritrea, Gibuti, Somalia e dai ministri etiopi che ho potuto incontrare (il premier Abiy Ahmed si trovava all’estero) – ha dichiarato Del Re – ho avuto la dimostrazione di una forte volontà di consolidare il processo iniziato, per un’integrazione regionale che vada oltre i confini del Corno d’Africa”.

Il nostro impegno – ha sottolineato il viceministro – si estenderà anche oltre l’Africa orientale, verso il Sud Sudan, per il quale abbiamo appena stanziato cinque milioni di euro destinati a diversi progetti”. Nei Paesi che ha visitato, Del Re ha incontrato anche le comunità di italiani all’estero: cita in particolare gli imprenditori sia piccoli e medi che grandi, le scuole italiane di Addis Abeba e Asmara (“le due scuole italiane più grandi al mondo”), i 90 militari impegnati a Gibuti.


 


Ho inaugurato il nuovo ufficio dell’Italian Trade Agency a Gibuti, e un padiglione dell’ospedale di Orotta, in Eritrea” ha detto il viceministro. Che ha sottolineato di aver provato “grande commozione, quando, in una città semi-distrutta e in una situazione sicuritaria estremamente complessa, come quella di Mogadiscio, ho inaugurato una mostra, la prima dopo tantissimi anni”.

“Un lavoro di ricognizione – così Del Re ha sintetizzato il senso del suo viaggio – su quelle che sono le ‘loro’ esigenze nei nostri confronti”. Tra le “molte cose che ci hanno chiesto – ha detto il viceministro – ci sono le infrastrutture“.

“Sono stata da sempre grandissima sostenitrice di assi di collegamento regionali, però certo si tratta di interventi che richiedono un volume economico importante” ha aggiunto Del Re. “Stiamo studiando modi per creare un sistema europeo di intervento che ci permetta di avere abbastanza fondi per poter soddisfare queste richieste e mettere a disposizione la nostra grande expertise sul campo. In questo senso, le banche di sviluppo possono fare la loro parte, l’alternativa è che lo facciano altri in regimi di monopolio”. Particolare interesse ha suscitato tra i giornalisti la posizione del viceministro nei confronti del governo del presidente eritreo Isaias Afwerki.

“Certamente i problemi sono ancora molto grandi” ha detto Del Re. “C’è da risolvere la questione dei giovani, del servizio civile obbligatorio, del lasciar uscire le persone verso l’esterno”. Su questo, Del Re si è detta fiduciosa nella “classe politica avvertita” che circonda il “leader carismatico” ed è “desiderosa di reinserirsi nello scenario internazionale”.

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